Il 16 dicembre 1944, ottant’anni fa, l’esercito tedesco sferrava l’ultima grande offensiva sul fronte occidentale durante la Seconda Guerra Mondiale. L’offensiva delle Ardenne fu un disperato tentativo di Adolf Hitler di rovesciare le sorti di una guerra ormai perduta. La battaglia, nata dalla mente megalomane del Führer, mirava a replicare il successo ottenuto nel 1940 contro Francia e Gran Bretagna proprio partendo da quella regione. Il piano prevedeva di sfondare le linee nemiche attraverso le Ardenne, considerate dagli Alleati un settore tranquillo. Poi puntare verso Anversa, tagliando le forze alleate. Hitler sperava che il maltempo invernale avrebbe neutralizzato la superiorità aerea alleata. Nonostante la quale, i tedeschi ottennero inizialmente alcune significative vittorie, sfruttando l’effetto sorpresa e la confusione nei comandi alleati. Fu allora che Hitler vide un’opportunità per un ultimo, disperato colpo.
Contava sul fatto che gli Alleati, convinti della prossima fine della guerra, avessero abbassato la guardia. Una vittoria nazista eclatante avrebbe potuto incrinare l’alleanza tra Stati Uniti e Gran Bretagna, portando forse a una pace negoziata. Ma questo sottovalutava la determinazione angloamericana e le risorse oggettive in campo. Le forze alleate, colte di sorpresa, mostrarono inizialmente segni di cedimento e sbandamento. Tuttavia, la resistenza accanita di alcuni punti chiave – come Bastogne, dove oggi sorge un memoriale – e la rapida reazione del comando impedirono ai tedeschi di sfruttare il vantaggio iniziale. La risposta alleata, guidata dal generale George Patton, fu rapida e decisa. Il miglioramento delle condizioni meteorologiche permise all’aviazione di tornare operativa, segnando l’inizio della fine per l’offensiva tedesca. La battaglia mise in luce anche le differenze di approccio strategico tra i comandanti alleati, tra cui il generale americano Dwight Eisenhower e il feldmaresciallo britannico Bernard Montgomery.
Il fallimento dell’offensiva non solo segnò la fine di ogni speranza tedesca di vittoria, ma indebolì significativamente la capacità della Germania di difendersi dalle successive offensive alleate. Per gli Alleati, nonostante la vittoria, la battaglia comportò pesanti perdite e un rallentamento dell’avanzata verso il cuore della Germania. Da parte tedesca, l’impegno massiccio delle forze residue nelle Ardenne indebolì le difese contro l’Armata Rossa. Questo facilitò la grande offensiva sovietica di gennaio che portò le truppe di Stalin alle porte di Berlino. Per la Germania, la “Battle of the Bulge” fu l’ultimo atto di una strategia basata su audaci offensive, che aveva caratterizzato gran parte della sua condotta bellica specialmente durante la “Blitzkrieg”. La battaglia segnò il tramonto definitivo delle ambizioni naziste di dominio europeo. Il tempo perso nelle foreste delle Ardenne fu un grande regalo ai sovietici oramai in corsa verso la capitale tedesca.
Amedeo Gasparini