bandiera della nazionale allo stadio
betochagas / Freepick

NAZIONALE, LA MACEDONIA FA UNA FRITTATA

28 Marzo 2022

Chi avrebbe scommesso un anno fa che l’Italia avrebbe vinto gli europei? Pochi ottimisti. Chi avrebbe scommesso lo scorso Agosto che non avremmo partecipato ai Mondiali in Qatar? Pochi pessimisti. Eppure eccoci qui, ostaggio di un’altalena di emozioni che ci ha portato sul tetto d’Europa e poi in ginocchio al cospetto della Macedonia del Nord. Alcuni telecronisti dicono che il calcio è strano, altri che il calcio è liquido. Entrambe affermazioni vere, ma che peccano in termini di razionalità.

La nazionale di Mancini non è mai stata tecnicamente la più forte, ma ha fatto reso la solidità e lo spirito di gruppo le proprie armi vincenti. Inoltre, per la prima volta da tempo, in questo ciclo ha imposto il proprio gioco quasi sempre. Anche l’affetto dei tifosi era tornato più vigoroso che mai, ma probabilmente l’entusiasmo ci ha un po’ chiuso gli occhi.

Il tasso tecnico e lo spirito di gruppo

La qualità dei giocatori, come si è detto, non è mai stata migliore di quella delle altre squadre in questi tre anni, ma attraverso il gioco e la coesione il CT aveva trovato un equilibrio. Venuta meno la difesa titolare per intero e vista l’assenza di Chiesa, tuttavia, i problemi della nazionale sono venuti a galla in termini di qualità e di personalità.

Verratti è stato l’unico giocatore che si è confermato di alto livello, Berardi l’unico attaccante che ha provato a sparigliare (e comunque ha sbagliato le azioni decisive). Per il resto si è visto poco e nulla.

Vista la penosa produzione offensiva, sono state mosse molte critiche a Immobile e a Mancini per averlo schierato titolare. L’amara verità è che non si poteva fare di meglio. La nostra nazionale non può vantare un Lewandoski o un Cristiano Ronaldo. Immobile è pur sempre il giocatore che più ha segnato negli ultimi anni e che ha dimostrato di sapersi adattare anche a un calcio propositivo come quello di Sarri. Le alternative erano Joao Pedro, trentenne esordiente che non segna da mesi, Raspadori e Scamacca, buoni prospetti ma privi di esperienza ad altissimo livello (il secondo era pure infortunato).

L’eterno problema dei debiti di riconoscenza

Così come nel 1986 e nel 2010, Mancini ha ecceduto in termini di riconoscenza nei confronti di calciatori fuori forma, come Barella e Insigne, e altri mediocri, come Emerson Palmieri. Va detto anche, tuttavia, che il CT ha avuto poco tempo e ha deciso di puntare sui giocatori di cui si fidava, che sapevano cosa fare e avevano garantito un ottimo livello durante l’Europeo.

La Serie A che non ha aiutato la nazionale

Allo stesso tempo si comprende che, per una squadra che aveva come punto di forza lo spirito di gruppo, un ritiro di due giorni poteva essere poco. Per questo si è dibattuto a lungo sull’opportunità di rinviare l’ultima giornata di campionato per permettere a Mancini di ricostruire le premesse del successo estivo.

Questa proposta però si è inserita in una battaglia politica tra Lega Serie A e FIGCI. Gravina, Presidente della FGIC ha proposto una serie di riforme che avrebbero aumentato la competitività del campionato ma che erano sgradite ai piccoli club di Serie A. In risposta, questi club, coordinati da Lotito e aiutati da De Laurentis, hanno eletto un nuovo Presidente di Lega con il quorum minimo di vedute opposte.

Lo scontro politico ha mietuto diverse vittime, tra cui, quindi, la nazionale maggiore. Fa impressione che i club non abbiano capito che la valorizzazione dei giocatori e del campionato italiano è in primis nei loro interessi economici. La difesa dello status quo e degli interessi di bottega ha comunque prevalso, come sempre accade in Italia.

D’altro canto anche la Federazione non ha aiutato. Anche se non pochi lo sanno, esclusi gli addetti ai lavori, l’1 Giugno si terrà la prima edizione della finalissima tra vincente degli Europei e della Copa America. Italia-Argentina, che si giocherà a Wembley, ha tolto un possibile slot in cui recuperare la giornata incriminata. Come se non bastasse, l’annuncio di questa partita è stato imprudentemente fatto prima di ottenere la qualificazione ai Mondiali…forse si poteva evitare.

Bulgaria e Svizzera, i veri problemi

I discorsi politici, tuttavia, non devono offuscare le vere cause di questa debacle. Analogamente vanno evitati voli pindarici sugli arbitraggi, sui vivai e sulla presenza di italiani in campo. L’Italia è stata eliminata perché non è riuscita né a vincere un girone abbordabile né a eliminare un avversario mediocre come quello di giovedì, fine del discorso.

La nazionale di Mancini era assolutamente in grado di evitare il gol in ripartenza subito dalla Bulgaria, di realizzare i due calci di rigore, falliti da Jorginho, contro la Svizzera e di battere la Macedonia del Nord. Non ci sono grandi motivazioni al di fuori del campo di gioco, anche per questo si parla tanto dell’eliminazione.

Quando la Svezia ci eliminò nel 2016 eravamo alla fine di un ciclo e la qualità dei singoli era certamente minore a quella di oggi. Fu dolorosa, ma in quella sconfitta c’era un elemento di razionalità. Stavolta invece venivamo da una vittoria brillante e convincente agli Europei e ci troviamo di fronte, non cambio idea, a una generazione talentuosa che ha grandi margini di crescita.

Che fare ora della nazionale?

Prima di tutto, vanno evitate decisioni di pancia. Il lavoro della Federazione di questo quadriennio è stato buono, a partire dalla gestione pandemica e dalla verticalizzazione del lavoro dei CT dalle giovanili in su. Il lavoro di Mancini è stato ottimo fino a Luglio, la vittoria da underdog e la quantità di record macinati sono lì a dimostrarlo. Questo per dire che non serve cambiare per forza o fare una rivoluzione. Non siamo all’anno zero. Allo stesso è evidente che non tutto potrà restare com’è dopo una sconfitta così bruciante e clamorosa.

Inoltre, va capito e accettato che la nostra dimensione a livello internazionale è questa. Negli ultimi tre Europei abbiamo vinto una finale con l’Inghilterra, perso una finale con la Spagna e perso un quarto di finale a testa alta contro la Germania. Nel frattempo, però, non abbiamo partecipato agli ultimi due mondiali e siamo usciti in gironi abbordabili nei due precedenti. Manca la costanza perché manca la qualità dei campioni, mancano i giocatori che possono risolverla in qualsiasi momento.

Quello che accadrà nei prossimi mesi non lo sa nessuno. Ma è chiaro cosa non bisogna fare: processi sommari di piazza intersecati a lotte politiche. Sarebbe la dimostrazione che meritiamo di stare fuori dal calcio che conta ancora una volta. Qualcuno parla di un ticket Cannavaro-Lippi, credo sia presto per dirlo. Servirà un po’ di tempo di assestamento, la fretta è cattiva consigliera.

LASCIA UN COMMENTO

Your email address will not be published.

La storia di Henrietta Lacks e delle sue cellule immortali

Quando i meme diventano strumento di lotta politica – Intervista a Società Aperta