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MATTARELLA È STATO IL VERO KINGMAKER

30 Gennaio 2022

Matteo Salvini ha provato fino alla fine a dare le carte per l’elezione del Presidente della Repubblica, ma senza successo. Forse il vero kingmaker è sempre stato proprio Sergio Mattarella, specialmente a partire da un anno fa, quando chiamò Mario Draghi a Palazzo Chigi.

DRAGHI PREMIER

Un anno fa Sergio Mattarella decise di puntare su Mario Draghi, ex Presidente della BCE nonché una delle personalità più influenti a livello internazionale. La caduta del secondo Governo Conte si stava consumando in piena emergenza sanitaria, economica e sociale e c’erano una campagna vaccinale da far decollare e l’esigenza di blindare la prima tranche dei finanziamenti del Next Generation EU. Il Presidente Mattarella aveva due opzioni: sciogliere le camere o affidare l’incarico di formare il nuovo Governo a una personalità super partes, in grado di ottenere la fiducia della quasi totalità dei gruppi parlamentari. Il Presidente decise di puntare tutto sulla carta Draghi ed ebbe ragione. Il resto è storia.

L’IPOTESI DRAGHI AL QUIRINALE

Negli ultimi dodici mesi il Governo Draghi ha garantito solidità istituzionale e stabilità politica, ma con l’avvicinarsi delle elezioni per il Quirinale si è fatta sempre più concreta la possibilità che il Premier potesse essere indicato dal Parlamento come naturale successore di Mattarella. Una svolta che avrebbe consentito a Draghi di svolgere il ruolo di garante della stabilità politica del Paese agli occhi degli alleati internazionali e dei mercati finanziari per i prossimi sette anni. Tuttavia, la sua elezione al Quirinale avrebbe automaticamente comportato la caduta del Governo attuale e la conseguente nomina di un nuovo esecutivo. Quest’ultima un’eventualità assai remota in quanto avrebbe richiesto un forte accordo politico tra gruppi parlamentari appartenenti a una ampia coalizione di maggioranza. Ecco perché l’ipotesi Draghi non è mai stata considerata fino in fondo da tutti i partiti. Ed ecco spiegata anche la grande difficoltà dei partiti nel trovare la quadra sulla duplice partita Governo-Quirinale.

IL VERO KINGMAKER

Il vero kingmaker è sempre stato Sergio Mattarella. Perché è stato proprio lui a porre le basi per un cortocircuito politico-istituzionale incaricando Draghi Premier un anno fa di risolvere una crisi di governo. Se Draghi fosse stato eletto al Quirinale e al tempo stesso i partiti politici di maggioranza fossero stati in grado di siglare un nuovo accordo politico per portare a termine la legislatura si sarebbe realizzato il vero capolavoro di Sergio Mattarella. E anche per i partiti si sarebbe trattato di una grande vittoria, la quale avrebbe sancito la fine di un temporaneo commissariamento e il loro ritorno al centro della scena. Ma tutto è andato storto. La maggioranza di governo si è confermata fin troppo eterogenea, sia nello stile istituzionale che nella visione strategica. Per non parlare delle dinamiche interne al centrodestra e al centrosinistra. Aver nominato Draghi Premier un anno fa sottovalutando la complessità di queste elezioni del Quirinale (o sopravvalutando il senso di responsabilità e la forza dei partiti politici) ha rischiato di rivelarsi una scelta ottimale nel breve periodo, ma portatrice di instabilità nel lungo. Se aggiungiamo l’iniziale indisponibilità di Mattarella a un secondo mandato ecco un’equazione di difficile soluzione.

Nel momento in cui sono cadute tutte le ipotesi, i partiti non hanno avuto altra scelta che chiedere a Mattarella di ripensarci e accettare la proposta di un secondo mandato. Mattarella va ringraziato per il suo grande gesto di responsabilità istituzionale dinanzi al Paese. Ma non ha potuto dire di no, in quanto è stato proprio lui, inconsapevolmente o quasi, a scrivere la sceneggiatura di questo romanzo Quirinale.

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