L’estremismo violento di destra si è evoluto significativamente a partire dagli anni ’90, divenendo oggi una minaccia terroristica più diversificata, diffusa e globalizzata. La forte polarizzazione, l’ascesa del populismo, la diffusione di disordini civili e, più in generale, l’intensificarsi della violenza nella politica hanno contribuito all’espansione di un fenomeno che potrebbe avere gravi conseguenze per la sicurezza internazionale ed europea.
Nell’affrontare il discorso relativo alla minaccia terroristica in Europa, è opportuno rispondere prima a un quesito fondamentale: per quale motivo possiamo parlare, in riferimento all’estremismo di destra, di terrorismo politico e non esclusivamente di violenza estremista o di crimini d’odio?
Quando si parla di violenza dell’estrema destra, ci si riferisce a tutti quegli attacchi, appunto violenti, che vengono generalmente commessi nei confronti di alcune minoranze o categorie percepite come nemiche sulla base della suddetta ideologia. Tuttavia, lo stesso termine può anche designare atti vandalici o di violenza spontanea, comprendendo un raggio di azioni molto più ampio rispetto a quello che denota, invece, la nozione di terrorismo. Tra i crimini d’odio possono certamente qualificarsi gli atti di violenza estrema e terroristici, ma non esclusivamente: in tale categoria sono ugualmente inclusi i comportamenti discriminatori ma non-violenti, come i discorsi d’odio.
È quando gli attacchi sono premeditati, destinati a infondere terrore e a mutare radicalmente un sistema politico che possiamo specificatamente parlare di terrorismo. Dalla metà degli anni ’90 l’utilizzo di Internet ha reso più facile, per gli estremisti di destra, pianificare e coordinare le proprie azioni, sebbene l’intensificarsi della loro attività online sia emerso maggiormente solo in seguito ai recenti attacchi a Christchurch e a El Paso.
Ridurre il fenomeno alla sua mera descrizione in termini di atto di violenza o di crimine d’odio pone a rischio l’analisi di un problema in realtà estremamente più complesso: quello del terrorismo politico. La crescente tendenza allo scambio e alla premeditazione degli assalti ci fa intendere quanto sia imprudente evitare di analizzare gli eventi attribuendone il giusto significato. Registrare i recenti attacchi terroristici di estrema destra come sporadici atti di violenza impedisce di adottare degli strumenti in grado di contribuire alla relativa prevenzione e di elaborare delle adeguate strategie di contrasto.
L’uso della violenza terroristica da parte degli estremisti di destra mira a rovesciare l’attuale sistema politico, sociale ed economico, tentando di conformarlo al proprio modello ideologico. Un concetto centrale e ricorrente nei gruppi estremisti è la robusta condivisione di uno o più elementi, parallelamente alla convinzione della loro legittima superiorità rispetto agli altri. Dalla presunta posizione di supremazia deriva una retorica volta a difendere il possesso di quello che è ritenuto essere un naturale diritto di dominio sul resto della popolazione, in particolare sulle comunità marginalizzate, le quali sono costantemente avvertite come una minaccia. Proprio la lotta contro i diritti delle minoranze e l’esclusione della diversità dalla società sono i tratti che contraddistinguono tale ideologia, comportando la sistematica adozione di comportamenti razzisti, misogini, autoritari, xenofobi e di odio nei confronti delle persone immigrate o della comunità LGBTQ+.
UN QUADRO GLOBALE
Come riporta il “Global Terrorism Index 2020”, il terrorismo in Occidente costituisce una piccola frazione del terrorismo globale. Di 236,422 decessi avvenuti a causa di attacchi terroristici nel mondo, solo 1,215 sono avvenuti nei paesi occidentali, cifra che equivale allo 0,51%. Il motivo per cui gli attacchi terroristici in Occidente risultano particolarmente visibili è che la maggior parte di essi avviene al di fuori del contesto delle guerre: il 95% delle fatalità causate dal terrorismo a livello mondiale, infatti, ha avuto luogo in paesi direttamente coinvolti in conflitti.
Sebbene in Occidente la tipologia di terrorismo più letale sia stata e continui ad essere quella di matrice religiosa, assumendo quasi esclusivamente la forma del radicalismo islamico, essa non costituisce la più comune. A partire dal 2002 sono stati registrati molti più attacchi terroristici animati da motivi politici rispetto a quelli fondati sulla religione. In particolare, tra il 2015 e il 2019 gli incidenti provocati dal terrorismo di estrema destra risultano essere aumentati del 250%. I paesi più colpiti da essi sono gli Stati Uniti, seguiti da Germania, Inghilterra e Francia. Quelli che hanno invece registrato il maggior numero di decessi derivanti dagli attacchi sono Stati Uniti, Norvegia, Nuova Zelanda e Germania.
L’ESTREMISMO DI DESTRA IN EUROPA
Il report diffuso dall’Europol, “European Union Terrorism Situation and Trend 2021”, definisce il terrorismo politico di estrema destra come l’uso della violenza terroristica da parte di estremisti di destra, riconoscendo all’interno di tale categoria alcune varianti. Il recente attacco avvenuto nel 2020 a Hanau, in Germania, che ha causato la morte di dieci persone, è ad esempio un caso di terrorismo di matrice razzista e xenofoba.
Il testo della Commissione Europea, “Contemporary manifestations of violent right-wing extremism in the EU: an overview of P/CVE practices”, evidenzia ulteriormente come in Europa il fenomeno non costituisca un blocco monolitico, ma comprenda una pluralità di sotto-ideologie: tra di esse vi sono i movimenti neo-nazisti, anti-islamici e anti-migratori, identitari, ultranazionalisti e neo-fascisti, sovranisti e, infine, quelli focalizzati su singole questioni, tra cui i movimenti Incel, misogini e omofobi. In quest’ultima categoria sono inclusi anche i gruppi che hanno fatto proprie le teorie del complotto emerse durante il lockdown in Europa, le quali, oltre ad essersi diffuse maggiormente, sono state inoltre accompagnate da un potenziale incitamento alla violenza.
Pur essendo contraddistinti da una tendenza all’autoritarismo, i gruppi europei di estrema destra conservano le strategie e i tratti tipici del populismo, esercitando fascino e ottenendo consenso. Un chiaro esempio del successo di tale ideologia è il pensiero eco-fascista, oggi sempre più attraente per gli estremisti soprattutto a causa dell’aumento dell’attenzione globale per le questioni ambientali.
C’è da chiedersi se sia possibile parlare di minaccia terroristica riferendosi all’estremismo violento di destra in Europa. In generale, è stato notato che i terroristi di estrema destra tendono ad affiliarsi ad un gruppo in misura minore rispetto ad altri tipi di terroristi. Gli autori degli attacchi sono spesso individui che si sono auto-radicalizzati. Nonostante ciò, altri indicatori ci mettono in guardia rispetto all’intensificarsi del pericolo in Europa. L’aumento delle sparatorie di massa – normalmente effettuate da un soggetto auto-radicalizzato o radicalizzato principalmente tramite Internet, anziché mediante il tradizionale contatto personale con altri individui o gruppi che condividono la medesima ideologia – fa intendere come gli spazi che stanno maggiormente contribuendo a consolidare i legami transnazionali tra gli estremisti, dando origine a reti sempre più estese, siano proprio quelli online.
Il fenomeno si è intensificato e internazionalizzato soprattutto a partire dal 2020, continuando ad aumentare sempre di più nel contesto delle misure anti COVID-19 attuate dai governi di tutta Europa. La comunità online, i videogiochi e i forum si stanno dimostrando ottimi mezzi per diffondere l’ideologia violenta anche tra le fasce d’età minori: molti dei soggetti arrestati nelle regioni europee in quanto sospettati di aver pianificato attacchi terroristici risultano essere, secondo i dati dell’Europol, sempre più giovani. In molti casi si tratta di adolescenti che vivono con i propri genitori o tutori.
In numerosi paesi europei è emerso inoltre un crescente interesse, da parte dei gruppi politici di estrema destra, per le armi e gli esplosivi, oltre che per la partecipazione ad addestramenti militari e paramilitari. L’incitamento alla violenza e il coinvolgimento diretto nelle attività menzionate sono ormai divenuti tratti integranti dei movimenti estremisti.
Un ulteriore fattore conferma l’ascrizione di questa forma di violenza alle minacce di tipo terroristico. Si tratta del sempre maggior utilizzo e della diffusione, dopo gli attacchi perpetrati, di manifesti delineanti l’ideologia, la motivazione e le tattiche scelte. È ciò che è accaduto anche nel caso dell’assalto alla sinagoga di Halle, in Germania, avvenuto nel 2019. L’attentatore, Stephan Balliet, diffuse un manifesto volto a giustificare l’attacco terroristico e a ispirare imitatori. Nei giorni precedenti l’uomo aveva già pubblicato online numerosi documenti simili, principalmente di natura razzista e antifemminista.
Il fatto che spesso gli autori degli attentati non siano membri di organizzazioni aventi strutture gerarchiche e chiara divisione dei ruoli, ma che facciano piuttosto parte di una collettività di individui sparsi in molteplici paesi e connessi tramite Internet, non è in realtà un elemento rassicurante. Il potere dei manifesti e delle connessioni online risulta essere sempre più consolidato, consentendo così di raggiungere un pubblico globale e di offrire terreno fertile per la radicalizzazione e il reclutamento di seguaci e simpatizzanti provenienti da ogni luogo. Non va inoltre sottovalutata l’internazionalizzazione dei movimenti di estrema destra anche nel mondo offline, dove aumenta l’organizzazione di raduni in diversi stati. La partecipazione a questi eventi è volta a fortificare i legami personali tra chi condivide la stessa ideologia e a creare reti organizzative più solide.
L’Unione Europea (UE) si sta dimostrando consapevole e attenta alla questione, impegnandosi nello sviluppo di alcune misure per la lotta alla radicalizzazione. Tra di esse vi è l’implementazione dell’analisi dei contenuti sul web, finalizzata a segnalare rapidamente il materiale terroristico online tramite l’European Union Internet Referral Unit (EU IRU), l’Unità di segnalazione di Internet dell’Europol. Gli ulteriori sforzi comprendono l’adozione della strategia dell’UE per l’Unione della sicurezza 2020-2025 e la promozione di un programma di lotta al terrorismo con lo scopo primario di prevenire la radicalizzazione tra i giovani a rischio.