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A SPASSO PER MUSEI: LA PINACOTECA DI BRERA

16 Luglio 2020

Il secondo passo nelle visite museali di Sasha Strong, lo porta in una delle più ricche pinacoteche italiane come patrimonio: Brera. Viviamo assieme le sue sensazioni e i suoi giudizi.

È passato ormai un mese dalla prima visita del nostro ragazzo, Sasha Strong. È ora di proseguire il racconto del suo viaggio culturale. Per questa volta non dovrà spostarsi troppo, perché ci troviamo in Italia, a Milano. La Pinacoteca di Brera fa forse parte di quei musei con un patrimonio ricchissimo, da far innamorare dell’arte un completo menefreghista della materia; vediamo se sarà il caso di Sasha. Scusatemi, non si vuol certo gettare dei giudizi così affrettati su di lui; in fondo si è comportato bene l’ultima volta, portando delle critiche sull’esposizione! In ogni caso, è pronto ad entrare nella pinacoteca lombarda.

L’ingresso nel cortile

La struttura non è la classica a tempio, ma si tratta di un loggiato. Il cortile d’ingresso è costruito su due piani, dove colonne ed archi scandiscono le 4 facciate. Questa costruzione è tipicamente italiana e ognuno di noi avrà sicuramente avuto modo di vederla, anche in forma meno monumentale. Al centro si trova una statua bronzea di quello che pare essere una classica divinità antica, ma analizzando il volto vede la faccia di Napoleone. Una curiosa raffigurazione, molto pomposa, del primo imperatore francese. “Mmm chissà dove devo andare…” Lo spaesamento è comprensibile, poiché i molti archi si aprono a diversi ambienti e può non essere così intuitivo trovare l’ingresso. Ma se un non idiota come il nostro Sasha seguisse le indicazioni, non dovrebbe avere difficoltà. Sale così la scalinata dove si trovano statue di personaggi illustri locali (Beccaria e Parini). L’ingresso si spalanca verso la maestosa Biblioteca Nazionale Braidense, la terza in Italia come patrimonio librario. Non ha l’opportunità di entrare gratuitamente nel museo come a Londra, ma Sasha questa volta prende subito la mappa, il depliant. E gli sarà utile, data la composizione della stanze.

Due Gesù Cristo

Purtroppo il passaggio tra le varie sale non è ben guidato e lasciato molto all’indipendenza del visitatore. A causa di ciò si rischia di tralasciare stanze ed opere importanti. Ma è giunto il momento di sentire i pareri di Sasha davanti ai quadri e capire quale lo ha colpito e per quali ragioni. Nelle sale rinascimentali coglie giustamente uno delle tele più significative della collezione, Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti, di Andrea Mantegna. “Non vedo la terza persona “dolente”. Non ha tutti i torti, poiché Maria Maddalena è ben Coperta dalla Vergine e San Giovanni. Al di là della questione numerica, ciò che rende speciale il quadro è la resa prospettica del Cristo. Infatti questa non è perfetta, non è matematica, ma vediamo dei piedi più piccoli e gambe più corte. A primo acchito non si nota, segno della grande maestria del pittore veneto a rendere un corpo in una posizione nuova per il tempo (siamo alla fine del 1400!). Tra queste sale nota un’altra raffigurazione di Gesù, Cristo alla colonna di Donato Bramante. In questo caso il colpo d’occhio è totalmente emotivo: lo sguardo distrutto ma dolce lasciano di stucco. Sasha vede una certa somiglianza di stile con un’opera londinese; gli ricorda un poco i Coniugi Arnolfini. La barba e i capelli sono resi in maniera minuziosa, come facevano i maestri fiamminghi. Questi avevano evidentemente influenzato il gusto dell’autore marchigiano.

I capolavori nella stessa stanza

Sasha prosegue verso altre sale. La numero 24 mostra due opere che, volendo o meno, tutti abbiamo visto da qualche parte. Si tratta dello Sposalizio della Vergine di Raffaello e la Pala di Brera di Piero della Francesca. Entrambe le opere sono importantissime per l’uso della prospettiva nella scenografia, ma parliamo delle impressioni che gli hanno trasmesso. Partiamo dal secondo: Federico da Montefeltro, duca di Urbino, è reso inginocchiato davanti a Cristo. Il “Megalomane” uscito dalla bocca di Sasha è comprensibile. Tuttavia si tratta di una pratica in voga del XV, si veda ancheTrinità di Masaccio, circa 50 anni più vecchia. Assieme all’armatura di Federico, che pare in contraddizione dal clima religioso della scena, il vero elemento che lascia stupito un contemporaneo è l’uovo di struzzo. Era simbolo della creazione, della perfezione divina e richiama al dogma della Vergine Maria. Sono informazioni molto precise, che solo tramite la descrizione sotto il quadro uno può cogliere. Lo Sposalizio invece è diventato forse più famoso per i numerosi meme, dove lo mostrano accanto alla stessa opera di Perugino. Ci si dimentica spesso che questo ultimo era stato suo maestro e non vi era stato nessun “plagio”, ma una sincera ispirazione, che porta a superarlo nella resa cromatica e plastica. La prospettiva è segnata dal tempio posto sullo sfondo, che fa da centro prospettico e guida l’occhio dell’osservatore. Sotto l’opera nota che i cartelli informativi sono due. In uno vi è la classica descrizione “scolastica”, mentre nell’altro torva una lettura diversa, più istintiva. Si tratta di una raccolta di impressioni dei visitatori. James M. Bradburne, il direttore della Pinacoteca, ha deciso di dare questa duplice lettura per numerose opera, che consente un approccio più morbido e alternativo alla conoscenza: un’idea geniale!

Il Risorgimento nei ritratti di Hayez

Uno degli ambienti più affascinanti del museo, è la parte di laboratorio di restauro a vista. Per arrivare verso le sale con le pitture più recenti, Sasha ha avuto l’occasione di visionare dei quadri non esposti ma “in lavorazione”. Si deve pensare al museo anche come ad un luogo in cui la cura degli oggetti è importante, per riportarli al vecchio splendore. Cammina e arriva in quella che è forse la sala principale di Brera, la N. 38. che possiamo nominare come sala del “risorgimento”. I quadri più noti son quelli del veneziano Francesco Hayez, assieme alle opere di Giovanni Fattori. Il bacio è probabilmente l’opera più conosciuta dell’intera collezione. E Sasha è fortunato poiché tra le numerose iniziative della pinacoteca, quel giorno veniva offerto una raffigurazione gratuita di un artista a matita di se stessi davanti al bacio. Tuttavia, le numerose coppie che in fila lo hanno fatto sentire fuori luogo e ha rinunciato. Sarà per un’altra volta. Gira lo sguardo e si trova nella stessa sale il ritratto di Alessandro Manzoni, realizzato dallo stesso Hayez. Ogni studente italiano ha letto (se non integralmente, dei passi) i Promessi Sposi e trovarsi davanti alla raffigurazione più autentica dell’autore fa un certo effetto, anche a Sasha. Il pittore era stato amico dello scrittore, al quale si era ispirato per le prime composizioni. Successivamente passerà ai quadri tema storico, dei quali il Bacio è un esempio. Non si tratta di un semplice gesto dolce tra due innamorati, ma il simbolo della collaborazione italo-francese per scacciare gli Austriaci dal regno del Lombardo-veneto. Il colore azzurro di lei e il verde-rosso di lui rappresentano rispettivamente Francia ed Italia. I quadri nascondono un linguaggio che solo tramite un aiuto siamo in grado di cogliere per apprezzare a pieno. “Pff, ed io che pensavo fosse solo mainstream perché limonano”.

I sentimenti: la serenità del Giardino, l’ansia della Crocifissione e la risata per l’Autoritratto

In questo ultimo paragrafo vengono prese in esame alcune delle opere degne di nota, che hanno colpito Sasha. Le emozioni da lui provate, sono completamente diverse per ciascuno. Il Pergolato di Silvestro Lega, Il martirio dei santi francescani a Nagasaki di Tanzio da Varallo e Autoritratto al cavalletto di Salomon Adler sono i loro nomi. Sono opere molto diverse, sia come epoche sia per le tematiche. La prima suscita pace e tranquillità. La scena mostra donne e bambine che si godono il sole del pomeriggio estivo. La seconda invece è tragica, drammatica e suggestiva. Una fila di uomini religiosi messi in croce, in fila. L’ultima opera segnalata è un autoritratto, dove lo sguardo simpatico del pittore ha un sorriso contagioso. Insomma, 3 opere per 3 sensazioni. L’arte è in fondo questo, sensazioni ed emozioni. Se non si provasse nulla davanti ad un’opera, allora gli errori sono due: l’autore non è stato capace di esprimere quello che voleva, farsi comprendere, o è invece l’osservatore a porsi in modo sbagliato. Se siamo svogliati e disattenti possiamo perdere molto.

Finisce così la seconda giornata di Sasha. Per la prossima potrebbe decidere di visitare anche più musei in una volta, chissà. L’importante è che ne esca contento e soprattuto arricchito.

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