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Il realismo di Putin

9 Marzo 2022

Ognuna delle parti dovrebbe sapere che l’incertezza, il compromesso, l’incoerenza sono spesso la vera essenza della politica; eppure ognuna di esse tende a credere che l’altra sia dotata di fermezza di propositi, di preveggenza, di coerenza politica, che pure sono nettamente smentite dall’esperienza.

Henry Kissinger

Un’altra prospettiva

Questa frase di Kissinger, peraltro applicabile a tutti i rapporti umani, dovrebbe essere la bussola con la quale si segue qualsiasi crisi globale. In occidente stiamo condannando moralmente, politicamente ed economicamente la Russia. Come è giusto che sia. L’invasione dell’Ucraina è un attacco al sistema internazionale a trazione occidentale, e le modalità di azione di questa offesa sono antitetiche rispetto ai valori occidentali. Nel momento in cui scrivo, le misure attuate dai governi europei ed americano sono tutto ciò che è possibile fare senza scendere direttamente in guerra contro la Russia. L’occidente si è compattato attorno ai suoi principi: rispetto della sovranità degli Stati, dei diritti umani e citando la Costituzione italiana, rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.

Che questi principi siano coerenti o meno con quello che è stato l’operato occidentale negli anni, poco importa. Fanno parte della nostra narrativa, percezione di sé e visione del mondo. Sono la nostra proiezione universalistica e cifra ideologica. La nostra identità è impregnata di questi valori, ed esiste per contrapposizione a chi invece in questi non si riconosce.

In fondo la contrapposizione alla Russia porta con sé un messaggio identitario semplice: noi non siamo Russia. Da qui il compattamento insperato del fronte occidentale. Per essere meritevoli dell’universalismo con cui ammantiamo i nostri valori, dovremmo però applicare anche un altro elemento tipico della nostra tradizione culturale: lo spirito critico. Per quanto esso sia strutturalmente incompatibile con la politica, è necessario comprendere le ragioni per cui la Russia ha invaso l’Ucraina. Putin non è pazzo e parte della popolazione lo sostiene-non solo-perché soggetta ad anni di propaganda.

La percezione del mondo di Putin

Forse e paradossalmente è proprio ad Atene, città madre della democrazia moderna, che possiamo ricondurre la visione che del mondo ha Vladimir Putin. Nel 416 a.C. gli abitanti dell’isola di Melo si rifiutano di entrare a far parte della lega ateniese. Tucidide, nella Guerra del Peloponneso, racconta l’incontro tra l’ambasceria ateniese, inviata per imporre il dominio di Atene, e gli abitanti dell’isola. I melii accolgono la delegazione e spiegano le ragioni della loro neutralità. Si rifanno agli ideali di giustizia e di rispetto fra i popoli. La neutralità in fondo non avrebbe danneggiato né gli uni né gli altri. La risposta degli ambasciatori ateniesi è la seguente:

[…] Bisogna che da una parte e dall’altra si faccia risolutamente ciò che è nella possibilità di ciascuno e che risulta da un’esatta valutazione della realtà. Poiché voi sapete tanto bene quanto noi che, nei ragionamenti umani, si tiene conto della giustizia quando la necessità incombe con pari forze su ambo le parti; in caso diverso, i più forti esercitano il loro potere e i più deboli vi si adattano.

Tucidide, La Guerra del Peloponneso, libro V

Gli abitanti dell’isola di Melo si rendono conto che gli ateniesi non sono disposti ad accettare una reciproca neutralità e si dicono allora pronti a combattere, sicuri di essere dalla parte del giusto e di godere quindi della protezione divina oltre che del più terreno aiuto di Sparta, antica patria. Gli ateniesi rispondono con quello che si potrebbe definire il manifesto del realismo politico:

Se è per la benevolenza degli dei, neppure noi abbiamo paura di essere da essi trascurati; poiché nulla noi pretendiamo, nulla facciamo che non s’accordi con quello che degli dei pensano degli uomini e che gli uomini stessi pretendono per sé. Gli dei, infatti, secondo il concetto che ne abbiamo, e gli uomini, come chiaramente si vede, tendono sempre, per necessità di natura, a dominare ovunque prevalgano per forze. Questa legge non l’abbiamo istituita noi, non siamo nemmeno stati i primi ad applicarla; così, come l’abbiamo ricevuta e come la lasceremo ai tempi futuri e per sempre, ce ne serviamo, convinti che anche voi, come gli altri, se aveste la nostra potenza, fareste altrettanto.

Tucidide, La Guerra del Peloponneso, libro V

Per poi proseguire:

Da parte degli dei, dunque, com’è naturale, non temiamo di essere in posizione di inferiorità rispetto a voi. Per quel che riguarda l’opinione che avete degli Spartani, e sulla quale basate la vostra fiducia che essi accorreranno in vostro aiuto per non tradire l’onore, noi vi complimentiamo per la vostra ingenuità, ma non possiamo invidiare la vostra stoltezza. Gli Spartani, infatti, quando si tratta di propri interessi e delle patrie istituzioni, sono più che mai seguaci della virtù, ma sui loro rapporti con gli altri popoli molto ci sarebbe da dire: per riassumere in breve, si può con molta verità dichiarare che essi, più sfacciatamente di tutti i popoli che conosciamo, considerano virtù ciò che piace a loro e giustizia ciò che loro è utile: un tal modo di pensare, dunque, non s’accorda con la vostra stolta speranza di salvezza.

Tucidide, La Guerra del Peloponneso, libro V

Proviamo ad immaginare l’isola di Melo, Atene e Sparta rispettivamente come Ucraina, Russia e Stati Uniti: otterremo un resoconto sorprendentemente preciso di quello che è successo a partire dal novembre del 2021. I Melii furono sterminati e la Guerra del Peloponneso inaugurò il declino di tutte le polis greche.

Strategia

La legittimità del regime di Putin si radica negli anni ’90, riconosciuti in Russia come uno dei periodi più tragici e umilianti della storia nazionale: perdita dello status di potenza globale e dei satelliti, privatizzazione degli enormi apparati industriali sovietici e il default del ’98, durante il quale smettono di essere pagati stipendi e pensioni. Dalle ombre del palazzo e dei servizi emerge Vladimir Putin, sconosciuto ai più e con un non-partito creato attorno a lui solamente dopo l’avvento al potere.

I servizi segreti russi assumono il ruolo che era stato del Partito durante gli anni dell’Unione Sovietica e diventano la vera struttura statale, detentori dei fili del potere. I primi oligarchi nati con le liberalizzazioni di Eltsin vengono sostituiti, eliminati o esiliati. L’aumento dei prezzi degli idrocarburi a inizio degli anni 2000 permette una spesa in due direttive e consacra Putin di fronte all’opinione pubblica: vengono aumentati stipendi e pensioni, segnando una cesura con l’esperienza degli anni ’90 e soprattutto viene rinnovato e ampliato l’esercito.

L’invasione dell’Ucraina viene raccontata come un gesto irresponsabile e irrazionale. Forse non era voluta, forse i russi si immaginavano una resistenza inferiore, una reazione diversa dell’occidente e sovrastimavano il loro potenziale militare. È però impossibile ignorare la proiezione estera della Russia negli ultimi vent’anni. Se si osserva il grande disegno, l’invasione dell’Ucraina è perfettamente coerente con la politica degli ultimi due decenni di Putin. La prima immagine pubblica dello sconosciuto Primo Ministro Putin che rende il suo volto riconoscibile di fronte alle masse russe nel 1999, è l’aggressività con cui inizia la Seconda guerra cecena. Per la prima volta dal crollo dell’URSS la Russia rialza la testa a livello internazionale.

Cecenia, Georgia, Crimea, Donbass, Libia, Siria e ora Ucraina. Obama nel 2014 definì la Russia una potenza regionale, massima umiliazione per uno Stato che da più di tre secoli si considera potenza globale. L’obiettivo di Putin è ricostruire almeno in parte la profondità strategica della Russia prima degli anni ’90 e restituirle dignità imperiale. Nel 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale perché la Serbia era considerata sfera d’influenza russa, mentre nel 1999 Belgrado venne bombardata senza che la Russia venisse coinvolta nella decisione: le dimensioni del crollo della proiezione russa. Che tutto ciò non coincida con la nostra visione morale, storica e politica delle cose importa, ma non impedisce a questa visione del mondo di esistere e di essere reale nelle sue conseguenze. Siamo abituati a una percezione del mondo da fine della storia. Il trionfo della globalizzazione economica e culturale, del progresso sociale e della pace. Ricordiamoci che lo status quo esiste finché non esiste più.

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