Siamo ancora nell’anno matteottiano, e le inchieste di Fanpage, le testate scandalistiche politiche e i talk show parlano costantemente, o poco ci manca, di fascismo. “Sono tornati i fascisti”, “È tornato il fascismo” e affermazioni simili sono quasi all’ordine del giorno. In modo quasi stomachevole, nauseante, errato. E sembra ormai l’unico strumento retorico, privo di contenuto, di chi si contrappone a questo esecutivo e questa maggioranza.
Possibile che il centro e la sinistra sappiano solo dire “Fascisti”? Matteotti non urlava che c’erano i fascisti: metteva in guardia da loro, ne denunciava le malefatte, era un rompiscatole perché proponeva un’alternativa credibile. Oggi invece, esclusi pochissimi drappelli e soggetti ragionevoli, il centro e la sinistra sembra in preda a un’isteria collettiva. Vi state svegliando solo adesso?
È dal 1948 che i fascisti sono in parlamento. Hanno sostenuto governi nella prima repubblica (Zoli e Tambroni) con il cadavere di De Gasperi, loro strenuo oppositore, ancora caldo. Hanno preso parte a molti governi della seconda repubblica. L’Italia è un paese ancora pieno di nostalgici: di persone col busto di Mussolini in casa, che hanno ereditato dai genitori e dai nonni una memoria del ventennio e della guerra partigiana molto diversa da quella suffragata dalla storia. E questo anche grazie ai comunisti, che con Togliatti amnistiarono i fascisti italiani invece di darci, come avvenuto per la Germania, una nostra Norimberga. Non abbiamo fatto i conti con il nostro passato: è ovvio che si ripresenti!
Il punto non può essere solo che quelli sono fascisti. Al massimo possono essere una brutta copia, dei cosplayer dei fascisti che hanno tenuto l’Italia per un ventennio. Non hanno certamente le capacità politiche e amministrative di quelli del ventennio, che per l’epoca erano comunque scarsi. Non può esserci la retorica del “sono fascisti”. La politica è contrapposizione e scontro, anche feroce e a volte sanguigno, certo: ma lo si fa sui contenuti! Altrimenti non c’è più un contrasto tra destra, centro e sinistra, ma solo tra destra e anti-destra. Questa retorica, ammalata, non può essere più il punto.
Invece di inseguire Meloni per chiederle di dirsi antifascista o La Russa per chiedergli dei busti di Mussolini, si parli e si chieda perché di determinate scelte che fanno male alla società e all’economia.
Soprattutto: mostrare un’alternativa agli elettori. E spingere la maggioranza silenziosa a votare per qualcosa, non contro qualcuno!
Il centro e la sinistra devono rivendicare con forza la loro agenda sui diritti di libertà, certo. Ma non può essere questo argomento l’unico motore.
Ci sono temi cruciali per il presente e il destino del popolo italiano.
Per esempio: perché si parla di crescita degli occupati? I pensionamenti aumentano, il turn over per l’assunzione di nuovi lavoratori è bloccato per tutto il 2025, i contratti in crescita sono quelli precari e misti. Il calcolo dei disoccupati viene fatto sulla base dell’iscrizione dei disoccupati alle agenzie interinali. E qui c’è un problema triplice: un iscritto all’ANPAL viene cancellato dalle liste dopo due anni anche se non ha trovato lavoro. In più i giovani universitari sono considerati occupati, e quelli con contratti di tirocinio e stage vengono depennati, pur avendo un impiego per pochi mesi e, forse, remunerato (quasi sempre poco e male). In ulteriore aggiunta, i giovani hanno ricominciato drammaticamente a cancellarsi dalle liste di collocamento per emigrare all’estero alla ricerca di un lavoro che qui o non c’è o è mal pagato.
In due anni questo governo e questa maggioranza cos’hanno fatto? Nulla! Concorsi bloccati, assunzioni PNRR a rilento eccetera.
Basterebbe fare davvero “poco” per riattivare quel dannato ascensore sociale di cui gli under 40 e gli italiani in generale hanno bisogno, ma ci vuole la volontà politica di farlo. È evidente che questa destra non ce l’ha. Abbattimento del cuneo fiscale per chi assume con contratti a tempo indeterminato, promozione del welfare aziendale tramite leve fiscali sono due modi possibili tra tanti.
Il lavoro povero continua a crescere. Perché il governo alza gli stipendi solo nominalmente mentre li abbassa più del doppio con l’inflazione e la tassazione indiretta? Secondo stime prudenziali molti lavoratori, malgrado l’aumento del salario, spenderanno tra 80 e 100 euro in più ogni mese solo di tasse indirette. Questo dato fa il paio con un altro dato: i salari aumentati in contrattazione sono cresciuti meno di quanto è già cresciuta l’inflazione. E con la finanziaria proposta, l’inflazione crescerà ancora.
Questo significa che le bollette di luce, gas e acqua aumenteranno. E da due anni siamo il paese europeo che paga di più l’energia. Significa che aumentano le tasse “invisibili” per noi consumatori sui prodotti, anche di prima necessità. Vuol dire che i pendolari vedranno una ulteriore impennata delle tariffe sui trasporti pubblici, con speculazione anche di quelli privati.
Tutto questo per finanziare cosa? Buchi di bilancio fatti, da questo stesso esecutivo, con la scorsa finanziaria.
L’alternativa anche qui c’è: aumentare gli scaloni IRPEF, diversificando maggiormente la tassazione per non opprimere le classi disagiate con gabelle indirette, alleggerire la pressione fiscale – oggi elevata – sulle classi medie e sulle famiglie e colpire davvero i grandi capitali. Rilancio: tassare gli extraprofitti, fatturati su clienti italiani, dei colossi del web, aumentati tramite il commercio di dati di mercato con rilevazioni, tramite la vendita di spazi pubblicitari e tramite l’aumento delle tariffe non causate dall’aumento della pressione fiscale.
Perché poi trovare le risorse per tagliare solo le multe ai novax covid e non cercare solo 180 milioni per togliere l’Iva su tamponi, prodotti per l’igiene intima femminile e da quelli per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili? La commissione del Consiglio Nazionale dei Giovani “Diritti e Politiche di Genere” lo chiede da due anni, il Piano Nazionale Giovani 2024 e quello 2025 l’hanno proposto, un emendamento parlamentare bipartisan ha proposto il recepimento della proposta. Eppure la maggioranza neroverde ha scelto di bocciare quell’emendamento.
In altre parole: si trovano risorse per aumentare gli stipendi lordi e i benefit dei ministri, si trovano risorse per togliere le multe ai novax covid, ma si sceglie di non trovarle per la salute delle donne per aiutare i lavoratori. Al contrario si spara sulla crocerossa: si aumentano le tasse indirette, si aumentano gabelle sui consumi, non si interviene sul cuneo fiscale, si sceglie di non intervenire per quanto possibile sull’inflazione.
Nel 2025, ogni cittadino sarà più povero: pagherà più tasse, soprattutto quelle di cui non si rende conto, e avrà ancor meno servizi. Il tutto magari con 50 o 100 euro in più scritte sulla busta paga. Ma la carta è un conto, in tasca è tutta un’altra cosa.
Insomma, non ci sono più i fascisti di una volta: almeno quando c’erano i treni arrivavano in orario (…forse)!