Václav Havel (YouTube)
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Elementi di liberalismo in Václav Havel

5 Dicembre 2022

Sebbene non si sia mai ritenuto liberale in politica, liberista in economia e libertario sulle tematiche sociali, Václav Havel è stato uno dei padri del liberalismo della Storia contemporanea. Aperto e tollerante, compassionevole e orgoglioso, intravedeva un ruolo importante nello Stato nella società e nell’aiuto ai più deboli. Tuttavia, detestava la mano repressiva dello Stato e il controllo verticale sugli individui. Sono cinque gli elementi di liberalismo in Václav Havel e nella sua filosofia. 1) Economia di mercato, sì, ma no ad eccessi e degenerazioni. 2) Opposizione ai totalitarismi di destra e sinistra. 3) Stato leggero che assicura difesa della proprietà. 4) Enfasi sull’importanza dei diritti umani. 5) Importanza della responsabilità individuale. Non sono elementi da dare per scontati per chi è nato e cresciuto in un’epoca di dittature e odiose ideologie antimercatiste, contro i diritti umani, populiste, demagogiche e tiranniche.

«Non mi sono mai identificato con una particolare dottrina politico-economica, con una teoria, con un’ideologia o con un progetto di miglioramento dell’organizzazione del mondo», ha scritto Havel (Disturbing the Peace). «Per me il sociale era una categoria più umana, morale ed emotiva» (ibid.). In questo senso, Havel era un “socialista” inteso come «chi era dalla parte degli oppressi e degli umiliati» (Summer Meditations). Nulla a che vedere con il Socialismo reale del collettivismo e delle oppressioni. Havel era profondamente deideologizzato, ma ricco di idee e di valori. «Non ho mai sposato alcuna ideologia, dogma o dottrina […]. Al contrario, ho cercato di pensare in modo indipendente, usando la ragione […]. Mi sento così aperto a tutto ciò che è interessante o persuasivo che è facile per me assorbire nuove idee e inserirle nel mio quadro del mondo» (ibid.).

In continuità con gli elementi sopra, Havel si rifiutava di identificarsi come uomo di sinistra o destra. «Ma soprattutto, sono restio a descrivermi come un uomo di centro» (ibid.). Il vero socialista era chi ha «un cuore a sinistra del centro» (ibid.) e in “It Always Makes Sense to Tell the Truth” disse apertamente «mi considero un socialista. […] Non mi sono mai identificato con l’ideologia del movimento comunista […]. Non sono mai stato comunista […], non ho mai accettato l’ideologia comunista». Potremmo definire Havel un socialista liberale o un liberale socialista; profondamente innamorato della politica. Per Havel la politica serve a «servire coloro che ci circondano: servire la comunità e servire coloro che verranno dopo di noi» (Summer meditations). Il politico è colui che è impegnato a servire i propri concittadini; non colui che serve se stesso. L’ideologia dimentica il servizio alle persone e contempla il servizio allo Stato o al partito.

Le ideologie sono odiose: obnubilano il senso critico e il libero arbitrio degli esseri umani. «La nostra politica – estera e interna – non deve mai basarsi su un’ideologia: deve nascere dalle idee, soprattutto dall’idea di diritti umani e di comprensione dell’umanità moderna. La libertà dell’individuo, l’uguaglianza, l’università dei diritti civili (compreso il diritto alla proprietà privata), lo Stato di diritto, un sistema politico democratico, l’autogoverno locale, la separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, la rinascita della società sociale: tutto ciò scaturisce dall’idea dei diritti umani» (ibid.). Sembra un manifesto del liberalismo moderno; dunque, la negazione del Socialismo storico che non riconosceva né la proprietà privata, né l’economia libera e neppure la libertà umana. «La libertà umana è anche indivisibile: se è negata a qualcuno nel mondo, è quindi negata, indirettamente, a tutti gli uomini» (ibid.).

Havel ha sempre promosso il concetto di libero arbitrio e di responsabilità individuale dell’agire umano. «Sono contrario a tutto ciò che oscura la responsabilità personale o che dà a qualcuno dei vantaggi come ricompensa per l’obbedienza a un gruppo che mira a prendere il potere» (Disturbing the Peace). Per la sfera pubblica Havel auspicava che ad ogni azione l’uomo riflettesse su quello che faceva. «Ciò che serve è una considerazione vivace e responsabile di ogni passo politico, di ogni decisione; una costante enfasi sulla deliberazione morale e sul giudizio morale; un continuo auto-esame e auto-analisi; un continuo ripensamento delle nostre priorità» (Summer Meditations). Di fronte alla natura, l’uomo deve responsabilmente agire tenendo conto della natura. «Sono contrario a tutto ciò che serve a offuscare la responsabilità personale» (“On the Theme of an Opposition”, Literární listy, 4 aprile 1968).

L’attenzione alla natura è il prodotto della più larga attenzione nei confronti del prossimo e della sua libertà. Per Havel l’individuo, con le sue responsabilità e i suoi diritti e la sua libertà, è al centro della società. «Se vogliamo creare una società buona e umana, capace di dare un contributo al “ritorno al senso” dell’umanità, dobbiamo creare un buon Stato umano. Cioè uno Stato che non sopprima, umili, neghi la vita all’essere umano libero, ma che sia al servizio di tutte le sue dimensioni» (Summer Meditations). È l’oggetto in sé dell’agire in società e tutte le discipline – inclusa l’economia – devono servire l’individuo. «Tenderei a favorire un sistema economico basato sulla massima pluralità possibile di molte imprese decentrate, strutturalmente diverse e preferibilmente di piccole dimensioni, che rispettino la specificità delle diverse località e delle diverse tradizioni» (Disturbing the Peace).

«Il tentativo di unire tutte le entità economiche sotto l’autorità di un unico mostruoso proprietario, lo Stato […], è un tentativo contro la vita stessa. È un’espressione estrema dell’arroganza dell’uomo moderno, che pensa di poter comprendere completamente il mondo» (Summer Meditations) Il concetto di piano dei totalitarismi rappresentava l’idea di compartimentare e controllare l’attività dell’uomo. «Meno lo Stato è chiamato ad avere voce in capitolo negli affari economici quotidiani, meglio è» (ibid.). D’altra parte, non bisogna cadere nella trappola opposta: fare del mercato un assoluto. «Il culto dell’economia di mercato “sistemicamente pura” può essere pericoloso quanto l’ideologia marxista, perché nasce […] dalla certezza che operare a partire dalla teoria sia […] più intelligente che operare a partire dalla conoscenza della vita» (ibid.). Per Havel non esiste la certezza. «Il “sistema puro” non esiste da nessuna parte» (ibid.). Ed è forse questo la sintesi perfetta del liberalismo.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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