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NASCE IL PARTITO GAY, MA CHE É STA CAFONATA?

23 Novembre 2020

Lo scorso giovedì, Fabrizio Marrazzo, già fondatore di Gay Help Line 800 713 713 e Gay Center, insieme a Claudia Toscano, attivista Agedo, e Vittorio Tarquini, giovane attivista trans, ha annunciato la nascita del Partito Gay. Tra ambizioni spregiudicate, previsioni ai limiti del possibile e poco entusiasmo, è stato un inizio assolutamente dimenticabile.

Nel logo, tutt’altro che brutto, compaiono tre termini che dovrebbero caratterizzare il partito: solidale, ambientalista e liberale. In un’intervista ad Affari Italiani, Marrazzo perché hanno deciso di definirsi in questo modo. “Solidali ma non assistenzialisti; ambientalisti ma senza dividere imprese, Stato e lavoratori. Oggi le norme ambientali sono tutte a carico delle aziende. L’ambiente va protetto ma non a scapito loro. Infine, liberali nel senso che, in qualunque luogo e famiglia si sia nati, tutti devono ambire a progredire nella società”.

Detta così, sembra essere più che apprezzabile. Ma basta soffermarsi tre secondi per pensare che, effettivamente, questa descrizione ricalca le posizioni Più Europa, ma anche di Azione, Italia Viva. Questi partiti, con tutti i loro limiti, sono parte di una galassia liberaldemocratica già iper-frammentata. I fondatori sostengono che la loro creatura possa ambire da sola ad avere un consenso tra il 6 e il 15%. Come no. Una previsione realistica. Era proprio necessario fare un altro cespuglio? Non valeva la pena costruire una corrente interna a uno dei partiti più grandi? Tanto più che non si capisce se il Partito Gay si collochi al centro o con la sinistra populista di governo. E, in questo momento, fa tutta la differenza del mondo.

Il Partito Gay punta sulla trasversalità, sull’interlocuzione con tutti coloro che sono disposti ad accettare le sue istanze, soprattutto in tema di diritti civili. Certo è che scegliere un nome così caratterizzante non aiuta. Lo stigma totale di chi non è progressista è puntualmente arrivatonello stile cattobigotto di Meloni-Adinolfi sia nel clan dei (presunti) liberali retequattristi.

La comunità LGBT+ è già abbastanza in difficoltà, soprattutto in certi ambienti e in certe fasce sociali, renderla pure bersaglio delle critiche legate a un partito che non avrà mai consenso è insensato. Anche perché, nella narrazione dei politicanti e degli pseudo-intellettuali prima citati, la nascita del Partito Gay diventerà di sicuro la dimostrazione del fatto che “la lobby gay si è impadronita della politica e ora farà il lavaggio del cervello con l’ideologia gender ai bambini”. Basti pensare alle critiche completamente off-topic scaturite dal mondo conservatore intorno al DDL Zan.

Tra l’altro, Adinolfi e il suo terrificante Popolo della Famiglia sono la dimostrazione che i partiti così fortemente caratterizzati non possono avere successo. Si rivolgono a una nicchia troppo piccola per essere rilevante e che, soprattutto, non vuole finire in una riserva indiana. E non dicano che si rivolgono a tutti gli omosessuali e alle loro famiglie: veramente ne hanno una considerazione bassa al punto da ritenere di essere votati solo per un “Gay” nel nome? Come se, tra l’altro, la totalità degli altri partiti ostracizzasse la comunità LGBT+ al punto da non considerarne le istanze, rendendosi così invotabile. Non è così.

Daniele Priori, segretario nazionale di GayLib, ha commentato la nascita del Partito Gay in esclusiva per Alter Think. “A mio personale giudizio, la proposta è politicamente velleitaria. Inoltre, è un po’ ridicola nelle proiezioni percentuali che i promotori hanno diffuso. La politica di un Paese serio, moderno e europeo, come è o aspira ad essere l’Italia, dovrebbe promuovere l’integrazione e non la ghettizzazione, anche dal punto di vista elettorale. Sorprende poi ancora di più, per certi versi, che questa estemporanea proposta arrivi da chi non ha risparmiato critiche al DDL Zan. Viene spontaneo chiedersi se sia più utile alla causa una legge contro l’omotransfobia o la nascita di un partito simile.”

Sorge più che spontaneo il dubbio che la finalità di questo cespuglio arcobaleno sia l’elezione di qualche personaggio in cerca di visibilità. Non a caso, Marrazzo ha già detto di voler presentare il simbolo alla tornata di amministrative del 2021. Certo, sarebbe una delle strumentalizzazioni più tristi della già tristissima politica italiana.

Credo sia doverosa una precisazione. Sono il primo che crede nell’importanza di perorare le cause LGBT+ e sono contento che qualcuno dedichi la sua vita a questo. Rimango tuttavia molto perplesso sulle modalità: non si fa lobbying creando un partito ad hoc. Sono anche stupito favorevolmente della scelta, ormai impopolare, di definirsi liberali. Allo stesso tempo, però, temo di accingermi a vedere uno dei tanti stupri del termine che mi rappresenta più di ogni altro. Sono convinto di trovarmi di fronte all’ennesimo “bel progetto, da seguire”, che finirà nel dimenticatoio ancor prima di essere ricordato da qualcuno. Sarò felice di essere smentito, soprattutto se darà nuova linfa al centro e non alla sinistra.

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