European People's Party/Flickr

“IL MARESCIALLO TWITTO”

12 Marzo 2021

Chi è Janez Janša, il politico più discusso di tutta la Slovenia? Un reportage sulla figura più controversa del piccolo paese balcanico e sulla battaglia del “maresciallo Twitto”, come lo chiamano in patria, contro la stampa e i media del suo paese. 

Incastonata tra le alpi Giulie e l’Adriatico, la Slovenia è una nazione relativamente giovane, con poco più di due milioni di abitanti, nata dalla disgregazione della Jugoslavia di Tito nell’ultimo decennio del Novecento. Le prime elezioni libere nel paese, che si tennero nel 1990, diedero il potere all’Unione Democratica Slovena, il principale movimento di opposizione al regime comunista, che fin da subito proclamò un referendum per l’autonomia, vinto con l’88% dei voti.

Tra i protagonisti dell’indipendenza slovena troviamo Janez Janša, allora titolare della difesa e oggi primo ministro al suo terzo mandato: se nei primi anni novanta Janša lottava per la libertà dall’oppressione di Milošević e di Belgrado, oggi invece è la figura politica più discussa della Slovenia e fa parlare di sé per i suoi scandali e per i suoi continui attacchi alla libertà di stampa e ai media sloveni. 

La storia politica di Janez Janša

Esponente di prim’ordine del movimento anticomunista, Janša diventa una delle figure di spicco dell’opposizione a Tito. Divenuto ministro della difesa sotto il governo di Lozje Peterle dopo le elezioni libere del 1990, nel ’92 si unisce al Partito Democratico Sloveno (SDS), divenendone presto il leader. 

In una prima fase che va dal 1994 al 2004, il leader del SDS viene descritto come un moderato, tant’è che si unisce alla famiglia dei popolari europei di centrodestra. Però, a partire dal suo primo governo di coalizione del 2004, Janša cambia radicalmente posizione e comincia ad adottare discorsi populisti e nazionalisti sul modello di Viktor Orbán, con cui il premier sloveno ha da sempre forti legami. Il suo esecutivo viene caratterizzato dallo scandalo Patria, ossia un giro di tangenti intascate dal premier da parte dell’omonima compagnia di difesa posseduta dal governo finlandese.

Dopo esser stato all’opposizione per 4 anni, nel 2012 Janša torna a servire come capo di governo dopo il fallimento delle trattative tra i socialdemocratici, i pensionati e il partito Slovenia Positiva del sindaco di Lubiana Zoran Janković. Janša governa per poco più di un anno: dopo aver definito il titolare dell’economia come “il peggior ministro che la Slovenia abbia mai avuto” ed essere oggetto di un’indagine sulla mancata trasparenza dei fondi della campagna elettorale, il suo governo cade. 

L’ex primo ministro resta all’opposizione di tre governi di centrosinistra ma nel 2020 torna al governo a seguito della caduta dell’esecutivo di Marjan Šarec, un comico divenuto politico (viene naturale la similitudine con Grillo, anche se i due hanno orientamenti politici diversi) a seguito del ritiro del sostegno da parte della sinistra radicale e del partito dell’ex primo ministro Miro Cerar, che cambia schieramento e va a sostenere un esecutivo a guida del leader del SDS insieme al centrodestra, che nonostante la pandemia e il ritiro della delegazione del partito dei pensionati, ancora guida il paese.

La crociata contro la stampa

Dalla sua svolta populista del 2004, Janša ha cominciato ad attaccare sempre più frequentemente la stampa del suo paese e quella estera, colpevole di essere “politicamente schierata a sinistra” e di avere una presunta fissazione su di lui. Ad esempio, riguardo al caso Patria (per cui il premier sloveno è stato anche condannato a due anni di carcere, poi convertiti in multa) Janša crede che tutte queste contestazioni siano una cospirazione ai suoi danni, facendo nomi e cognomi di giornalisti che, a suo dire, hanno tentato di fare un golpe mediatico contro di lui: questo suo atteggiamento è stato ammonito dall’ex rappresentante della federazione internazionale dei giornalisti europei.

Nel suo secondo mandato, il leader del SDS ha dovuto fronteggiare la crisi economica dell’Eurozona e se l’è presa con la stampa e i dipendenti pubblici, accusandoli di essere organizzati come la polizia segreta titina. Per i suoi detrattori è inoltre responsabile di aver costruito una gerarchia e un culto della personalità all’interno del suo partito e di averlo reso nazionalista.

Infine, nel suo attuale mandato, il primo ministro si è distinto per i suoi feroci attacchi su Twitter contro i giornali sloveni (tant’è che viene soprannominato Maresciallo Twitto, con un gioco di parole tra il social network e il dittatore jugoslavo) e per aver usato il profilo ufficiale del governo per attaccare e screditare i partiti di opposizione e tutti i media del paese, arrivando a definire il partito socialdemocratico di centrosinistra come “sostenitore di Hamas”

L’ultima sua azione destinata a far discutere è stata il duro confronto tra lui e Lilie Bayer, giornalista di Politico EU: dopo aver infatti scritto un articolo critico nei confronti del primo ministro, la Bayer è stata attaccata da Janša e da tanti piccoli account social che l’hanno minacciata. Il premier sloveno ha infine annunciato, tra mille critiche, l’istituzione di una giornata dedicata al dibattito sul tema della libertà di stampa. 

A livello europeo

Anche a livello europeo viene discusso il comportamento del primo ministro sloveno: dopo infatti aver avuto un confronto (ovviamente via Twitter) con il direttore dell’agenzia stampa STA Bojan Veselinovič, accusato di vendere notizie false, nella prossima plenaria dell’Europarlamento i deputati europei discuteranno della questione. È interessante notare che Freedom House, nel suo annuale rapporto sulla libertà di stampa, ponga il paese balcanico tra le nazioni più plurali sul tema dell’autonomia dei media, con un punteggio di 95 su 100.

Sempre restando sull’argomento Europa, bisogna assolutamente appuntare che a giugno di quest’anno la Slovenia presiederà il consiglio europeo, e molto probabilmente i paesi  pungoleranno Janša sui temi della stampa e del cambiamento climatico, di cui il premier sloveno è molto scettico, come del resto lo sono i suoi modelli Donald Trump (ad oggi resta l’unico leader mondiale ad aver riconosciuto il repubblicano come vincitore delle elezioni del 2020) e Viktor Orbán.

Parlando del suo omonimo ungherese, che è da poco uscito dalla famiglia europea dei popolari, possiamo dire con certezza che l’SDS seguirà Fidesz (partito di Orbán) anche all’europarlamento: gli ungheresi probabilmente approderanno nei conservatori guidata da Giorgia Meloni. Sarà un mistero capire come finirà il governo di Janša, ma una cosa è certa: la Slovenia si sta sempre più allontanando dall’Europa e dai suoi valori e si sta sempre più isolando per colpa del “Maresciallo Twitto”.

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