Gli Italiani sono tra i cittadini europei con il più basso tasso di partecipazione alle realtà culturali offerte dal Paese. Sebbene il nostro patrimonio sia ricchissimo, qualcosa spinge a non farne esperienza. Possiamo trovare un nuovo modo stimolante per frequentare musei e simili?
Il museo non è un semplice luogo di conservazione di beni d’interesse culturale, è un’istituzione. Con questa frase parte qualsiasi corso di Museologia all’università. Il termine sottolinea il lavoro del museo, a stretto contatto con la società, con i cittadini. Senza il suo pubblico non sarebbe più un museo, ma una collezione, un catalogo o un magazzino. Sebbene l’Italia sia prima al mondo come beni sotto tutela UNESCO, il tasso di partecipazione ai musei è tra i più bassi in Europa. Manca nel nostro stato la consapevolezza sull’importanza di questi luoghi. Non si deve approcciare al museo con pregiudizi negativi, non si deve considerarlo come un semplice luogo d’istruzione. Il museo vuole esprimere anche altro. La definizione secondo ICOM, l’organo internazionale che coordina le relata museali, inserisce come fine dell’istituzione le parole studio, educazione e diletto. Proprio così, una visita deve portare al turista delle sensazioni positive e piacevoli; non deve essere un peso ed un obbligo. È più facile se la realtà museale è all’avanguardia negli allestimenti e negli approcci educativi. Tuttavia, lo stesso visitatore deve impegnarsi, compiendo delle semplice azioni che possono arricchire la sua visita, senza esasperarla sul piano nozionistico. Qual è questo modo? Si cercherà di spiegarlo raccontando il tour dei musei nazionali ed esteri di un personaggio fittizio, Sasha Strong. Questo primo articolo affronterà la sua prima visita, alla National Gallery di Londra.
Iniziare dal “tempio” moderno dell’arte inglese
Sasha non ha mai girato per musei. Ha il ricordo di aver visitato qualcosa durante gite scolastiche, ma molto offuscato. Dopo una lunga riflessione, ha deciso di intraprendere questa iniziativa e girare più musei possibili. Come prima scelta ha voluto iniziare in grande, con la National Gallery londinese. Arrivato a Trafalgar Square non rimane indifferente davanti alla sua facciata solenne. La struttura emula il tempio greco, sebbene l’edifico sia degli anni 30 dell’800. La sensazione di riverenza è forte sotto le alte colonne dell’ingresso principale. Tuttavia non dovrà entrare da lì, ma per l’ingresso laterale nella Sainsboury Wing. Passato per i controlli di sicurezza entra, senza dover passare per una biglietteria. Sasha non ha sbagliato strada, semplicemente il governo inglese permette la visita del museo in modo gratuito. “Oh beh, iniziamo bene!” Compiaciuto della notizia, sale le scale e si dirige verso la prima ala a sinistra. Nessuno obbliga il ragazzo alla lettura dei pannelli introduttivi iniziali sulla storia del museo, ma una critica è necessaria. Accompagnamento utile ad una buona visita è sicuramente la mappa del museo. Le migliori hanno segnato le opere principali di ogni sala, aiutando i meno esperti a concentrare la propria attenzione.
Le prime sale di visita espongono opere del Rinascimento, come la Vergine delle Rocce di Leonardo. È collocata in una zona ristretta con un impianto luci leggero, da non intaccare la sua visione. A fianco trova Sasha un grosso disegno che raffigura quasi la stessa scena del quadro. Non è un disegno preparatorio, ma si tratta del Cartone di Sant’Anna. L’accostamento è stimolante, poiché confronta uno stesso tema realizzato con tecniche pittoriche differenti. Proseguendo la visita, Sasha nota un gran numero di persone di fronte ad un’altro quadro, Bacco e Arianna di Tiziano. I colori accesi colpiscono anche lui. Avvicinandosi al cartello informativo, legge il nome dei due protagonisti. Sa che Arianna è collegata al mito di Teseo e il Minotauro, ma non comprende la presenza di Bacco. I quadri e le descrizioni vogliono essere di stimolo per imparare qualcosa di nuovo. Il mito infatti, secondo qualche versione, vede Teseo abbandonare la giovane a Nasso. Il dio Dioniso, vedendo la giovane, la prese con se per poi sposarla. Una semplice immagine può raccontare un mito.
Sasha cammina avanti nel lungo corridoio verso la sala centrale ed esclama: “Ma quella è Venezia!”. Davanti a lui aveva un’opera di Canaletto, artista “vedutista” del XVIII. I paesaggi nelle sue opere trasmettono sempre un atmosfera di tranquillità. Si percepisce una pace silenziosa, anche in ambienti affollati. Se non erano riuscite le opere di artisti conterranei, il quadro veneziano aveva lasciato a Sasha una sensazione familiare. Quando osserviamo un ambiente che conosciamo proviamo sempre questa emozione. Dopo lo stupore iniziale, è interessante analizzare lo stesso quadro. Sasha aveva davanti la Venezia del ‘700: se le Gondole potevano ingannarlo, gli abiti e altri elementi di arredo non lasciavano dubbi. Un’opera può dunque essere occasione di riflessione sul proprio vissuto, su quello che si è visto. Il percorso lo stava portando nella zona centrale, la cosiddetta Rotonda. Nei musei dei secoli scorsi, si inserivano le opere più importanti di tutta la collezione in questo ambiente. La grandezza, gli archi che incorniciano gli ingressi delle sale e i quadri, fanno di questa la zona più suggestiva dell’edificio. “Mmm i quadri sono però un po’ lontani così”, dice Sasha. È il suo primo appunto sull’allestimento del museo, complimenti. Non sempre scelte architettoniche di impatto sono funzionali all’esposizione delle opere. Questo è un esempio lampante: architettura fantastica, allestimento pomposo. Tuttavia Sasha non è qui in veste di critico museale, ma vuole fare esperienza di opere.
Nelle sale del ‘800 nessuno può rimanere indifferente nei confronti dell’opera più conosciuta di William Turner, The Fighting Temeraire. Il gusto romantico nei colori che sfumano tra giallo e blu sono molto accattivanti. A primo acchito emerge la figura nera, una nave a vapore. Guardando attentamente Sasha nota inoltre un enorme veliero. La sua storia è affascinante: rappresenta il periodo della Rivoluzione Industriale, in cui mezzi di trasporti vetusti, venivano soppiantati dai meccanici. Il quadro non è solo un bene culturale, ma è documento storico. La visita non è finita, mancano ancora le sale più moderne (o così crede lui). L’ultima espone le opere di un pittore di grande fama come Van Ghogh. Sebbene la folla si ammucchiasse davanti ai suoi quadri, c’è un altro dipinto che desta la sua attenzione. Avvicinandosi, nota un insieme di punti colorati confusi. Non era posto nella posizione giusta per godersi l’opera di Georges Seurat. Questi era uno dei maestri del puntinismo e la visione delle Bagnanti ad Asnieres è un esempio del periodo post-impressionista. “Ah però, un bell’effetto ottico” dice.
Cammina infine verso l’uscita, dove trova la grande mappa del museo. “Oh cavolo, ma non ho visto tutta la zona arancione!”. Era così, si era perso le opere del XVII, forse a causa di una segnaletica del percorso non chiara o più probabilmente per aver ignorato la mappa… In questo ritorno attraverso sale già visitate e nota un particolare: la colorazione delle pareti. Ogni sala aveva un fondale diverso, a seconda del periodo storico. Uno sfondo colorato accesso è quello più adatto per inquadrare un’opera dai colori accesi? Sasha trova le opere di Rubens e Caravaggio, come Cena in Emmaus. Il quadro gli fa scappare un sorriso per la posa di Gesù. È consigliabile avvicinarsi sempre ad un’opera che ci lascia straniati o stupiti, poiché potrebbe insegnarci qualcosa. Sebbene la visita sia ormai terminata un’opera vitale manca per finire il suo giro. Camminando verso l’uscita incappa casualmente davanti ad una delle coppie più conosciute dagli studenti di Storia dell’Arte, i Coniugi Arnolfini di Van Eyck. Sasha non è nella sale del ‘600 o dell’800, no. Ha difronte una tavola del 1434. Anche chi ha poca conoscenza artistica, rimane stupito davanti a questa informazione. La resa millimetrica dei particolari, della stanza, dei corpi, degli abiti, del cane, sono sbalorditivi. Questa volta decide di leggere il cartello informativo che parla di uno specchio. “Cavolo, ma ci sono due persone lì”. Il riflesso dello specchio nella parte centrale è una prodezza assoluta del maestro fiammingo.
Non può certo dirsi scontento dopo questa lunga visita al suo primo museo. Tuttavia, si sente molto affaticato. Le sale sono numerose e il visitatore deve essere pronto, per poterle godere tutte. Un’opera di gusto personale che vorrei inserire è L’esperimento di Joseph Wright, che purtroppo non ha attirato Sasha nella visita. È finito la prima tappa del tour museale di Sasha. Aspettate in sezione Cultura di AlterThink per le prossime esperienze !
P.s. La visita è immaginaria e si suppone fatta in periodo di non emergenza sanitaria.