Scoperta nel profondo dell’Amazzonia, l’arte rupestre tra le più antiche al mondo viene ribattezzata “Cappella Sistina” per dimensione ed importanza.

In un’epoca nella quale tutto sembra controllabile, conosciuto e scontato, ecco che irrompe sulla scena la novità. Un ritrovato vigore dato dal fascino della scoperta. Si tratta di una scoperta rivoluzionaria, quella di una nuova Cappella Sistina, questa volta all’altro capo del globo. Lontana dalla città più famosa al mondo, dove risiede quella del Buonarroti, la Cappella Sistina rupestre è dispersa nel cuore della jungla colombiana d’Amazzonia. Gli unici guardiani di quest’opera di inestimabile valore, sono le felci e le eliconie che la nascondono. Il suo emergere dalle fitte fronde delle infinite ceiba e degli ebani che popolano la foresta, rappresenta uno squarcio in quel velo di Maya che tanto ci rassicurava sui limiti del nostro mondo, sui perimetri della nostra conoscenza.
Ecco invece, che il mondo viene invertito. Improvvisamente, ci troviamo a varcare il bordo ben marcato che delinea il campo da gioco univocamente definito dall’egemonia culturale occidentale. Ammirando quelle rosate pareti calcaree, decorate con ritmi geometrici e scene di vita naturale, proviamo una pervasiva sensazione di appartenenza: è come guardarsi allo specchio. Notiamo così, che non siamo più noi occidentali a segnare il passo della cultura fin dalle sue origini. Un’illusione, questa, che deriva dal nostro passato, una hybris verso noi stessi che va fermata. La nuova Cappella Sistina, è un monito che ci ricorda il nostro essere parte dell’umanità. Un’umanità in ricerca, che si affida all’arte per vivere, comunicare e creare comunità.
La scoperta della Cappella Sistina d’Amazzonia
La scoperta rivoluzionaria (FOTO) non è recente ma data già quasi un anno. Tuttavia, la notizia giunge al pubblico solamente ora, così da poter agevolare le riprese di una serie televisiva dedicata e prodotta dall’emittente britannica Channel 4: Jungle Mystery: Lost Kingdoms of the Amazon.
La “Cappella Sistina degli antichi” si trova in Colombia, all’interno del Parque Nacional Natural (PNN) Serranía de Chiribiquete, sito riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità ben prima della recente scoperta. Le raffigurazioni rupestri, corrono lungo i 12 km della fascia rocciosa che compone il sito archeologico. Ad aggiungere valore a tale rinvenimento, è inoltre la densità delle iscrizioni paleolitiche. La concentrazione di immagini e decorazioni è così elevata che si prospettano anni e anni di ricerche e approfondimenti da parte degli studiosi, prima di poter ricondurre sotto l’egida del controllo e della conoscenza questo mondo appena svelato.
Un altro elemento che ha ritardato la pubblicità della nuova Sistina nelle foreste del Chiribiquete, è l’annosa situazione di precario equilibrio delle relazioni tra governo e gruppi armati locali. Non è infatti la prima volta, che il Parco Nazionale si fa teatro di tali scoperte. Si contano addirittura oltre 75.000 disegni precedentemente rinvenuti, tuttavia minori per dimensione ed importanza. Ora, l’apparente calma tra rivoltosi e forze governative ha permesso l’accesso a questa meraviglia.
L’arte rupestre
Molti sono gli esempi di arte rupestre, i quali, da oggi assieme alla Cappella Sistina degli antichi, ci ricordano le nostre origini e ci riportano all’essenziale dei bisogni comunicativi. Il più antico graffito rupestre al mondo finora scoperto si trova in Indonesia, mentre quello più famoso invece, si trova probabilmente nella Grotta di Altamira. Lo stesso Picasso, all’apice del suo periodo primitivista, esclamò: “Dopo Altamira tutto è decadenza”.

Il Chiribiquete entra quindi di diritto a far parte della lista dei siti rupestri più importanti. Scoperta dal team guidato da José Iriarte, Archeologo dell’Università di Exeter, la Cappella Sistina degli antichi si compone di decine di migliaia di illustrazioni che si ramificano in tutte le direzioni a coprire la parete di roccia fino a vari metri d’altezza. La particolarità di questi dipinti, aldilà della loro numerosità, risiede nell’ottima qualità dei tratti, ancora così definiti da rendere ben riconoscibili i diversi soggetti trattati.
L’Amazzonia degli antichi
Le raffigurazioni rinvenute nel Chiribiquete, non sono soltanto un grande lascito dal punto di vista artistico ma rappresentano un contributo di grande valore storico e scientifico. L’idea di Amazzonia che popola la nostra immaginazione è appunto quella di foresta, jungla fitta e imperscrutabile. Eppure, le scene di caccia che vediamo dipinte sulle pareti ci mostrano una fauna di grossa taglia, che necessitava di grandi spazi aperti. Gli esperti ci vedono dunque una conferma per la datazione del sito archeologico, risalente all’Era Glaciale.
I vari mastodonti e bradipi illustrati raccontano di un clima in drastica mutazione, un’ Amazzonia antica che da savana è diventata il polmone della Terra. Un’ Amazzonia in cambiamento che ci ricorda il momento drammatico che stiamo vivendo. Un cambiamento climatico generato questa volta dalle nostre stesse mani, da quella tentazione di hybris insita nel nostro essere umani e dalla quale non riusciamo a distanziarci.
Bellissimo articolo!