È notizia della settimana scorsa la fusione delle componenti parlamentari di Azione e +Europa, ma l’avvicinamento dei due soggetti, tanto auspicata quanto trascurata da ambe le parti, è ancora lontana. Cosa succederà ai liberal-democratici italiani? Ce ne parla Costanza Hermanin, ex vicesegretaria e dirigente di +Europa, in questa intervista ad AlterThink.
Con un bacino elettorale del 7-8% e più di tre partiti a contenderselo, i liberaldemocratici sembrano essere diventati la nuova sinistra. Divisioni, personalismi e scarsa capacità di aggregazione di certo non mancano, ma dalla scorsa settimana sembra che qualcosa si stia muovendo. I Deputati e Senatori di +Europa e Azione sono confluiti in un’unica componente del gruppo misto, con lo scopo di rappresentare l’opposizione alternativa tanto al governo quanto al centrodestra a trazione nazional-sovranista.
«La buona notizia della settimana scorsa è stata però seguita dalle dimissioni sue e di Piercamillo Falasca dalla vicesegreteria di +Europa. Come mai?»
«Non si tratta propriamente di una dimissione, quanto più del riconoscimento che abbiamo delle proposte diverse per il futuro di +Europa. Noi vicesegretari abbiamo presentato, all’assemblea del 4 luglio, una mozione politica alternativa a quella del Segretario, chiedendo l’avvio di un maggior dialogo con le altre forze liberaldemocratiche. La mozione non è passata e da lì la segreteria di +Europa si è congelata finché il Segretario non l’ha riformata.»
«Dunque qual è la visione della segreteria di +Europa nei confronti dell’avvicinamento dei due partiti?»
«Questo dovresti chiederlo al Segretario. Personalmente posso dirti che nell’ultimo anno e mezzo le relazioni tra Azione e +Europa – ma possiamo parlare anche di Italia Viva, volendo – sono state tese. Da parte di molti di noi c’é sempre stato un auspicio di fusione, perché la presenza di tanti piccoli nani in un panorama politico già di per sè non grande non porta ad alcun risultato. Io, per esempio, avrei preferito che Calenda si fosse candidato alla guida di +Europa piuttosto che formasse un altro partito. Credo che le difficoltà di dialogo tra i vari soggetti si riducano a relazioni personali tese fra Calenda, Bonino e Della Vedova (segretario di +E, ndr), per una questione di conflitto di leadership e di antipatie personali.»
«Guardando al futuro, cosa crede accadrà? Ci si limiterà ad un’alleanza elettorale a più simboli o c’è la possibilità di formare un partito unico?»
«Credo che le alleanze elettorali a due o più simboli siano un retaggio della prima Repubblica e non servano a costruire nuovi soggetti politici e a cambiare il modo in cui si fa politica in Italia, che è cosa assolutamente auspicabile. Se questa sarà l’opzione la trovo veramente poco interessante e poco furba, perché sappiamo bene che in un’alleanza elettorale difficilmente i voti delle componenti si sommano in toto. Sarebbe molto meglio parlare di un partito nuovo e integrato, che magari vada anche al di là di +E ed Azione, ma che si formi per metodo democratico. Questa è una delle prospettive che vanno sondate e probabilmente anche una che verrà presentata al prossimo congresso di +E. Devo però dirti che anche questa opzione non è sufficiente.»
«Perché?»
«Perché un orizzonte puramente liberale, con queste due entità che si fondono è destinato a rimanere piccolo, anche se ereditassimo tutti i rispettivi elettorati. È una nicchia di centro liberale che l’Italia ha già visto e che non ha mai sfondato. Secondo me serve qualcosa di nuovo. Soprattutto serve una leadership diversa da quella attuale. Io credo che Calenda sarà un ottimo sindaco di Roma e come +Europa faremo tutto il possibile affiché venga eletto, ma non so se possa essere un buon leader di partito. Io credo molto nelle leadership plurali, soprattutto in questo periodo in cui si hanno molti partiti personali.»
«Che tipo di partito ha in mente?»
«Credo che questo ipotetico nuovo partito debba identificarsi nel liberalismo sociale ed ecologista. Un ecologismo però diverso da quello italiano, su modello di quello francese di Europe Écologie e dei Grünen tedeschi. Se noi riusciamo a fare un polo liberale, non troppo spostato a destra su posizioni economiche, e quindi con una grande attenzione all’economia sociale di mercato, e con una forte componente ambientalista, sarà sicuramente un orizzonte interessante. Ma se ci limitiamo ad Azione/+Europa alle prossime elezioni non andiamo da nessuna parte.»
«A chi si dovrebbe rivolgere questo nuovo soggetto? Crede ci sia abbastanza spazio elettorale?»
«La maggior parte del nostro elettorato risiede nei giovani, tra cui (18-25) +E prende già attorno al 10%. Si tratta di rafforzare la componente ambientalista per allargare ancor di più questo bacino elettorale. Credo però sia oltremodo importante andare a ricercare, tramite un programma più ambizioso di economia sociale di mercato, tutta quella parte di popolazione che si ritrova ad essere più povera dei propri genitori. È quella la fascia di popolazione che va motivata politicamente, quella che ha votato 5Stelle come voto di protesta. Bisogna trasformare quel voto di protesta in un voto convinto per un nuovo orizzonte politico.»
«Grazie e in bocca al lupo per il futuro.»
«Viva il lupo!»