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FRIDA KAHLO, ICONA POP TRA I VAPORI DI MILANO

Un’esposizione dedicata all’immagine di Frida Kahlo e la sua vita d’artista. La città di Milano, presso la Fabbrica del Vapore, ospita la mostra che indaga “Il caos dentro” dell’icona femminista e rivoluzionaria messicana. Per visitarla c’è tempo fino alla primavera del prossimo anno, sperando di essersi ormai lasciati alle spalle l’incubo del Covid. Sarà un modo per scoprire una prospettiva inedita sulla tanto amata Frida Kahlo.

È con l’inizio di questo autunno ambrosiano, nel quale la scena madre viene interpretata, purtroppo e ancora una volta, dall’ emergenza sanitaria, che, tra le mura di mattoni rossi della Fabbrica del Vapore, viene inaugurata la mostra dedicata a Frida Kahlo. Un sipario, che si apre sulle opere e, più in generale, sulla vita dell’artista messicana. Tuttavia, la mostra risulta attualmente inaccessibile per ragioni legate all’emergenza sanitaria – come del resto era attendibile. Si spera solo, non fino al 28 marzo del prossimo anno, ultimo giorno in cui la mostra sarà presente nella città meneghina.

La location

Non ce ne vorrà la Kahlo, se viene organizzata a sua memoria la rievocazione degli ambienti che le hanno segnato la vita, in una città celebre, tra le altre cose, proprio per il tram. Fu infatti l’incidente con un tram a marcare per sempre, e con più forza, la vita della pittrice. L’incidente è però solo una delle grandi sofferenze, assieme alla poliomielite e ai tradimenti del marito Diego Rivera, che la accompagnarono lungo tutto il corso della sua vita.

Come se non bastasse, la mostra sottotitolata “Il caos dentro”, viene allestita all’interno della Fabbrica del Vapore, luogo storico di Milano, all’interno del quale venivano prodotti vari materiali per tramvie. La Fabbrica del Vapore, avendo abbandonato forzosamente negli anni della Seconda Guerra Mondiale la propria vocazione industriale, ospita oggi varie rassegne culturali tra cui sfilate di moda e concerti. Inoltre vari registi scelgono spesso la location come set per le loro riprese cinematografiche. Si aggiunge alla lista, la mostra su Frida Kahlo.

La creazione di un mito

È nelle sofferenze con cui Frida ha dovuto convivere, che riscontriamo il fil-rouge, la chiave di lettura di tutta la mostra. Tuttavia, Frida al giorno d’oggi non è solo un esempio di forza di volontà e talento espressivo, la sua immagine è paragonabile a quella di un’icona pop. Nulla da togliere a ciò che è successo con le altrettanto famose Marylin Monroe e Audrey Hepburn, che qualche anno fa iniziavano a popolare persino le borsette di molte teenager. Basterà farsi un giro sui principali siti di e-commerce e digitare il nome di Frida Kahlo, che gli internauti potranno ammirare l’immensa quantità di gadget disponibili con l’icona dell’artista stampata sopra: calzini, tazze, t-shirt, portachiavi e, di recente, addirittura mascherine.

C’è da chiedersi da dove derivi tanta fama, da dove origini la costruzione del mito che avvolge la sua figura. A onor del vero, la stessa Frida Kahlo, durante gli anni della sua maturità, complice anche la passione del marito Diego per le civiltà preispaniche, godeva nel ricreare su di sé l’immaginario di donna dalle antiche radici. Di frequente usava vestire con abiti messicani tradizionali. inoltre, non è raro trovare alcune sue fotografie con primitive statuette azteche. L’arte della Kahlo, dunque, non si limita ai bordi delle tele che dipingeva sdraiata sul suo letto d’inferma. Si può dire senza timore che quella di Frida sia un’arte pervasiva, che coinvolge la vita dell’artista a tutto tondo.

Un’arte totalizzante

Agli occhi dei più attenti, la Kahlo si presenta come una grande artista performativa. Abile nello sfruttare la sua estrema fragilità fisica, Frida da mostra della sua potente capacità espressiva attraverso una commistione inscindibile di elementi. Quest’ultimi spaziano dalla collezione di abiti folkloristici – sovente disegnati e cuciti da lei stessa – all’arredo della famosa Casa Azul nel centro di Coyoacán, CDMX. Luogo dove La Paloma (Frida) visse assieme a El Sapo (Diego Rivera) dal 1929 al 1954. Ulteriori contributi derivano inoltre dai suoi supporti per deambulare. Fatti di legno, gesso e metallo, Frida era solita decorarli con simboli aztechi, religiosi e comunisti. Non ultime, le molte tele e autoritratti che dipinse: uno specchio del suo animo più profondo.

L’altra Frida

L’immagine di Frida, passata così alla storia come donna rivoluzionaria e femminista, è stata per forza di cose storpiata e banalizzata dal mondo della promozione commerciale. Un ambiente, interessato soprattutto a inviare un messaggio accattivante, diretto e facile da digerire per il grande pubblico. Frida, è stata sì femminista e ribelle, ma non solo. È stata anche una convinta comunista che si batteva per le ingiustizie subite dalle minoranze locali in Messico.

Inoltre, la sua storia d’amore con Diego, tanto intensa e sfortunata, non era affatto libera come spesso viene affrescata. Si trattava anche di una relazione intrisa di machismo, di forte dipendenza dall’altro e, a tratti, asfissiante. L’immagine semplificata di pittrice ribelle non rende giustizia a ciò che stata la Kahlo e ciò che rappresenta il suo lavoro. Un’arte, quella di Frida, che come la sua vita è totalizzante, e per questo, difficile da riassumere. Tener fede a ciò che è stata la produzione di Frida Kahlo come artista, significa necessariamente mettere sul piatto della bilancia tutti gli aspetti biografici che l’hanno definita.

Un primo passo, quindi, per chi volesse addentrarsi nei tanti mondi che compongono l’arte di Frida Kahlo, è proprio quello di visitare la mostra arrivata nella città della moda. Da ben intendersi, non appena sarà nuovamente permesso. Infine, sarà una duplice riscoperta. Da un lato, si trova l’opportunità di apprezzare con rinnovato vigore uno dei luoghi della storia e della cultura milanese. Dall’altro lato, c’è la possibilità di riscoprire la vita di una delle icone artistiche più conosciute tra i giovani. La speranza, è quella di mantenere vivo il messaggio, che in tempi di crisi e pandemia anche la cultura può essere cura, quantomeno dell’animo.

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