LBM1948, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons

Le figlie della Cina: tre generazioni raccontano il Dragone

4 Febbraio 2022

Pubblicato nel 1991, pochi anni dopo il disastro di Piazza Tienanmen, “Wild Swans – Three daughters of China” è la biografia di una famiglia, quella dell’autrice, in cui sono raccontate le vite di tre generazioni, in un arco temporale che va dal tramonto della Cina imperiale fino agli anni ‘70, quelli dell’apertura con gli Stati Uniti.

Un inglese pulito ed efficace, una narrazione mai noiosa e le vicende appassionanti permettono al lettore di immergersi nella vita quotidiana dei protagonisti: piccole storie di difesa della propria dignità in un contesto di grandi sconvolgimenti in diversi momenti della storia cinese. Tutto comincia da quello che oggi in Cina viene considerato il periodo più basso della nazione: quando a cavallo tra l’800 ed il ‘900 l’Estremo Oriente era terra di conquista delle potenze occidentali e degli imperi russo e giapponese. In una dimensione dominata dai signori della guerra, poteri capillarmente corrotti, e da un’estrema povertà delle grandi masse contadine, si inseriscono le vicende di una giovane ragazza, la nonna dell’autrice, la cui straordinaria bellezza è all’origine di grandi sofferenze. Viene, infatti, sfruttata dalla famiglia che, oltre a non risparmiarle la tortura dei piedi fasciati, la consegna ad un potente come concubina. Nascerà una figlia, De-hong, dove “hong” sta per cigno selvatico, futura madre della Chang, che sarà la protagonista principale del libro.

Cresciuta nel nord della Cina durante l’occupazione nipponica, De-hong prenderà parte, giovanissima, alla successiva guerra civile tra i nazionalisti del Kuomintang ed i comunisti guidati da Mao-Zedong. Sarà tra le fila di quest’ultimi che si schiererà, correndo non pochi rischi per via delle sue attività clandestine all’interno di una città controllata dal Kuomintang. Con la sconfitta di quest’ultimo, avrà quindi un posto nel nuovo paese che Mao sta plasmando, troverà un marito in un comandante militare comunista e lascerà la madre alla volta della provincia del Sichuan, nell’entroterra centrale.

Qui “Mother” e “Father”, come sono chiamati i due genitori, cresceranno quattro figli nonostante le difficoltà di un lavoro, quello di ufficiali di partito, con incarichi amministrativi di alto livello e segnato dai mali della macchina totalitaria: la purezza rivoluzionaria è infatti un pretesto per soprusi che coinvolgono tutti i quadri dirigenti. I periodi di sorveglianza, le inquisizioni, il dover dimostrare la  propria innocenza e le accuse più gravi come arma per indebolire gli avversari e far carriera sono il risultato di una forte irregimentazione della società e di un’ideologia totalizzante. L’esercizio del potere sui più deboli ed il diritto di abusarne sono caratteristiche proprie dei totalitarismi, che si possono ritrovare nel fascismo italiano così come nello stalinismo russo. Le epurazioni di fantomatici “rightist” oppure “capitalist-roader” si accompagnano a scelte politiche mancanti delle più banali considerazioni socio-economiche: è il caso del Grande Balzo in Avanti che provoca una carestia con milioni di morti. A causa di un ferreo controllo sulla circolazione dell’informazione e di un rigido indottrinamento, ancora oggi, dopo decenni, la gran parte dei cinesi attribuisce quei disastri ad eventi naturali piuttosto che alle criminali decisioni del partito. A dimostrazione delle potenzialità benefiche, quindi distruttive per una dittatura, della libera circolazione delle notizie e dell’accesso all’informazione. Concetto ben evidenziato da Hayek, oggi di grandissima attualità anche per le democrazie più avanzate.

La grande forza morale, la correttezza nel lavoro e la fede nella rivoluzione permettono a questa famiglia, nonostante le difficoltà, di trovare il proprio spazio nella società cinese e di educare i figli al rispetto dell’essere umano. Ne esce il ritratto di una solida famiglia non così diversa da quelle che possono trovarsi nel mondo a noi più vicino. Proprio nelle relazioni affettive l’umanità riesce ad esprimersi pienamente ed al meglio. La famiglia come luogo sacro, unica entità sociale a garantire la sicurezza di poter essere unici, diversi dagli altri, coscienti di sé ed allo stesso tempo accettati ed amati. Sicurezza che libera l’uomo dalle meschinità e gli consente di esercitare quella bontà che è il tema  fondante di un altro capolavoro della letteratura mondiale: “Vita e Destino” di V. Grossman, ambientato, e non sorprende la similitudine, nel pieno della dittatura sovietica.

Il periodo più atroce e distruttivo per i protagonisti arriverà con la Rivoluzione Culturale, in cui le  lotte intestine per la leadership del partito si traducono in una tragedia su scala nazionale. La Cina, con una popolazione già lanciata verso il miliardo, sprofonda in anni di depressione economica e devastazione umana, sociale e culturale. Sono anni in cui il padre e la madre dell’autrice perdono ogni status politico e subiscono incarcerazioni, torture e l’esilio. La Chang ed i suoi fratelli e sorella, tutti adolescenti, sono mandati a lavorare nelle campagne, lontani dalla loro città e dai loro genitori. Lei non potrà esserci quando la nonna morirà.

In questa fase del libro la Chang, con la sua ottima capacità narrativa, ci consente di assistere al dissidio morale che la tormenta. Mette, infatti, a nudo i suoi pensieri ogni qualvolta intuisca che dietro le insensate violenze della Rivoluzione Culturale ci sia Mao, icona intoccabile. Nella testa degli adolescenti della Cina anni ‘60, in virtù di un’istruzione scolastica allineata allo stato totalitario e ad un indottrinamento asfissiante che permea tutta la società, Mao-Zedong assurge ad autorità suprema. Mao non fallisce, vuole il bene di tutti, è l’unico baluardo contro le destre, sa cosa è giusto e cosa è sbagliato, è giudice incorruttibile, è àncora in acque burrascose. Eppure, guardare ai fatti permette ad una ragazza intelligente e curiosa di aprire lentamente una breccia nella propria etica. L’autrice ci fa cogliere il progressivo distaccamento dal totalitarismo. Giorno dopo giorno, attraverso gli anni, questa breccia si allarga e le permette di vedere con occhi umani, di sentire con la propria coscienza piuttosto che accettare la morale del partito. Certamente è un percorso difficile, lento, perché l’idea che Mao-Zedong possa essere nel torto dev’essere repressa con vergogna, affinché ciò non influisca sul modo di agire o perfino sulla scelta delle parole. La morte del dittatore, che pone fine alla Rivoluzione Culturale, è quindi l’inizio della liberazione.

Le conseguenti timide aperture introdotte da Deng Xiaoping, il ritorno ad una normalità produttiva, il banale ritorno a scuola o all’università, contestuali alle visite di Kissinger e Nixon, le permetteranno di volare nel Regno Unito dove sarà la prima cinese a completare un PhD in un’università britannica. Troverà lì le occasioni per esercitare, finalmente, la propria coscienza civile. Le visite della madre, il padre è già deceduto, che le racconterà la storia della sua famiglia sono all’origine di questo libro. Un successo mondiale che tuttavia non ha avuto fortuna in patria, dove, e ciò non stupisce, è ancora oggi bandito.

1 Comment LASCIA UN COMMENTO

  1. Sarebbe interessante poter leggere il racconto di chi il percorso di disvelamento sulla realtà della vicenda politica e sociale della Cina di Mao non l’ha fatto. Per comprendere quali sono i tasti che permettono ad una ideologia assolutistica di incistarsi nella coscienza individuale e conquistarne i gangli.

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