Intervista a Paolo Morando
Paolo Morando fa luce col suo libro “Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri” su un personaggio le cui vicende sono legate ad alcuni misteri mai risolti della storia d’Italia. Eugenio Cefis fu un protagonista della vita politica ed economica italiana. Cerchiamo di capire le motivazioni delle ombre legate al suo nome ed i risultati del lavoro del giornalista.
Come ha riportato nel suo libro ‘Parlare di Cefis ai Millenials non è semplice…”
Lo confermo. È un personaggio nato esattamente un secolo fa, il 21 luglio 1921 (l’intervista è del 21 luglio, ndr). Tutta la sua epopea si svolge in un periodo ormai lontano. In più c’è da dire che nel 1977 lasciò l’Italia, e pose fine alla sua carriera definitivamente, per trasferirsi in Svizzera. E da qui la stampa se ne disinteressò quasi del tutto.
Inoltre una cifra distintiva di Cefis fu la riservatezza nei confronti della stampa, con cui condusse la propria vita privata e con cui gestì prima l’Eni, poi Montedison: Montanelli nel 1965 parlava di una gestione dell’Eni a mo’ di sottomarino, che si immergeva per poi riemergere.
Sì, si rapportava con la stampa il meno possibile. In particolar modo negli anni di guida dell’ENI, che vanno dalla morte di Mattei nel 1962 fino al ’67 come vice-presidente esecutivo, e dal ’67 al ’71 come Presidente. In questo periodo sono pochissime le sue citazioni nei giornali e nei periodici. La situazione cambia quando diventa Presidente di Montedison- più grande colosso privato quotato in borsa in Italia, insieme alla Fiat. L’evoluzione tecnica ed economica della stampa lo spinge, suo malgrado, sotto i riflettori. Assume anche un ruolo istituzionale come vice-presidente di Confindustria. Negli anni ’70 di lui si parlava di lui nei giornali al pari di Gianni Agnelli (suo ‘avversario’).
Pensando alle parabole dei personaggi pubblici di oggi, la sua uscita di scena improvvisa (a 56 anni) nel 1976 ha destato scalpore e curiosità: chi- e perché- mai abbandonerebbe la propria posizione di potere all’apice della carriera, e così giovane, per ritirarsi a vita privata? Anche questo lo ha reso ‘inafferrabile’
Una curiosità… ha trovato più fonti prima o dopo il suo ritiro a vita privata? Qual è stato l’apice della sua popolarità, quando era attore protagonista della vicenda economica o quando è diventato il ‘grande assente’, lasciando dietro una scia di misteri importante?
L’apice della sua popolarità è duplice: gli anni ’70, quando è presidente di Montedison: la stampa parlava quotidianamente di questa- il salvataggio di Montedison, le inchieste ambientali, ecc.
Fra il ’77 e il 2004 (anno della morte) di lui si sa pochissimo: ho cercato di ricostruirne la vicenda nel mio libro.
La sua seconda ‘popolarità’ deriva da un’inchiesta del giudice Calia, in relazione alla morte di Enrico Mattei. Quest’inchiesta ha acclarato dopo 50 anni che si trattò non di un’incidente, bensì di un attentato: molte pagine sono dedicate ad Eugenio Cefis, e da qui è scaturito un nuovo interesse verso il personaggio. L’inchiesta del giudice Calia si conclude con l’archiviazione, per l’impossibilità di individuare mandanti ed esecutori, e dunque di rinviare a giudizio. Così si sviluppa un’importante pubblicistica in relazione alla morte di Mattei, e poi anche di Pasolini e Mauro De Mauro– giornalista siciliano che probabilmente aveva scoperto dettagli sulla morte di Mattei.
La fama ‘misteriosa’ dell’imprenditore è stata arricchita da una ‘bibliografia sotterranea’. È particolare la storia del pamphlet ‘Questo è Cefis’ raccontato nel suo libro, specie in relazione a Petrolio- la bozza del romanzo ‘oscuro’, che alcuni ricollegano alla morte del suo autore, Pierpaolo Pasolini.

‘Questo è Cefis’ è un libro del 1972, autore tale Giorgio Steimetz, editore AMI (Agenzia Milano Informazioni), è un libro rarissimo. Nelle due biblioteche nazionali (dove istituzionalmente c’è una copia di tutto ciò che viene pubblicato in Italia) non v’è traccia. Se ne trova qualche copia dell’originale del ’72 su Ebay a cifre spropositate. È appunto un pamphlet contro la Cefis, l’autore è chiaramente uno pseudonimo riconducibile ad un suo avversario politico o economico. Questo libro scompare dalla circolazione presumibilmente perché lo stesso Cefis lo fa rastrellare.
L’importanza dell’opera di ‘Steimetz’ va ricondotta sempre al giudice Calìa, il quale lo trova casualmente in una bancarella di libri usati in piazza a Pavia. Il giudice lo legge in parallelo a Petrolio, celebre manoscritto incompiuto di Pasolini che viene ucciso mentre lo stava scrivendo. Da questa sovrapposizione Calia s’accorge che brani interi di ‘Questo è Cefis’ comparivano in Petrolio. Questa vicenda è straordinariamente affascinante, poiché connette il Caso Mattei e la morte di Pasolini a una vicenda letteraria fino a quel momento sconosciuta. All’uscita della bozza incompiuta di Petrolio nel 1992 nessuno s’era accorto che parlava di Mattei e di Cefis- attraverso le figure di Bonocore e Troya. Il progetto dello scrittore era un romanzo di circa 3000 pagine in cui, a metà, dovevano essere inseriti tre discorsi interi pubblici di Eugenio Cefis (due pronunciati, uno in realtà no) degli inizi degli anni ’70.
La Bibliografia occulta è arricchita da “L’Uragano Cefis”, anche questo libro ha una vita particolare…
Questo non è mai stato pubblicato. Anche qui s’attacca la figura di Cefis, ma probabilmente gli fu fatto vedere la bozza a fini ricattatori, il quale ne impedì la pubblicazione. Trovò notorietà solo quando Marcello Dell’Utri, ex senatore di Forza Italia e collezionista di libri, affermò d’essere in possesso di un paragrafo del libro di Pasolini, intitolato Lampi sull’Eni, sulla cui esistenza effettiva si dibatte da anni. In realtà poi fece marcia indietro. Ma in quell’occasione espose una copia di Uragano Cefis, poi sequestrato dalla Procura, essendoci l’eventualità del reato di ricettazione in relazione a Lampi sull’Eni. Nessuno fino a quel momento di “Uragano Cefis” aveva mai conosciuto l’esistenza: quella di Dell’Utri è probabilmente l’unica copia esistente.
Nel suo libro “Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri” parla anche di Rino Gaetano, e di qualche strana coincidenza e relazione con Cefis. Anche il cantautore ha trovato la morte in una situazione mai del tutto chiarita…
Non mi sento di ascrivere la morte del cantante a servizi segreti od a complotti vari. Nel mio libro pongo però l’attenzione su strane convergenze. Ritorniamo a ‘Questo è Cefis’ del presunto Steimetz: un capitolo s’intitola ‘L’uomo vestito d’Amianto’, in cui si definisce Cefis ‘Santo’. Basta ascoltare ‘Berta filava’ del cantautore calabrese ed ecco comparire il ‘Santo vestito d’amianto’.
Un altro verso della canzone dice ‘E Berta filava, e filava con Mario e filava con Gino e nasceva un bambino’. Qui il riferimento è agli unici due ministri (Mario Tanassi e Luigi Gui) della storia repubblicana rinviati al giudizio della Corte Costituzionale, mentre erano in carica, in relazione allo scandalo di tangenti Lockeed. Berta potrebbe essere Robert ‘Bert’ Gross, presidente della Lockeed. Ed il bambino le tangenti del suddetto scandalo.

Il legame con Cefis non vi è solo per il Santo vestito d’amianto, ma anche per il video della canzone girato in uno studio Rai: si vede il cantante che gioca con un cane e con una palla, poi l’inquadratura passa su una sua sagoma e compare un cartello con scritto ‘EX VOTO’. Ci si chiederebbe ‘Embè?’ Fatto sta che Eugenio Cefis era il più grande collezionista di quadri Ex voto al mondo, ne aveva migliaia. Si può dedurre che sia un messaggio, un avvertimento a Cefis. Chissà, una relazione c’è. Ma da qui a dire che la morte di Gaetano sia legata a Cefis, questo non mi sento di affermarlo. Non vi è una prova in tal senso
Cefis è stato sin da giovane età legato ad Enrico Mattei. Come si racconta nel suo libro Cefis e Mattei parteciparono alla Resistenza. E proprio in questo contesto si fanno risalire dei rapporti tra Eugenio Cefis e i servizi segreti statunitensi e anglosassoni.
I due si conoscono nel periodo della Resistenza in Val D’Ossola. Cefis era un militare di carriera. Combatté la seconda guerra mondiale come sottotenente sul fronte sloveno. Dopo l’8 settembre si fa partigiano e diviene comandante sul campo delle ‘Brigate di Dio’, quasi interamente composte da ex militari. Mattei era legato a formazioni partigiane bianche, come organizzatore. Cefis e Mattei si conoscono in questo contesto.
Sui rapporti di Cefis con i servizi segreti stranieri non vi possono essere prove concrete e ufficiali, altrimenti non si chiamerebbero servizi segreti. Tuttavia uno storico (Aldo Giannuli) ha trovato delle prove sull’appartenenza di Cefis al Sim (Servizi Informazioni Militari) già dal periodo pre-Resistenza. Che lui abbia avuto contatti- come Ufficiale Sim- con l’intelligence alleata che gravitava intorno al confine con la Svizzera per contrastare il nazifascismo è molto probabile: gli americani non si rapportavano certo con i partigiani rossi per paracadutare aiuti e sviluppare strategie.
E così passiamo all’indomani della guerra, in un paese povero e privo di risorse energetiche. Nel 1953 viene fondata l’ENI ed ecco l’inizio dell’epopea dell’ente pubblico a guida di Mattei.
Qual era il ruolo di Cefis e come si rapportava con Mattei?
Mattei coopta Cefis all’interno dell’AGIP, che poi diventerà Eni. Gli vengono assegnati incarichi dirigenziali nelle diverse società collegate (AGIP petrolifera, nuceare, la SNAM): lo fa sempre come collaboratore, mai come dipendente dell’ente. Era il Braccio destro di Mattei. Questo dura fino al 1961, periodo in cui con l’allora Presidente (Mattei) c’è una rottura. A cosa sia addebitabile la rottura non vi è certezza. Le poche volte che Cefis rispose alle relative domande attribuì la separazione ad una diversa veduta sulla gestione finanziaria dell’ENI: risposta eccessivamente vaga, dietro la quale vi sono questioni più complicate. Si può ipotizzare un giudizio negativo di Cefis sulla politica eccessivamente spregiudicata che Mattei e l’ENI svolgevano in contrasto alle ‘Sette Sorelle’ (le maggiori società petrolifere di origine anglo-americana).

Così c’è la rottura ed abbandona tutte le cariche nel gruppo ENI. Si rompe il sodalizio con Mattei, che lo aveva visto protagonista in episodi importanti: fu Cefis ad essere inviato in URSS e a trattare personalmente il prezzo del petrolio russo per una grande fornitura. Non dimentichiamoci che sono gli anni della guerra Fredda.
Alla morte di Mattei il governo gli affida la guida dell’ente, prima come vice-presidente esecutivo e poi come presidente nel 1967. Questa è la parabola Mattei-Cefis da noi conosciuta. Ci sono molte ipotesi e supposizioni, molte delle quali emerse dall’inchiesta del giudice Calia
E invece dall’avvicendamento di Cefis a Mattei alla guida dell’Ente in che modo muta la sua politica?
Mattei voleva fare dell’ENI un player spregiudicato che potesse concorrere pari a pari con imprese avviate e molto più forti (ESSO, SHELL, ecc.). Si è detto che con l’arrivo di Cefis l’ente ha abbassato la cresta ed è diventata meno aggressiva sul mercato. La deduzione successiva sarebbe che Cefis è un uomo degli americani, messo lì ad hoc per un depotenziamento voluto da disegni più alti.
Storicamente non andò esattamente così: negli ultimi anni di Mattei il clima di competizione con le ‘sette sorelle’ è scemato e l’ente stava già cambiando pelle. Cefis affermava ‘’ tutto quello che ho già firmato erano cose avviate da Mattei’’. Kennedy aveva anche invitato Mattei per un ricevimento in pompa magna a Washington. Questo è un dato storiograficamente acclarato. C’è anche da dire che alla morte di Mattei, secondo quanto si deduce dall’inchiesta di Calia, l’ENI versava in una situazione economica grave. L’ente non aveva i soldi per pagare gli stipendi ed era estremamente indebitata. L’unica fonte di liquidità erano gli afflussi delle pompe di benzina. Non si poteva portare più avanti la politica spregiudicata dei primi anni.
Cefis era un uomo di gestione. Rimise mano alla situazione di dissesto. Financo il più grande nemico di Cefis, il giornalista Eugenio Scalfari, gli dà merito nel 1969 per il suo operato. Nel mio libro cerco di essere più oggettivo possibile, segnalando tutte le posizioni e i fatti, anche tra loro contrastanti. Non posso dire chi ha ragione e chi torto, ma non assecondo un tipo di lettura unilaterale ed incompleta di molte situazioni e personaggi.
Di questa lettura unilaterale fa parte la leggenda di Cefis presunto fondatore della P2, da quanto si apprende dal suo libro non è esattamente così…
La Massoneria è la pietra angolare della leggenda nera di Cefis. Il suo rapporto con la loggia P2 risulterebbe, secondo quanto acquisito dal giudice Calìa, da un documento del SISMI. Qui si afferma che Cefis ha fondato la P2 e nel momento in cui lasciò l’Italia nel ’76 affidò a Gelli le redini della loggia. Cos’è questo documento? È meno di un appunto di una fonte, bensì un allegato a un appunto che dà conto di ciò che racconta una fonte. Il valore storico e processuale è meno di zero, avrebbe peso solo ove fosse riscontrata. Non vi è però nessun riscontro di questa ipotesi, e lo dice lo stesso giudice Calìa. Questo punto bisogna fissarlo una volta per tutte. Non funziona così- e lo sa chiunque si occupa di servizi segreti. Ogni documento dei servizi segreti viene preso per oro colato, ma gli appunti vanno vagliati e riscontrati.

Cefis probabilmente fece parte loggia Massonica di tradizione secolare ‘Giustizia e Libertà’. Questo lo si deduce da un libro del ’78 (‘I massoni d’Italia’) del giornalista Fabiani dell’Espresso. L’unica fonte di Cefis massone è questa. Tuttavia potrebbe non essere totalmente fondata. Un altro presunto membro di tale loggia (il parlamentare PDS Gianni Cervetti) si dimostrò non essere tale, su ammissione successiva dello stesso giornalista. Dunque attenzione a fidarsi troppo delle fonti. Ho avuto a che fare con una lunga serie di fonti su Cefis, molte delle quali appunto infondate.
Una considerazione finale sul personaggio raccontato nel suo libro “Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri”, che sembrerebbe essere meno ‘diabolico’ di quello che in realtà non fosse.
Non voglio passare per l’agiografo di Eugenio Cefis. Mi sono interessato alla sua figura dopo aver letto molto. Sono partito dal punto di vista “questo è l’uomo nero e bisogna raccontare tutte le sue malefatte”. Non c’era un libro, se non il celebre ‘Questo è Cefis’, che analizzasse la figura. Via via che leggevo e approfondivo le ricerche ho trovato documenti e fatti a me sconosciuti. Così ho scoperto un Cefis diverso dal personaggio oscuro della vulgata. Ho letto un suo discorso agli ex partigiani in cui parla del mutamento antropologico degli italiani in seguito all’avvento della società dei consumi, posizione simile a quella di Pasolini. O un discorso tenuto in Senato, quindi pubblico. Ma perchè nessuno parla di queste e altre fonti? Dunque la posizione da cui sono partito mi si è un po’ sfarinata in mano.
Cefis non era esattamente un cherubino. Era uno degli uomini più potenti d’Italia. Di cose non esattamente legali ne ha fatte, e molte le racconto: in relazione all’inquinamento provocato da Montedison ed alle leggi fatte modificare in parlamento, attraverso parlamentari e amici, volte ad evitare un’incriminazione. Aveva rapporti con i servizi segreti, che quindi eludevano il circuito politico e democratico. Era uno spregiudicato. Si muoveva fra il sottile crinale che divide la legalità dall’illegalità.
Tuttavia non è stato quel mitico personaggio che si è dipinto come ‘uomo nero’.
Sono sicuro che ci sia ancora molto da dire su Cefis, e spero che nel tempo possano emergere nuove prove tangibili per definirlo ulteriormente.