dati.camera.it, CC BY 4.0, attraverso Wikimedia Commons (ritaglio)
/

PANNELLA PROFETA ILLUMINISTA HA RESUSCITATO CESARE BECCARIA DOPO I TOTALITARISMI

Pannella fu senz’altro politico. Ci diede quanto e più dei massimi statisti italiani della sua epoca, sul piano delle concrete, reali conquiste civili del nostro paese. Ma fu anche – noi pensiamo soprattutto – un grande pensatore liberale.

Il suo non fu solo un liberalismo del XX e XXI secolo. Furono anche i fondamenti della tradizione dei “lumi lombardi“ e della “enciclopedia dell’illuminismo italiano” a rivivere in lui e nella sua vasta elaborazione di profeta laico dei processi storici e culturali.

Anzi la sua attualizzazione del più puro insegnamento dei fratelli Verri, del loro “Caffè”, di Alfonso Longo, ma soprattutto di Cesare Beccaria, fa parlare una nuova lingua universale e contemporanea agli antenati del liberalismo moderno.

Nelle parole di Pannella e nel suo vasto gesto di testimone si realizzò una sorta di Pentecoste liberale, con l’indicazione, per tutti noi suoi successori e seguaci, di nuove vie, impervie e magnifiche, e di un nuovo linguaggio, attuale e seducente, della libertà dopo i totalitarismi e le partitocrazie. E tale gigantesco lascito affonda non solo le proprie radici culturali, ma i propri medesimi propositi e assunti in Beccaria e nel suo tempo.

Ne Dei delitti e delle pene, vi è chiaro infatti non solo – o non tanto – il celebre garantismo. Vi è molto di più: a cominciare dal concetto della battaglia per le garanzie individuali, certamente giuridica; ma anche, prima di tutto, garanzia civile e politica. Binomio (o endiadi?) che Pannella ha sempre indicato come baluardo grazie al quale ricacciare indietro l’attentato dello Stato buropartitocratico, fascista e antifascista: appunto, l’attentato ai diritti civili e politici dei cittadini.

Come infatti è stato notato, “Se il diritto appariva cruciale terreno di lotta, ciò era dovuto al fatto che in esso – e nel diritto penale in particolare – con la massima chiarezza si dichiaravano (si dichiarano) le ragioni costitutive e la logica profonda della società” (A. Burgio).

Con questa frase non si voleva riassumere il pensiero di Pannella: ma quello di Beccaria. Eppure sono parole perfettamente adeguate alle idee e all’opera tutta del grande Teramano.
Gli accenti, la terminologia e le evocazioni sono tanto coincidenti da apparire identiche nel suono: “Facciasi una legge conforme alla verità, e cesserà la disobbedienza del popolo” altro non è che la massima positiva con la quale Beccaria anticipa Pannella, il quale è però reduce e non predecessore, come Beccaria, dei totalitarismi. Perciò Pannella esorcizza, scavalca, e respinge il massacro della libertà compiuto nel Novecento attraverso la formula: “Strage di diritto, strage di popoli”.

Quel disastro antropologico, culminato nelle guerra mondiali e nell’Olocausto, è l’oggetto del suo appassionato magistero politico. La devastante e brutale distorsione delle ragioni umane e il crollo della civiltà della libertà che deriva dalla criminalizzazione di massa, dovuta alle immediate e meccaniche conseguenze criminogene dei divieti dei comportamenti umani, è scolpito nell’efficace periodare pannelliano: “se tu vuoi vietare l’esercizio di una facoltà umana praticata a livello di massa, tu fallirai e sarai costretto all’illusione autoritaria del potere che colpisce il colpevole, e lo colpisce a morte“.

I puri antecedenti teorici sono proprio, manco a dirlo, in Beccaria: “Qualunque legge devii da [i sentimenti indelebili dell’uomo] incontrerà sempre una resistenza contraria che vince alla fine“

Un Pannella pessimista e disincantato, dunque, a fronte d’un ingenuo Beccaria, tutto teso alla ricerca di astratti orientamenti? No. Anche Pannella nutre la sua fiducia nel Popolo e descrive (e pratica!) il suo itinerario riformatore nella coscienza delle masse.

E sulla vittoria travolgente delle maggioranze umane, popolari, di massa, in una parola della verità contro il potere e l’ingiustizia, ha sempre basato Pannella il ricorso al popolo sovrano con referendum, quando libero e non impedito dalla truffa mediatica e dalla collusione della stampa col regime (da lì il titolo della celeberrima rassegna stampa della radio).

Ancora: la felicità, invece, come programma per ogni principe illuminato, ereditario o democratico che fosse, la felicità nella libertà nella sicurezza (legalizzazione) ha da essere scopo d’ogni legislazione, secondo Beccaria: “arte di condurre gli uomini al massimo di felicità o al minimo di infelicità possibile“.

Tale e quale l’ultimo sorridente lascito di Pannella: Una Libertà Felice, che intitola la sua autobiografia.

LASCIA UN COMMENTO

Your email address will not be published.

Storia di Franz Kafka

Il Triangolo USA-UE-Cina: tra decoupling e derisking