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COSA SUCCEDE IN TEXAS? TRA ABORTO E POLITICA

16 Settembre 2021

Il 1° settembre 2021, in Texas, è entrata in vigore una legge che cancella una parte dei diritti riproduttivi di donne e coppie texane. Diversi aspetti del provvedimento sono controversi e aprono a diversi interrogativi sulla vita di migliaia di persone, sia a livello professionale che personale, incerto è anche il ruolo che queste nuove imposizioni avranno sull’elettorato americano.

In cosa consiste la legge?

“Heartbeat bill ” è il nome che classifica un determinato tipo di restrizioni al diritto di aborto negli stati uniti, fa riferimento al limite entro il quale è consentito al paziente di richiedere un trattamento per abortire, ovvero ai primi segni di battito cardiaco nel feto, che corrisponde circa a sei settimane dall’ultimo ciclo mestruale. La nuova legge texana rientra in questo tipo di legislazione, una delle più restrittive al mondo.

Nonostante la possibilità di abortire sia formalmente legale, un periodo così ristretto mette a serio rischio la possibilità di identificare in tempo la gravidanza, in particolare per quelle donne che non hanno un ciclo mestruale regolare e per ragazze adolescenti che potrebbero non conoscerne i segni. Inoltre, a livello medico, i primi battiti non danno alcuna garanzia sulle probabilità di non incorrere in un aborto spontaneo. Perciò, alcuni criticano la presunta arbitrarietà delle sei settimane come limite, considerato che non è una soglia determinante per verificare la salute del feto. Un periodo di tempo ragionevole entro il quale è concesso abortire non è necessario solo per riconoscere la gravidanza, ma anche per permettere al paziente di ricevere un adeguato supporto medico e psicologico, affinché possa prendere una decisione consapevole. Tutto ciò è virtualmente impossibile con questa nuova legge.

Anche dal punto di vista prettamente giuridico l’heartbeat bill ha suscitato diverse controversie, in particolare nel modo in cui questa viene applicata, infatti non è lo stato del Texas a perseguire i cittadini che non la rispettano, ma altri concittadini (che non hanno un collegamento con il paziente o con la clinica che ha offerto il servizio), i quali sono incentivati da un premio di 10.000 dollari se l’imputato viene giudicato colpevole. Inoltre, i potenziali imputati non sono solo i pazienti, ma tutti coloro che li assistono, quindi medici, infermieri e persino autisti che accompagnano il paziente alla clinica. Di fatto, in questo modo, viene ostacolato l’operato di centinaia di cliniche indipendenti e degli operatori che ci lavorano, i quali rischiano di dover sostenere un processo per ogni paziente assistito.

Questo aspetto della legge sembra catapultare i cittadini texani nel New England puritano narrato nelle pagine di Nataniel Hawthorne, in cui la sfera privata è costantemente monitorata e invasa dal vicinato. Oggi, con l’aiuto di social network e siti web, questi ultimi già creati appositamente da convinti antiabortisti, anche un perfetto sconosciuto potrà inserirsi nella vita privata di migliaia di donne texane, sotto la bandiera di un lodevole senso civico.

È possibile che sorgano dubbi di incostituzionalità?

In realtà, proposte di legge simili a questa sono state approvate in altri stati a maggioranza repubblicana, ma non hanno mai avuto effetto perché giudicate incostituzionali, più precisamente perché si scontravano con un precedente fondamentale nel diritto americano: il caso Roe v. Wade del 1973, che ha sancito la legalizzazione dell’aborto negli Stati Uniti. È chiaro che qualcosa è andato diversamente questa volta, con 5 dei 9 giudici che non hanno votato per bloccare il provvedimento firmato dal governatore Greg Abbot, spiegando che i centri per l’interruzione di gravidanza che si sono appellati alla corte suprema non hanno fornito evidenze che la legge avrebbe impedito loro di operare. Inoltre, la maggioranza della corte ha aggiunto che il particolare modo in cui la legge è applicata, ovvero tramite l’azione spontanea di cittadini che fungono da accusa, ha impedito alla corte di agire e che, di conseguenza, il giudizio non è sulla costituzionalità della legge, che potrà essere impugnata in futuro nelle corti texane, ma sulla possibilità di accusare alcune categorie di persone (quelle che aiutano il paziente).

Il problema principale, comunque, è che la decisione della corte suprema apre la strada ad un precedente che potenzialmente rischia di stravolgere la legislazione vigente, che si basa sul caso Roe v. Wade. In uno scenario di questo tipo, ventidue stati possiederebbero delle leggi precedenti a Roe v. Wade, oppure successive ma bloccate da altre corti, proprio in virtù del precedente del 73, che entrerebbero in vigore restringendo o, in alcuni casi, vietando del tutto la possibilità di abortire.

L’heartbeat bill è discriminatorio verso alcune categorie sociali

Un altro aspetto critico della legge è che tutte le donne texane saranno limitate nella loro possibilità di scegliere, ma non tutte allo stesso modo. Alcune categorie sociali saranno colpite più duramente, infatti se una certa fetta di popolazione con reddito abbastanza alto può permettersi di viaggiare in un altro stato per ricevere assistenza, questo è ovviamente impossibile per individui con redditi bassi. Inoltre, anche offrire supporto economico a donne che intendono abortire è perseguibile secondo l’heartbeat bill. Pertanto, quelle donne che non possono sostenere autonomamente le spese necessarie, difficilmente avranno possibilità di ricevere un aiuto economico, anche se riescono ad individuare in tempo i segni della gravidanza.

Non solo divario economico, ma anche etnie diverse subiscono in modo diseguale gli effetti delle nuove restrizioni. Infatti, secondo l’agenzia Texas Health and Human Services, il 28% degli aborti effettuati in Texas sono stati richiesti da donne nere, nonostante all’interno di quella fascia di età le donne nere siano solo poco più del 10% della popolazione femminile, oltre ad avere, in media, un reddito più basso rispetto alle altre etnie.

Quali saranno le conseguenze politiche?

Se nel breve periodo il diritto all’aborto impedirà a circa l’85% delle donne texane di abortire, nel lungo periodo è possibile che questa restrizione dei diritti civili si traduca in una maggiore partecipazione politica a supporto dei democratici. Infatti, se è vero che il partito repubblicano, specialmente negli ultimi anni, si è spostato sempre più a destra, il che ha comportato una più feroce lotta contro il diritto all’aborto, è la prima volta questo diritto viene intaccato con una legge ad hoc. Per questa ragione, alcuni analisti credono sia possibile che una parte di elettorato come donne e gli elettori moderati delle periferie si attivino di fronte all’effettiva lesione di un diritto e non più ad un’ipotetica minaccia.

È particolarmente rilevante questa interpretazione in ottica delle elezioni che da qui fino al 2022 interesseranno i governatori di 38 stati e 91 delle 99 camere che, in linea generale, sono il corrispettivo del Congresso a livello statale. Sfruttare la legislazione a livello statale per ottenere più diritti come quello sull’aborto potrebbe rivelarsi un obiettivo necessario da perseguire per i democratici, con una corte suprema di stampo conservatore che non sembra più intenzionata a fungere da baluardo a difesa dei diritti civili dall’azione legislativa dei tanti stati a maggioranza repubblicana.

Anche e soprattutto in Texas, stato da decenni tinto di rosso, una decisione che influisce così direttamente sulla vita delle persone come questo divieto potrebbe dare la spinta necessaria affinché l’asino superi l’elefante. Infatti, il Texas è uno stato che cresce, trainato dalle grandi città come Houston e Austin, ed attrae giovani elettori democratici che spostano la bilancia politica verso un maggiore progressismo, tanto da aver ridimensionato il predominio repubblicano fino ad un 52% delle ultime presidenziali. È tuttavia necessario considerare che, nella storia recente, nelle elezioni statali i democratici non hanno mai brillato in Texas. Inoltre, una recente legge firmata dal governatore Abbot pone alcune restrizioni alle possibilità di voto che vanno a danneggiare soprattutto le minoranze etniche, riserva di voti democratici, secondo alcuni con lo specifico obiettivo di evitare un exploit blu nelle future elezioni.

È quindi difficile predire quali conseguenze una legge tanto controversa avrà sulla politica americana e sul futuro dei diritti civili nel lungo termine, ma è indubbio che l’impatto immediato sulle persone e, in particolare, sulle donne texane sarà profondo, tanto da stravolgere la vita di centinaia di donne e coppie che dovranno scegliere il proprio futuro consapevoli dei limiti imposti alla loro libertà di scelta.

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