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LIMITE AL CONTANTE: SOLITA MISURA INUTILE?

Il Governo Conte ha varato una nuova misura per far fronte all’evasione fiscale, ovvero la riduzione del limite del contante. Questo tipo di proposta non è sicuramente una novità ed è pure di dubbia efficacia. In Italia è necessario un cambiamento culturale sul tema dell’evasione, altrimenti il rischio rimarrà sempre quello di fare politiche timorose della perdita di voti degli evasori. 

Una delle cause principali della continua sofferenza dell’economia italiana, come ormai noto ai più, è l’evasione fiscale: secondo le stime di Carlo Cottarelli, nel 2014 sono state evase imposte e tasse per un importo pari a 130 miliardi (8% del PIL nel 2014). Nell’Eurozona siamo sul podio per evasione fiscale. Nonostante questo gigantesco problema, tanti tentativi di recupero del sommerso si dimostrano vani per una serie di motivi comportamentali e metodologici, ma credo che per affrontarli tutti servirebbero una decina di articoli. 

Ancora variazioni al limite del contante

Nell’ultima settimana il limite del contante è stato abbassato da € 3000 a € 2000 (è prevista una riduzione a € 1000 entro il 1° gennaio 2022), una notizia positiva ma che certamente avrà pochi impatti positivi sull’evasione fiscale. In Italia purtroppo il limite del contante viene tirato in ballo per una serie di misure politiche che di razionale hanno davvero poco. Basti pensare che Matteo Renzi, quando era ancora premier, decise di alzare il tetto del contante da € 1000 a € 3000 per stimolare la domanda interna (wtf???). L’ex premier non è stato di certo l’unico a proporre manovre di questo tipo: infatti, il suo omonimo Matteo Salvini ha più volte promosso le stesse idee, seppur con fini piuttosto differenti. 

Gli italiani e i pagamenti elettronici: un matrimonio in salita

Sebbene la riduzione del limite del contante non sia così cruciale per combattere l’evasione fiscale, è anche vero che i pagamenti con sistemi di tracciamento elettronici sono fondamentali per mantenere i flussi di denaro nei canali legali. Il problema italiano, però, è il continuo scetticismo nei confronti delle carte di credito, sia per paura di truffe (ad esempio attraverso una copia dei dati) sia per le “elevate” commissioni che le banche applicano sui pagamenti elettronici.

Lo scetticismo dovuto alla paura delle truffe dev’essere combattuta attraverso campagne di “sensibilizzazione” informatica sul tema. Per quanto riguarda le elevate commissioni sulle transazioni, credo che il sistema bancario debba cercare di alleggerire quanto possibile questo tipo di oneri. 

Per mia esperienza personale, posso dire che ad oggi esistono carte di credito a commissione 0, tranne che per i pagamenti nelle stazioni di carburante e sul prelievo dei contanti. In questi casi, le commissioni si aggirano intorno al 4%, che è una cifra piuttosto elevata. Ritengo giusto l’imporre una commissione elevata sul prelievo, in quanto incentiva le transazioni elettroniche, ma fatico a comprendere la decisione di una commissione così onerosa nelle stazioni di carburanti. Nonostante qualche intoppo, credo che carte di credito come quella appena descritta siano destinate ad aumentare in futuro.

Affinché questo accada, serve una sensibilizzazione da parte dello Stato nei confronti di temi come l’evasione fiscale. Proporre limitazioni al tetto del contante e contemporaneamente mantenere condoni, non è una grande tattica. Ci vogliono provvedimenti che vadano nella medesima direzione e che non siano facilmente aggirabili. 

Il tetto del contante va portato a € 300

Vorrei concludere questo breve articolo con una riflessione personale. Un limite a € 2000 del contante (e € 1000 nel 2022) non risolve grandi problemi. Credo si debba ragionare su cifre ancora minori. Se vi fosse una imposizione di € 300 come limite massimo, sarebbe già molto più complicato fare acquisti utilizzando denaro prodotto in nero. Tuttavia, sebbene € 300 possono rappresentare una cifra piuttosto ragionevole, questa proposta andrebbe accompagnata da incentivi per utilizzare le carte di credito, ad esempio proponendo piccoli sconti per chi le utilizza per comprare beni di prima necessità (ad esempio frutta e verdura). 

In un Paese dove è consentito non utilizzare il POS credo che quanto appena proposto sia irrealizzabile. Nella politica c’è sempre grande voglia di combattere l’evasione a parole, perché quando lo si fa con i fatti si rischia di perdere buone fette di elettorato. Questo non perché agli italiani stiano simpatici gli evasori, ma semplicemente perché una buona percentuale di italiani evadono. E questi, oltre a farsi curare gratuitamente dallo Stato operando come free riders, godono del diritto di voto. Uno vale uno, giusto?

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