Foto di Amedeo Gasparini
Foto di Amedeo Gasparini

Sissi, morte di un mito a Ginevra

18 Aprile 2024

Erika Bestenreiner (L’imperatrice Sissi) l’ha definita bellissima e baciata dalla fortuna, ma terrorizzata dalla vecchiaia e dalla morte; una buona zia, ma una pessima madre. Elisabetta di Baviera, meglio nota come Sissi, è diventata un’icona mondiale. “Un’apparizione celestiale”, scrisse in una lettera Cosima Wagner – figlia di Franz Liszt – e moglie di Richard Wagner, che Sissi adorava. L’imperatore Ferdinando I d’Austria (fratello di Maria Luisa d’Asburgo-Lorena, la seconda moglie di Napoleone Bonaparte) aveva abdicato nel dicembre 1848 dopo i moti rivoluzionari che sconvolsero l’Europa del tempo. Si esiliò dunque a Praga e il suo posto lo prese il nipote Francesco Giuseppe. Per lui fu amore a prima vista con Sissi, ma il loro non fu un matrimonio felice. Lei, tra l’altro, aveva appena sedici anni. E nei quarantacinque spesi assieme il marito servì zelantemente il vasto impero; lei invece era sempre in viaggio.

Infastidita dagli obblighi di corte, Sissi era essenzialmente dedita alla rappresentanza d’Ungheria, che si era unita all’Austria dopo la sconfitta a Königgrätz nel 1867. Amava le terre magiare; un affetto lungo tutta la vita – una statua dell’imperatrice fa onore alla sua memoria presso la Madách Imre tér 7 di Budapest, tra la Basilica di Santo Stefano e il quartiere ebraico. Una tra le donne più belle della sua epoca, una volta accompagnò il marito a Salisburgo quando Napoleone III venne in visita con la consorte Eugenia de Montijo, solo – si dice – per misurare i polpacci con la rivale francese e stabilire chi avesse le gambe più sottili. Leggenda o no, l’episodio è significativo perché dà la cifra di alcune tendenze squilibrate dell’imperatrice. Carne di vitello cruda come maschera per il viso, impacchi d’olio per la pelle, panni umidi per mantenere il corpo snello: per Sissi tutto serviva alla bellezza.

La dieta, scrive Bestenreiner, era composta da arance, uova e latte, nonché succo di carne bovina spremuta. I suoi capelli lunghi e neri erano e sono leggenda. Occorrevano ore per pettinarli. Sissi si pesava tre volte al giorno e i dati erano annotati. I sintomi di una anoressia nervosa. La sua vita fu costellata da diversi drammi, il più grave dei quali fu il suicidio del figlio Rodolfo d’Asburgo-Lorena. Fosse sopravvissuto, forse, il Kaiser avrebbe abdicato in favore dell’erede. Nel 1897 Sissi aveva compiuto sessant’anni. Non si stancava mai di viaggiare, specialmente nel Mediterraneo. Oppure presso i bagni termali di Karlsbad e Kissingen. A Vienna si faceva vedere sporadicamente; i viennesi erano abituati alla sua assenza. Da Nauheim il 9 settembre dell’anno dopo partì per la Svizzera – dove era stata più volte e aveva investito parte delle ricchezze. Amava Ginevra: il Lemano le ricordava il mare.

Ad ogni visita, voleva sempre mantenere l’anonimato, visto che oggi come allora la stampa locale era dedita al gossip. A Caux, nei pressi di Montreux, aveva soggiornato più volte, così come in vari alberghi di lusso sul lago, ma quello dell’autunno 1898 fu il suo ultimo viaggio. Il 10 settembre, Sissi ebbe la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Si era svegliata presto quel giorno; aveva fatto colazione con una selezione di panini di tutte le forme e varietà. Poi fece visita al negozio di musica Bäker, in rue Bonivard, dove acquistò un carillon e dei rotoli di musica, di cui disse: «Piaceranno all’Imperatore e ai bambini» – si riferiva ai nipoti. Alle 13:35, accompagnata dalla contessa Irma Sztáray, lasciò l’hotel Beau Rivage per prendere il battello. I suoi domestici erano già partiti in treno per Territet, dove lei sarebbe approdata via lago.

Mentre la campana della nave annunciava la partenza, uno sconosciuto avvicinò l’imperatrice, la colpì e fuggì. Luigi Lucheni aveva venticinque anni. Nato a Parma, cresciuto in un orfanotrofio, sbrigò il servizio militare tra Napoli e Caserta – il periodo più felice della sua vita: mangiava tutti i giorni e dormiva in camerate al caldo. Pieno di livore per la nobilità europea, si avvicinò dunque a posizioni anarchiche. Quel pomeriggio di primo autunno, aspettava la principessa sulla Quai du Mont-Blanc. Sissi era stata pedinata da Lucheni. Poco prima che Sissi salisse sul battello, l’anarchico s’avvicinò e la pugnalò con una lima. Tutto accadde molto velocemente. All’inizio l’imperatrice non si rese conto di quello che stava succedendo: l’uomo forse voleva rubarle l’orologio, disse alla Sztáray. Poi svenne. Fu riportata immediatamente nella stanza d’albergo da sei uomini del traghetto.

Qui morì, senza riprendere conoscenza, tra le braccia di Fanny Mayer, albergatrice e nuora del fondatore del Beau Rivage, Jean-Jacques Mayer. La contessa Sztáray le chiuse le palpebre e le congiunse le mani. La sera stessa, il corpo di Sissi fu tumulato in una bara. La notizia fece il giro di mezzo mondo. Al palazzo Schönbrunn di Vienna arrivò un telegramma: «Sua Maestà l’imperatrice si è spenta». «Lei non sa quanto ho amato questa donna», mormorò Francesco Giuseppe. La salma di Sissi ricevette la benedizione del vescovo di Friburgo e il 14 settembre 1898 il corteo funebre lasciò l’albergo. L’imperatrice fu ripotata a Vienna, dove riposa alla cripta dei Cappuccini. Si dice volesse essere sepolta nella sua prediletta Corfù – forse all’Achilleion, il palazzo che fece costruire e che oggi è una famosa attrazione turistica. Dopo i funerali l’imperatore fece pubblicare un manifesto.

«Non c’è più mia moglie, gioiello del mio trono, compagna fedele che nelle ore più dure della mia vita». Sissi, ricorda Bestenreiner, si era preoccupata poco dei suoi sudditi, molti dei quali vivevano nella miseria più nera. Disinteressata alla politica, aveva fatto poco o nulla per appianare i contrasti sociopolitici dell’impero multietnico. La compassione della gente comune si rivolgeva all’imperatore, che aveva subìto un altro duro colpo. Dopo l’attentato, Lucheni fu fermato. Si vantava del gesto compiuto e diceva di non aver complici. Il giorno stesso i giurati lo giudicarono colpevole all’unanimità. Dal momento che a Ginevra non c’era più la pena capitale dal 1871, la pena fu l’ergastolo e venne respinta la richiesta d’estradizione in Austria. L’anarchico si impiccò con la cintura il 19 ottobre 1910. Uccidendo Sissi, Lucheni ne corroborò il mito che esiste tutt’ora.

La donna bellissima e incompresa, ritenuta capricciosa e inadempiente ai suoi doveri. Ma anche martire. Oggi, sul luogo dell’attentato, c’è una piccola placca di bronzo scuro fissata alla ringhiera della Quai. Sul lungolago di Ginevra, alla Rotonde du Mont-Blac una statua eretta in occasione del centenario dalla scomparsa rappresenta l’imperatrice filiforme con un lungo vestito e il ventaglio. La stanza dove alloggiava Sissi al Beau Rivage, rinnovata nel 2011, esiste ancora e viene regolarmente affittata. La fine di Sissi – e di un certo romanticismo, eleganza e raffinatezza – era l’avviso della fine di un’epoca. Il lento spegnersi della Belle époque e l’inizio di un secolo disseminato di tragedie. Tra tensioni e crisi nell’Impero asburgico e nei Balcani, si arrivò a Sarajevo, il 28 giugno 1914. L’erede al trono di Austria-Ungheria Francesco Ferdinando fu assassinato con la moglie Sophie Chotek von Chotkowa da Gavrilo Princip.

Fu l’ultimo dolore del Kaiser che con l’ultimatum alla Serbia e la successiva dichiarazione di guerra morì il 21 novembre 1916, diciott’anni dopo la consorte. Tra i souvenir esposti nella vetrina al piano storico del Beau Rivage ci sono un paio di guanti bianchi, alcune fotografie e dei fiori appassiti, nonché un nastro di seta macchiato del sangue dell’imperatrice. Si può anche salire al primo piano, che ospita un’altra vetrina con un cappellino nero. Delle posate d’oro, qualche fotografia, un fazzoletto con le iniziali. Nel 1998, in occasione del centenario dalla scomparsa dell’imperatrice, al Beau Rivage si tenne una esibizione con tanto di cena di gala. Il mito di Sissi era pronto per traghettarsi nel nuovo secolo. A Vienna – il luogo per eccellenza della “Sissimania” – il merchandising attorno alla principessa fa concorrenza solo alla pletora di oggetti con il motivo de “Il bacio” di Gustav Klimt.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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