«Was haben Sie in den nächsten 20 Minuten zu tun?» chiede ai binari della stazione di Tulln an der Donau il cartonato di Egon Schiele.
L’artista della Secessione viennese, nato qui il 12 giugno 1890, fa rima con tutto in questo piccolo paesino austriaco sul Danubio. Un fumetto accompagna il visitatore lungo il villaggio, riorganizzato come un parco a tema. È possibile anche prenotare tour individuali e privati di un’ora e mezza sulle orme del Nostro. Dal giardino am Wasserpark – intitolato all’autore – dalla Schiele Torte della Konditorei Wagner, fino alla Schiele Schockolade. Il tour per tornare sui passi dell’artista inizia con i suoi fiori che alla stazione accolgono turisti e pendolari. Il ragazzo con i calzoni marroni, la camicia bianca con le maniche tirate su e una cravatta capovolta invita a visitare la sua casa. Schiele nacque infatti alla stazione di Tulln an der Donau.
Spese in questo piccolo paese oltre un terzo della sua vita – morì a ventotto anni di influenza spagnola che portò via un artista di oltre tremila lavori. Oggi si possono visitare la “Geburtshaus”, il percorso di Schiele (lo “Schieles Weg”, di una novantina di minuti attorno alla città) e il museo dedicato all’artista. Visita autonoma all’appartamento: basta pagare due Euro al primo piano della stazione e subito si entra nei locali. Purtroppo, nulla di originale è stato preservato dai tempi di Schiele. Nell’appartamento – centoventi metri quadrati e quattro stanze – si respira aria di primo Novecento, quando il pittore era un bambino prodigio. Dalla finestra sui binari, guardava treni che andavano e venivano. E che divennero il suo primo soggetto. Il tour è un salto indietro nell’infanzia dell’artista, che aveva tre sorelle, Elvira Schiele, Gertrude e Melanie.
Gli spazi raccontano la storia di Schiele fino al settembre 1904, quando il padre Adolf Schiele, nato nel 1850 a Vienna, fu licenziato dal suo lavoro di capo stazione per conseguenze della sua sifilide. Gli anni di Tulln sono stati formativi per Schiele: importanti per la sua carriera e lo sviluppo della sua personalità. La prima stanza è il soggiorno: un tavolo e una credenza, con la vista sui binari. Per terra un treno sotto teca: rappresenta uno dei regali del padre di Egon, a cui il bambino era affezionatissimo. Adolf era un uomo molto rispettato a Tulln. Tuttavia, la famiglia era isolata e preferiva starsene sulle sue. La seconda stanza è quella dei genitori. Una stufa alta di ceramica, alcune foto di famiglia, un armadio, un letto. Una spada e una feluca: simbolo del servizio imperiale. La stanza dei bambini dà invece sulla strada.
Una volta Schiele disegnò per tutta la casa dei binari con un gesso. I primi momenti artistici di Egon coincidevano con l’avvento della tecnologia moderna. Le nuove scoperte tecnico-scientifiche erano molto stimolanti per il bambino. Dalla finestra della stazione, Egon vedeva il mondo che si muoveva: i treni che andavano e venivano erano il collegamento tra mondi ed epoche. Tra le molte gite che fece in treno, Schiele andò anche a Krumau (oggi Český Krumlov), dove la madre Marie Soukump era nata nel 1863. Una volta andò fino Trieste con la sorella Gertrude Schiele, detta Gerti. Un viaggio avvolto nel mistero. Dati gli interessi dell’artista – il nudo, la passione, il tormento, l’emotività, la paura, la sessualità – si suppone che il giovane abbia avuto relazioni sessuali con la sorella, la sua preferita nonché sua modella nei primi lavori.
In casa Schiele regnava Adolf. Marie, di dodici anni più giovane, faceva i suoi doveri casalinghi e si occupava dei figli. Lo stretto codice di condotta austroungarico si rifletteva nella famiglia a conduzione patriarcale. Un giorno Adolf si ammalò di sifilide. L’avrebbe contratta in un bordello durante la notte di nozze, quando – insoddisfatto – preferì andare con una prostituta. Elvira morì a dieci anni; forse una conseguenza della malattia del genitore. All’epoca, il due per cento della popolazione femminile di Vienna esercitava il mestiere. Un terzo dei pazienti degli istituti psichiatrici era affetto dalle forme senili di sifilide. La malattia era terribile: cambi di personalità, scarsa concentrazione, disordini cognitivi, demenza, allucinazioni. Sintomi che si manifestarono anche in Adolf, che morì quando Egon aveva quattordici anni.
Quando si esce dalla casa si inizia si è già sul “Schieles Weg” di Tulln an der Donau. Un percorso di tredici tappe per tutta la città messo a punto dall’artista Gert Linke. Anch’egli è nato a Tulln, nel 1948. Dopo gli studi in arti a Vienna, ha lavorato come scultore indipendente nella città natale dal 1973. Nei primi anni Ottanta ha insegnato all’università. Le sue opere usano spesso legno, ferro o pietra. Se si prende la via del tour si va verso la città. Un passaggio all’Heisselgarten, fino alla alte Volksschule. La scuola fu terribile per Egon: brutti voti sia alle elementari che alle medie. Alcuni insegnanti gli consigliarono di frequentare l’Accademia di Belle Arti di Vienna. Alla Stadtpfarrkirche, quarta tappa, Schiele studiava il paesaggio urbano di Tulln.
Al Karner, l’ossario circolare tardo-romanico vicino alla chiesa, gli abitanti riesumavano le ossa – un tema legato alla morte, che fu sempre uno dei soggetti della pittura di Schiele. Sulla Wiener Strasse, dove passavano le carrozze, c’erano dei negozietti. Alla Hauptplatz, il cuore della città. Qui il gotico si incontra con il barocco. Le bancarelle venivano allestite all’alba. La colonna della Trinità ricordava le numerose vittime della peste nel XVII secolo. Alla Minoritenkirche l’opulenza catturava l’immaginazione di Schiele. C’è anche una statua di Giovanni Nepomuceno, gettato nella Moldava a Praga perché rimase in silenzio piuttosto che tradire la regina Giovanna di Baviera – oggi è patrono di Boemia. Anche un dipinto della Madonna Nera nascosta dietro sbarre barocche. Nei pressi del Danubio, si arriva alla tappa numero nove. È il Museo Egon Schiele. L’itinerario di Linek comprende anche attrazioni che non hanno a che fare con l’artista e la sua storia.
La Wasserkreuz barocca, presso cui il giorno di Ognissanti gli abitanti commemoravano i morti portati via dal fiume. Ma anche la Römerturm, che indica il passaggio degli antichi romani – poi usata come arsenale e magazzino del sale. Dunque, il Römermuseum, aperto nel 2001, che ospita oggetti ritrovati nell’ex forte di cavalleria romano. L’ultima tappa è il cimitero. Qui è sepolta parte della famiglia: Adolf (1850-1905) e Marie (1862-1935) e Elvira (1883-1893). Il museo Schiele conserva quello di più prezioso che Schiele ha lasciato: i quadri. La statua dell’artista, che riprende le pose delle foto scattate da Anton Josef Trčka, dà il benvenuto ai visitatori. Il museo è stato aperto in occasione del centenario dalla nascita del pittore, il 12 giugno 1990. All’età di undici anni, nel 1901, Egon frequentò la Realschule di Krems.
Le chiese della città ad Ovest di Tulln sono tra i primi paesaggi dell’autore. Al secondo anno Schiele andò a Kloserneuburg. Quando Adolf morì, Leopold Czihaczek, uno zio, divenne suo affezionato tutore. Nel 1906 Schiele viene ammesso all’Accademia delle Belle Arti. Alcuni delle prime opere di Schiele sono ospitate nella “Schatzkammer” del museo. Ci sono anche gli strumenti con cui Schiele disegnava e una lettera originale a Josef Hoffmann del 1910. Proseguendo nelle stanze del pianterreno – l’edificio era una ex prigione – la mostra ripercorre le figure più importanti legate all’autore. Melanie Schiele con un cappello fatto da sé; poi Gerti e la modella e musa Wally Neuzil con le mani in tasca. Infine, la moglie Edith Harms con una sigaretta in bocca – morirà tre giorni prima del marito, al sesto mese di gravidanza, d’influenza spagnola. Al primo piano la parte didattica e documentaristica della mostra.
Ci sono esposti anche i lavori dell’amico Erwin Osen, che ricalcava lo stile di Schiele, ma non fu altrettanto famoso. Artista carismatico e versatile, si era cimentato dal dramma alla pantomima, dal design al cabaret. Di un anno più giovane di Schiele, morì nel 1970; ed ebbe comunque un notevole impulso nell’Espressionismo viennese. La storica dell’arte Alessandra Comini di Dallas, scoprì Schiele ad una mostra all’Università di Berkeley. Volle approfondire l’austriaco e nell’estate del 1963 noleggiò una Volkswagen e si spostò da Tulln a Neulengbach, da Krems a Mühling. Incontrò sia Gerti che Melanie, ma anche Adele Harms, sorella di Edith. Diventò amica di tutte e tre e riuscì ad ottenere interviste e racconti esclusivi. In una lettera di risposta del 4 settembre 1963 Melanie si rivelò entusiasta di incontrare Comini. Ricostruirono assieme, fino a notte fonda, vita, opere e avventure di Egon Schiele e della sua Tulln.