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Il Triangolo USA-UE-Cina: tra decoupling e derisking

14 Luglio 2023

Il decoupling e il derisking rappresentano due approcci divergenti nell’ambito delle relazioni economiche e commerciali tra Stati Uniti, Unione Europea e Cina. Il decoupling si riferisce alla tendenza di ridurre le interdipendenze, in particolare la dipendenza economica, da un paese, come la Cina, per motivi di sicurezza nazionale. Il derisking, invece, si concentra sulla mitigazione dei rischi e sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, al fine di ridurre l’esposizione a un singolo mercato. Questi due approcci riflettono la complessità delle dinamiche geopolitiche ed economiche globali e hanno implicazioni significative per le relazioni internazionali ed economiche tra queste tre potenze.

Il Triangolo USA-UE-Cina

Il triangolo USA-UE-Cina alimenta una dinamica geopolitica ed economica complessa che coinvolge due delle principali potenze mondiali. Negli ultimi anni, si è assistito a un’evoluzione delle relazioni tra questi attori, caratterizzata da crescenti tensioni e sfide.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno espresso crescente preoccupazione per le pratiche commerciali della Cina, comprese le questioni legate alla proprietà intellettuale, ai trasferimenti forzati di tecnologia e alle barriere commerciali. Ciò ha portato all’adozione di politiche di decoupling, cioè di riduzione dell’interdipendenza economica con la Cina, al fine di proteggere gli interessi strategici e la sicurezza nazionale. Queste manovre hanno incluso restrizioni sugli investimenti cinesi in settori chiave (ad esempio il Golden Power, una normativa che conferisce al governo poteri “speciali” che consentono allo stesso di opporsi o fissare particolari condizioni all’acquisto di partecipazioni da parte di un soggetto extra-europeo), limitazioni agli appalti pubblici (bando del colosso cinese Huawei Technologies) e dazi più elevati ed embarghi su determinati prodotti strategici (semiconduttori avanzati). Nel gennaio 2023, il Giappone (alleato extraeuropeo degli USA) e i Paesi Bassi hanno deciso di limitare le esportazioni in Cina di tecnologie per la fabbricazione di processori, firmando con gli Stati Uniti un accordo con lo scopo di impedire all’esercito cinese di sviluppare armi avanzate. Dall’altra parte, l’Unione Europea e la Cina hanno sviluppato una relazione economica significativa negli ultimi anni, basata su interessi commerciali reciproci, che ha portato il colosso asiatico a diventare un importante partner commerciale per i paesi europei, con ingenti flussi di scambi e investimenti bilaterali. Anche l’UE ha espresso preoccupazioni simili a quelle degli Stati Uniti riguardanti le pratiche commerciali cinesi, adottando tuttavia una strategia più equilibrata: individuare precisi settori strategici su cui incrementare la propria autonomia e indipendenza da Pechino, al fine di limitare il rischio geopolitico ed evitare di ripetere l’errore commesso con la Russia sul fronte energetico. In questo senso, la strategia europea può definirsi di derisking: l’UE si pone, infatti, l’obiettivo di diversificare i suoi partner commerciali e di proteggere i suoi interessi strategici, al tempo stesso impegnandosi con la Cina per risolvere le controversie commerciali e promuovere una maggiore apertura reciproca. 

IL PRIMO LATO DEL TRIANGOLO: USA-CINA

Il rapporto economico tra Cina e Stati Uniti è stato caratterizzato da interdipendenza e cooperazione almeno negli ultimi trent’anni di globalizzazione. Tuttavia, recenti tensioni geopolitiche (invasione russa dell’Ucraina e assertività cinese su Taiwan), considerazioni strategiche (ascesa di Pechino quale superpotenza) e preoccupazioni economiche (de-industrializzazione e spionaggio industriale) hanno portato all’emergere di un nuovo paradigma, che si articola in tre modelli di disaccoppiamento economico: come strumento geopolitico di contenimento dell’ascesa del rivale strategico; come presupposto fondamentale per la tutela della sicurezza nazionale; come, infine, corso di politica industriale “protezionista”.

Nel primo caso, il disaccoppiamento economico è realizzato attraverso la riduzione della dipendenza economica dalla Cina, ad esempio diminuendo le importazioni/esportazioni da/verso Pechino o cercando alternative a livello di catena di approvvigionamento (reshoring in Messico, Vietnam, India). L’obiettivo è triplice: ridurre la vulnerabilità economica, aumentare l’indipendenza strategica e indebolire il rivale strategico.

Nel secondo caso, il disaccoppiamento economico può essere considerato un’importante misura per garantire la sicurezza nazionale di un paese. Questo può implicare la riduzione della dipendenza da fornitori esteri per settori critici, come quello dei semiconduttori, a causa delle tensioni sullo stretto di Taiwan, e delle materie prime (la Cina è leader mondiale nella produzione di pannelli fotovoltaici e batterie elettriche).

Nel terzo caso, il disaccoppiamento economico può essere considerato come una nuova leva nella politica industriale di un paese. Può comportare l’adozione di politiche volte a promuovere l’autosufficienza e l’indipendenza economica, come l’incremento della produzione locale, l’investimento nella ricerca e sviluppo di settori strategici e la protezione delle industrie nazionali dalla concorrenza estera. L’obiettivo è rafforzare l’economia nazionale e migliorare la competitività a livello globale. È questo il caso dell’IRA (Inflation Reduction Act), il grande piano di investimenti (370 miliardi) nella tecnologia, nella produzione e nell’innovazione dell’energia pulita. L’obiettivo è la riduzione dei costi energetici per le famiglie e le piccole imprese, accelerare gli investimenti in fonti rinnovabili e rafforzare le catene di approvvigionamento strategiche (minerali critici).

Un altro esempio è rappresentato dal Chips and Science Act: un piano che prevede un finanziamento di 52,7 miliardi di dollari per la ricerca, lo sviluppo, la produzione e la formazione della forza lavoro nel campo dei semiconduttori americani. Tra i finanziamenti inclusi, vi sono 39 miliardi di dollari destinati agli incentivi alla produzione, di cui 2 miliardi specificamente per i chip obsoleti utilizzati nell’industria automobilistica e nei sistemi di difesa. Inoltre, sono previsti 13,2 miliardi di dollari per la ricerca, lo sviluppo e la formazione della forza lavoro, mentre 500 milioni di dollari sono destinati alla sicurezza internazionale delle tecnologie dell’informazione e alle attività di approvvigionamento dei semiconduttori.

Un terzo esempio di strumento di decoupling impiegato dagli USA è il Foreign Direct Product Rule, il quale impone restrizioni nell’accesso della Cina a semiconduttori prodotti e progettati negli Stati Uniti o prodotti con macchinari prodotti o progettati negli Stati Uniti.

il secondo lato del triangolo: cina-ue

Le relazioni economiche tra l’Unione Europea e la Cina sono complesse e hanno subito cambiamenti significativi nel corso degli anni. La Cina è diventata uno dei principali partner commerciali dell’UE, con scambi bilaterali di beni e servizi che ammontano a centinaia di miliardi di euro all’anno. Tuttavia, negli ultimi mesi, il derisking è diventato sempre più importante nelle relazioni economiche tra UE e Cina. Questo tema è emerso in risposta a preoccupazioni sulla trasparenza finanziaria, i diritti umani, la proprietà intellettuale e la cybersecurity.

Alcuni paesi dell’UE, insieme ad altre economie avanzate, hanno espresso preoccupazioni riguardo alle pratiche commerciali della Cina, inclusa la questione dei sussidi alle imprese statali, la concorrenza sleale e il trasferimento forzato di tecnologia. Ciò ha portato a una maggiore attenzione verso la valutazione dei rischi associati agli investimenti e alle attività commerciali con la Cina. Il governo dei Paesi Bassi ha deciso di limitare le esportazioni verso la Cina della società Asml, azienda che ha sviluppato la litografia ultravioletta estrema, con cui si fabbricano i minuscoli transistor dei microchip. Misure di questo tipo suggeriscono l’interesse di alcuni paesi europei a giocare un ruolo attivo nella guerra commerciale tra USA e Cina. L’UE, tuttavia, non ha una politica comune ben definita sui rapporti con Pechino. Alcuni paesi europei, fra i quali Francia e Germania, hanno mostrato un interesse particolare nel tutelare i rapporti economici con la Cina. Questo può essere attribuito agli interessi economici e agli investimenti che entrambi i paesi hanno in Cina, nonché alla visione di sviluppare legami più stretti con l’economia cinese.

Le relazioni economiche tra Cina e UE si concentrano sul commercio e sugli investimenti, con particolare attenzione ai settori dell’automobile, dell’energia, delle tecnologie verdi e dell’agricoltura. A differenza degli USA, l’UE ha sempre cercato di gestire le questioni commerciali con la Cina attraverso il dialogo e la negoziazione. Nel 2020, l’UE e la Cina conclusero, in quest’ottica, un accordo sugli investimenti, che mirava a migliorare l’accesso al mercato e le regole per gli investimenti bilaterali. Tale accordo è stato poi congelato a seguito delle sanzioni varate dal Parlamento Europeo in merito alla violazione dei diritti umani nella regione dello Xinjiang

IL TERZO LATO DEL TRIANGOLO: UE-USA

I rapporti economici tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea sono stati storicamente molto significativi. Uno dei principali punti di discussione tra gli USA e l’UE, tuttavia, riguarda la protezione dei dati: l’UE ha adottato, infatti, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), una normativa che fornisce regole rigorose sulla raccolta, l’elaborazione e la conservazione dei dati personali. Questa legge ha impattato sulle aziende statunitensi che operano in Europa, comprese le grandi aziende tecnologiche, le cosiddette Big Tech.

Le Big Tech americane, come Google, Facebook, Amazon e Apple, hanno svolto un ruolo dominante nell’economia digitale globale. L’UE ha adottato misure per limitare il potere di queste aziende e garantire una maggiore protezione dei dati dei cittadini europei, anche mediante sanzioni e multe significative per le violazioni delle norme sulla protezione dei dati. La Commissione Europea ha anche espresso il desiderio di perseguire un’autonomia strategica in diversi settori, incluso quello digitale, al fine di ridurre la dipendenza dalle aziende tecnologiche americane. Ciò include la promozione di una maggiore sovranità digitale, lo sviluppo di infrastrutture tecnologiche europee e la creazione di regole e standard europei per la gestione dei dati e la privacy.

Sul fronte tecnologico, la dipendenza dell’UE dalle importazioni di semiconduttori è stata evidenziata da diversi fattori, tra cui l’aumento della domanda di dispositivi elettronici durante la pandemia e la crescente importanza delle tecnologie digitali in molti settori, dal civile al militare. La politica fiscale espansiva dell’Amministrazione Biden sta offrendo incentivi alle aziende che decidono di produrre negli USA, rischiando di compromettere la competitività europea. A differenza degli USA, infatti, nell’UE vige il principio della tutela della concorrenza e vi è una rigorosa normativa in materia di aiuti di Stato

Per mitigare gli effetti delle politiche “protezionistiche” degli USA, l’UE ha adottato diverse iniziative. Una di queste è il piano per raggiungere una maggiore sovranità tecnologica e digitale, che include il potenziamento della capacità di produzione di semiconduttori all’interno dell’UE. L’obiettivo è lo sviluppo di una catena di approvvigionamento di semiconduttori resiliente ed efficiente, per ridurre la dipendenza dalle importazioni da altre regioni del mondo. Tuttavia, la creazione di una capacità di produzione di semiconduttori competitiva richiederà tempo e investimenti significativi. L’UE dovrà affrontare sfide tecnologiche, come la miniaturizzazione dei chip, e competere con attori globali consolidati, come Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e Giappone.

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