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Il doppio concetto di limite nel liberalismo

5 Febbraio 2024

Il liberalismo ha la libertà individuale come pilastro centrale: il che non è in contraddizione con il concetto di limite. Questo è fondamentale e ambivalente nella filosofia, politica e teoria liberale. È il limite che lo Stato deve avere nei confronti dei suoi cittadini – liberi di vivere la loro vita senza ingerenze eccessive in merito alle loro scelte individuali. Ma è anche il limite che ogni individuo deve darsi affinché anche gli altri possano godere pienamente della propria libertà. Il liberalismo è strettamente imparentato con la nozione di limite e responsabilità. In una società liberale, ogni membro gode di un certo grado di libertà e diritti naturali. Ed è proprio al fine di preservare queste libertà che la libertà individuale non può essere assoluta. Non si può, ad esempio, usare violenza contro gli altri in nome della libertà.

Questa è una delle differenze più vistose rispetto all’anarchia – alle quali anche alcuni libertari si appellano, dimenticando che in regime anarchico ad essere in pericolo è la vita della persona stessa, nonché la sua proprietà. Cose che il liberalismo protegge mettendo dei limiti costituzionali al governo e auspicando limiti invisibili tra le persone. Solo lo Stato ha il monopolio della forza e ciò è regolamentato di solito dai contrappesi dell’istituzionalismo previsto dalla Costituzione. Il liberalismo promuove il concetto di limite perché promuove quello di differenza. Per assicurare non solo cooperazione, ma anche la sopravvivenza di tutti gli individui – necessariamente diversi in società – ecco che interviene il concetto di limite, che aiuta a preservare la libertà. Senza la “libertà degli altri” – garantita proprio dal concetto di limite – non siamo, a nostra volta, essere pienamente liberi.

Il liberalismo prevede che ogni individuo debba godere di una vasta gamma di libertà personali, protette da una serie di tutele legali. La libertà illimitata non è la promessa di maggiore libertà: è la certezza dell’anarchia – che in un certo senso è la legge del più forte. Il liberalismo riconosce che la libertà individuale necessita un suo limite quando essa intacca la libertà degli altri per garantire la stabilità e la coesistenza pacifica nella società aperta. Se gli individui agissero senza alcun limite, la libertà degli altri sarebbe costantemente minacciata. La libertà di espressione non può giustificare la diffamazione o l’incitamento all’odio contro altri. Questo turberebbe la sicurezza di coloro oggetto di tali azioni. La libertà non può essere un pretesto per violare i diritti o danneggiare gli altri. La nozione di limite nel contesto del liberalismo va oltre le leggi e le regolamentazioni governative.

Esso non è solo qualcosa che attiene prettamente allo Stato o agli organi istituzionali o legislativi. Si estende anzitutto alla dimensione personale, umana. Alla “self-regulation”, alla responsabilità individuale e alla considerazione della persona per i diritti degli altri. In parole povere: per preservare la propria libertà occorre individuare il perimetro che delinea l’inizio della libertà degli altri. Agire in modo responsabile vuol dire considerare anche gli altri nella società. E non perché una questione di controllo o di paternalismo. Perché se la libertà degli altri viene distrutta, prima o poi verrà distrutta anche quella di chi le trasgredisce. Sia ne XVII secolo che oggi, il liberalismo e i suoi teorizzatori hanno sempre trovato un nesso tra libertà e responsabilità. Il concetto di limite è qualcosa che si frappone tra di essi. Il limite abbraccia il liberalismo e protegge la libertà individuale ben più di quanto concederebbe la libertà assoluta.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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