Il sistema politico italiano ha moltissime peculiarità, una delle quali è la sua esasperante frammentazione. Ci sono infatti decine di partitini che affollano il panorama partitico del nostro Paese. Raccogliere tutti quelli nati nella seconda repubblica sarebbe stato un lavoro immane, così mi sono soffermato su ciò che è accaduto negli ultimi anni. Vi avverto: se soffrite di mal di testa, andate avanti a vostro rischio e pericolo.
Premessa
Alcune delle formazioni citate, sono vissute o vivono sotto forma di componenti parlamentari o associazioni. Tuttavia, hanno sempre più acquistato dignità politica sostenendo federazioni o partiti più grandi. Visto il ruolo rilevante che svolgono sia nell’aggregazione del consenso, sia nell’importanza storica dei loro promotori (quindi nell’indicazione di alcuni candidati), ho ritenuto opportuno includerli in questo articolo.
La galassia di centrodestra
L’ultimo arrivato in casa centrodestra è Coraggio Italia, partito afferente al conservatorismo liberale, fondato da Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, e Giovanni Toti, presidente della regione Liguria. Toti è anche leader di Cambiamo!, nato da una scissione da Forza Italia a causa di divergenze con Berlusconi, e confluito in CI insieme a due alleati “storici”. Il primo è Popolo Protagonista, il movimento popolare scissionista dal M5S e guidato dal deputato Gianluca Rospi. Il secondo, invece, è Identità e Azione, IDeA, un partito liberalconservatore nato nel 2015 anch’esso da una scissione dal Nuovo Centrodestra di Alfano.
IDeA prese parte anche alla federazione Noi con l’Italia, la quarta gamba di tradizione popolare molto voluta da Silvio Berlusconi per puntellare il centrodestra alle elezioni del 2018. Questa forza politica, che ebbe risultati assai deludenti, tentò di tenere insieme molte anime diverse tra loro. Oltre a IDeA e gli ultimi scissionisti di Alternativa Popolare, ovvero il più grande residuo di NCD, ne facevano parte ben sei partiti. Direzione Italia! di Raffaele Fitto era un partito liberalconservatore nato a suo volta dall’unione di Conservatori e Riformisti, fondato proprio da Fitto in seguito a una scissione da Forza Italia, Riformatori Sardi di Pietrino Fois, Insieme per il Molise di Michele Iorio, Autonomia Responsabile di Renzo Tondo e Liguria Libera. Ora Fitto è in Fratelli d’Italia.
I rimasugli di Scelta Civica, fondata da Mario Monti, furono portati in dote da Enrico Zanetti a NCI. Era presente anche Fare!, altro partito liberalconservatore nato da una scissione dall’allora Lega Nord per mano di Flavio Tosi, che era sindaco di Verona. Parteciparono anche Cantiere Popolare e Movimento per le Autonomie, formazioni cristiano sociali con forte radicamento al sud. Infine, l’imperitura Unione di Centro contribuì al progetto facendo eleggere addirittura due senatori. A inizio 2021 NCI si è costituito formalmente partito ed è presieduto da Maurizio Lupi.
Altri partiti di destra e centrodestra
Non si può dimenticare Energie per l’Italia, il movimento liberale e popolare di Stefano Parisi. Nata per soppiantare Forza Italia, ha prima rifiutato di partecipare alla quarta gamba, poi ha scelto di correre in autonomia. Infine, ha visto il suo leader candidarsi a presidente della Regione Lazio a un solo giorno dalla chiusura delle liste. Dopo la rinuncia a correre a livello nazionale e la sconfitta a livello regionale, il capitale politico del partito si è lentamente depauperato. Ora Parisi si è ritirato dalla politica. L’unico eletto da EPI in Regione Lombardia, Manfredi Palmeri, ha fondato Polo di Lombardia, con cui sostiene la coalizione di centrodestra.
Rinascimento, tra i cui fondatori si annovera l’ex ministro dell’economia Tremonti, è il movimento guidato da Vittorio Sgarbi. Avendo candidato alle elezioni diversi esponenti nelle liste di Forza Italia, si presenta come partito liberale con una particolare attenzione alla tutela dei beni culturali. Anche il Partito dei pensionati è federato a Forza Italia.
I Popolari per l’Italia di Mario Mauro non hanno mai fatto parte organicamente del centrodestra, ma essendo cristiano democratici sono apparentati con il PPE. Più o meno la stessa sorte del Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, proveniente dal PD, organico al centrodestra solo in qualche contesto locale, è caratterizzato quasi esclusivamente da posizioni molto conservatrici sui diritti civili.
Il Movimento Nazionale per la Sovranità, nato nel 2017 da La Destra di Francesco Storace e Azione nazionale di Gianni Alemanno, ha stretto accordi con la Lega nel 2018, ma, nel 2019, è confluito in Fratelli d’Italia.
Pochi ricorderanno Sovranità, movimento del 2015 che doveva allargare la sfera di influenza di Casapound e che partecipò anche ad alcune manifestazioni con Salvini. Ora Casapound non è più un partito, ma solo un’associazione. Tra i gruppi di estrema destra negli anni vicini alla Lega di Salvini vanno ricordati i neofascisti di Libertà e Azione, motivo di un forte screzio con Stefano Parisi, allora candidato del centrodestra a Milano. Esiste ed è indipentente, invece, Forza Nuova, di orientamento neofascista ma caratterizzata da un deciso integralismo cattolico.
La galassia di centrosinistra
Alle elezioni del 2018 c’erano tre federazioni a sostegno del PD di Renzi: Civica Popolare, Insieme e Più Europa. Ecco da chi erano formate.
L’esponente più in vista di Civica Popolare era l’ex ministro della salute Beatrice Lorenzin, ora nel PD, che portava in dote ciò che rimaneva di Alternativa Popolare. Partecipò al progetto anche L’Italia è popolare, il movimento cattolico di sinistra di Giuseppe De Mita, oltre ai resti dell’Italia dei Valori, partito assai distante dall’originale di Di Pietro, e ai democristiani progressisti Centristi per l’Europa di Casini. Aderirono anche i cristiano sociali di Democrazia solidale, conosciuta come Demos, e l’Unione per il Trentino, movimento autonomista anch’esso d’ispirazione cristiano sociale.
Insieme invece era il cespuglio che raggruppava il PSI, la Federazione dei Verdi, precedentemente collocata molto più a sinistra, e Area Civica. Quest’ultima era la casa dei prodiani orfani di Pisapia, che aveva rinunciato al suo progetto Campo Progressista dal momento in cui la frattura tra gli scissionisti a sinistra del PD e Renzi era diventata irrecuperabile.
Più Europa, pur non raggiungendo lo sbarramento, ha ottenuto il risultato migliore tra i tre alleati. Di ispirazione liberale, aveva invero una composizione interna molto eterogenea. Oltre ai Radicali Italiani della leader Emma Bonino, avevano aderito al progetto i democristiani di sinistra di Centro Democratico, il soggetto di Bruno Tabacci, e Movimenta, un piccolo gruppo vicino al deputato Alessandro Fusacchia. Infine, fu rilevante il ruolo di Forza Europa, componente di Della Vedova, primo segretario del partito, e di qualche deputato del gruppo Civici e Innovatori, che in un primo momento era stata la chiave di Energie per l’Italia per poter presentare il simbolo alle politiche senza raccogliere le firme. Sia Fusacchia che Tabacci sono usciti da +Eu. É importante ricordare che i Radicali Italiani non sono gli eredi formali del Partito Radicale di Pannella, tale ruolo è ricoperto dall’ormai minuscolo Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito.
La sinistra-sinistra
Nel 2013 oltre la coalizione di centrosinistra va rammentata Rivoluzione civile, la lista elettorale di Ingroia che raggruppava tutti i principali partiti di estrema sinistra. Dopo il fallimento di RC, nel 2013 l’ex magistrato fondò Azione Civile, ma anch’essa ebbe poco successo. Anche alle elezioni del 2018 la sinistra più radicale ha deciso di non presentarsi insieme al PD. Stavolta, tuttavia, si è presentata in due rassemblement non alleati tra loro: Liberi e Uguali e Potere al Popolo.
LeU, guidata dall’allora presidente del Senato Pietro Grasso, era una federazione di carattere socialdemocratico e ambientalista. Ne faceva parte Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, ora solo Art1, che era la componente maggioritaria. Era formata dagli scissionisti del PD che consideravano Renzi troppo di destra. Alle europee Art1 corse insieme al PD contribuendo alla pattuglia parlamentare di S&D. Partecipò pure Possibile di Giuseppe Civati, la formazione più moderna e progressista tra le quattro fondatrici. Aderirono anche Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, nata dopo lo scioglimento di Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola, e Futuro a Sinistra di Stefano Fassina. La lista ottenne il sostegno dei Socialisti in Movimento di Roberto Biscardini e di Area Socialista di Bobo Craxi.
SI e FaS, insieme a Rifondazione Comunista, si presentarono alle europee con il cartello La Sinistra, apparentata con il gruppo europeo GUE/NGL. A tale progetto collaborò anche èViva, fondata dai deputati Laforgia (ex Art1) e Pastorino (ex Possibile).
Sempre nel 2018, le frange più estreme della sinistra non trovarono un accordo con le liste che si federarono il LeU. Per questo motivo naque il cartello Potere al Popolo!. Esso era formato da cinque partiti: Partito della Rifondazione Comunista, il Partito Comunista Italiano, Sinistra Anticapitalista, Movimento RadicalSocialista e Partito del Sud. Inoltre contribuirono in modo decisivo alcune associazioni, tra cui Eurostop e Clash City Workers, e gli attivisti del centro sociale Je so’ pazzo. Tutti le sigle principali sono attualmente uscite da PaP!, anche se ora vi sono confluiti Rete dei Comunisti, Democrazia Atea e Risorgimento Socialista.
Il fronte ecologista
Possibile alle Europee si alleò con Europa Verde, salvo ritirare a mezzo stampa la sua candidatura dopo che altri due candidati ricevettero il sostegno del Fronte Verde di area sovranista. A marzo 2021 è nata una nuova componente ecologista e socialdemocratica nel gruppo misto: Facciamo ECO-Federazione dei Verdi. I fondatori sono Fioramonti, grillino fuoriscito e fondatore di Eco, Rosella Muroni, allontanatasi da LeU, Bonelli della Federazione dei Verdi e Fusacchia, scissionista di Più Europa.
Inoltre, va ricordato il Partito Animalista Italiano, affiliato nel parlamento europeo con Animal Politics EU che ha a sua volta un accordo con il gruppo di sinistra GUE/NGL. Nel 2018 l’ex ministra Brambilla fondò il Movimento Animalista, che corse insieme a Forza Italia alle politiche. Dopo i risultati deludenti delle elezioni, molti abbandonarono il progetto di cui non si è saputo quasi più nulla.
I partiti liberali (o quelli che così si fan chiamare)
L’unico partito seriamente liberale (e liberista) degli ultimi dieci anni è stato Fare per Fermare il Declino. Dopo non aver raggiunto lo sbarramento alle politiche del 2013 e aver subito la scissione di Alleanza Liberaldemocratica per l’Italia, è stato il perno del raggruppamento legato ad ALDE alle europee del 2014. Dopo quella fallimentare esperienza, FFD ha chiuso i battenti.
Da allora ci sono stati i già citati EPI e Più Europa, oltre all’imperituro PLI. Tutte esperienze fallimentari. A causa della polarizzazione di destra e sinistra, tuttavia, sono stati numerosi i tentativi di “prendere i voti del centro”. Considerate le percentuali di questi partiti, c’è da chiedersi se esistano sul serio questi voti. In quest’ottica vanno citate Italia Viva, il partito liberaldemocratico e riformista di Matteo Renzi, e Azione di Carlo Calenda, di ispirazione liberalsocialista e socio-liberale. Recentemente sono nati anche Liberisti Italiani di Andrea Bernaudo, il Partito Gay, che si definisce solidale, ambientalista e liberale, e Lavoriamo per l’Italia di Gianfranco Librandi. Un po’ più datata l’esperienza di CentroMotore di Marco Taradash, poi entrato in Più Europa.
Non si capisce bene se liberali o no, per ambiguità più che per assenza di volontà di comprensione, ci sono altri tre partitini: Volt, il partito paneuropeo più importante, Dieci volte meglio, Autonomi e Partite Iva e Buona Destra di Filippo Rossi, ex spin doctor di Fini.
Gli scheletri della prima repubblica
Oltre ai vari partiti eredi del PCI che si sono scissi a vicenda diverse volte, anche gli altri eredi degli grandi partiti storici risultano in attività. A inizio 2020, prima della pandemia, la galassia democristiana ha provato ha consolidarsi dopo tantissimo tempo. Sotto la spinta di Rotondi, presidente di Rivoluzione Cristiana attualmente federata in Forza Italia, e Lorenzo Cesa, UDC, ben 36 sigle (che vi risparmio) hanno cercato di avviare un nuovo processo costituente. Il nome prescelto era Partito del Popolo Italiano, ma sono ormai 18 mesi che non si hanno notizie.
Il Partito Liberale Italiano esiste ancora e, dopo una serie di accordi con i partiti del centrodestra, tra cui addirittura la Lega nel 2018, ora è legato a Italia Viva. Il Partito Repubblicano Italiano ha invece stretto alleanze tanto nel centrosinistra quanto nel centrodestra, anche con partiti minuscoli come Fare!, e al momento ha un accordo con Più Europa e Azione. Per le elezioni del 2018 corse insieme ad Alleanza liberalpopolare-Autonomie, il partitino con cui Verdini continuò a sostenere il governo Renzi in seguito all’ennesima scissione da Forza Italia.
Il Partito Socialista Italiano è sempre stato apparentato con liste di centrosinistra, nel 2018 si è presentato nella fallimentare federazione Insieme. Alle europee del 2019 ha siglato un accordo con Più Europa per entrare in ALDE così come il PRI e Italia in Comune, il partito socialdemocratico di Federico Pizzarotti, sindaco di Parma ex grillino. Al momento ha messo a disposizione il simbolo a Italia Viva per permettere al partito di Renzi di avere un gruppo al Senato. Tutt’altra storia quella del Nuovo PSI, fedele alla tradizione craxiana, stabilmente nel centrodestra dalla sua nascita nel 2001. Grazie alla collaborazione con Forza Italia, ha anche espresso Stefano Caldoro come presidente della regione Campania.
I partiti border line semisconosciuti
Tra i tanti avvenimenti rivoluzionari del 2020, è impossibile non ricordare il ritorno in campo del generale Antonio Pappalardo con i Gilet arancioni. Uno dei centri nevralgici rossobruni più importanti è Vox Italia, fondato dal filosofo Diego Fusaro e dal vignettista Mario Improta, rivendica i propri valori nazionalisti e socialisti. Con il medesimo orientamento politico esiste anche Riconquistare l’Italia.
I partiti nati dalle scissioni del Movimento 5 Stelle hanno degli sbocchi particolari. Il giornalista Gianluigi Paragone, uscito dal movimento dopo la nascità del governo Conte II, ha fondato un partito sovranista dal nome inquivocabile: Italexit. C’è stata poi scissione dei novax complottisti Davide Barillari, espulso dai grillini, e Sara Cunial fondatori di R2020. Infine, almeno per ora, vale la pena ricordare gli scissionisti de L’Alternativa c’è, la componente del misto nata dagli espulsi dal Movimento a causa del mancato voto di fiducia al governo Draghi. Antonio ingroia ha messo a loro disposizione il simbolo di Popolo e Costituzione, presieduto proprio dall’ex magistrato, che è l’erede del partito La Mossa del Cavallo, alla cui fondazione partecipò anche il rossobruno Giulietto Chiesa.
Tra i partiti autonomisti, vale la pena ricordare la Südtiroler Volkspartei, che recentemente si è affiliata a partiti del centrodestra dopo anni di vicinanza al PD, l’Union Valdôtaine e il Partito Sardo d’Azione, legato dal 2018 alla Lega.
Menzione d’onore, finale, per il Partito Pirata. Presente in diversi paesi europei, in Italia non ha mai avuto successo ma continua ad esistere. Non sapevo come caratterizzarlo, quindi ho preferito posizionarlo al termine di questo sterminato elenco.