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Jan Masaryk: una vita per la Cecoslovacchia

27 Febbraio 2024

Jan Masaryk ha dato la vita per la Cecoslovacchia. Tuttora considerato un patriota di primo piano, amava il suo paese e ne rappresentò uno dei maggiori rappresentanti all’estero. Figlio d’arte, di Tomáš G. Masaryk, era rispettato dai politici di destra e di sinistra del tempo. Raggiunse la fama internazionale quando divenne ambasciatore in Gran Bretagna e Ministro degli Esteri. Attraversò la crisi di Monaco del 1938 e nonostante il fallimento dell’élite liberaldemocratiche in quell’occasione rimase abbastanza popolare anche durante la guerra, in esilio a Londra. Jan Masaryk nacque il 14 settembre 1886 a villa Osvěta a Vinohrady, un quartiere di Praga, nell’allora via Čelakovská, oggi ribattezzata a suo nome. Rispetto agli altri fratelli – tra cui Alice Masaryková ed Herbert Masaryk, di sei rispettivamente cinque anni più grandi – era un bambino vivace. Come loro, aveva talento per le lingue. Giocava a calcio nel club Slavia e frequentava i campi da tennis.

Appassionato di musica, voleva diventare pianista o direttore d’orchestra. Nel 1897 iniziò il ginnasio a Malá Strana. Come il padre, fu colpito dal processo nei confronti di Leopold Hilsner, nel 1899. La giovane Anežka Hrůzová fu rinvenuta senza vita nel villaggio di Polná. L’ebreo Hilsner venne accusato dell’omicidio. Si scatenò in tutto l’Impero asburgico una campagna mediatica contro il presunto assassino. Quasi solo Masaryk Sr. prese le sue difese, a fronte delle sciocchezze antisemite – tra cui l’omicidio rituale, secondo cui gli ebrei raccoglievano il sangue delle ragazze a Pasqua. La stampa mise Tomáš in ridicolo; Jan subì pressioni da colleghi di ginnasio. Poi migrò negli Stati Uniti, dove respirò un’aria tutta nuova: quella della libertà e dell’indipendenza che bramava per la futura Cecoslovacchia. A New York fece il fattorino. A Bridgeport lavorò in una fonderia, di proprietà di Charles Crane, un amico del padre.

Operaio e stampatore di fonderia, ricordò in seguito questo come il periodo più bello della sua vita. La disciplina della fonderia gli fu molto utile in diplomazia. A Bridgeport trascorse sei anni e imparò l’inglese. A fine 1913, Jan Masaryk tornò a casa, in tempo per arruolarsi nell’esercito austro-ungarico. Nel frattempo, il padre e la sorella Olga Masaryková partirono per gli Stati Uniti per trovare appoggi internazionali per l’indipendenza dello Stato cecoslovacco. Da tenente soggiornò ad Halič (Geschatz) poi in Italia settentrionale. Imparò anche il polacco e l’ungherese. La guerra colpì gravemente la famiglia Masaryk. Herbert morì in guerra; Alice fu fatta prigioniera per otto mesi; Charlotte si ammalò. Il 20 dicembre, poco più di un mese dopo l’indipendenza della Cecoslovacchia, il nuovo Presidente della Repubblica Tomáš G. Masaryk arrivò a Horní Dvořiště. Il 21 dicembre la famiglia si trasferì al Castello di Praga.

La salute di Charlotte non migliorava e fu costretta a stare al sanatorio di Veleslavín. Dipendente presso l’ufficio presidenziale, Jan si spostò poi al ministero degli Esteri. Lavorò a stretto contatto con Edvard Beneš, il pupillo politico del padre. Chargé d’affaires a Washington, con il suo inglese conquistò l’affetto degli americani per i cecoslovacchi. Nel 1920 gli fu offerto un posto di diplomatico in Gran Bretagna. Ma i peggioramenti della salute della madre lo obbligarono a fare avanti e indietro da Praga. Nel 1925 divenne ambasciatore cecoslovacco in Gran Bretagna. Si sposò con Frances Crane, figlia di Charles. Il matrimonio durò sette anni. Tra i suoi compiti a Londra c’era quello di accreditare la Cecoslovacchia. Fu difficile, all’inizio, penetrare nel cuore dei conservatori, ma poi riuscì ad acquisire la fiducia delle comunità sociali.

Re Giorgio V amava le barzellette di Masaryk Jr., ambasciatore fino all’ottobre 1938, quando si dimise per protesta contro il Patto di Monaco. In esilio a Londra collaborò con Beneš e il governo in esilio. Nel luglio 1940 Jan Masaryk fu nominato ministro degli Esteri. Dopo la guerra, mantenne la sua carica. Nutriva grandi speranze nelle Nazioni Unite, ma non riuscì ad evitare le influenze comuniste in Cecoslovacchia. Nonostante le pressioni non abbandonò mai Beneš. Tornò da Mosca nel luglio 1947 e dovette rifiutare la partecipazione al Piano Marshall. Con il colpo di Stato comunista del febbraio 1948 la situazione precipitò. Il 10 marzo 1948, Jan Masaryk fu trovato morto in un cortile di Palazzo Černín. Ancora oggi non si sa se si trattò di un suicidio o di un omicidio. Con lui moriva per i quant’anni successivi la libertà nel suo paese.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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