Il 4 Maggio la comunità autonoma della capitale, la più ricca di tutta la Spagna, si recherà alle urne, con una difficile campagna elettorale tra minacce, dati epidemiologici poco promettenti e tradimenti.
Manca giusto qualche giorno alle elezioni nella Comunità Autonoma di Madrid, in cui la regione più ricca di Spagna rinnoverà il proprio parlamento nazionale, nonostante le scorse votazioni si siano tenute poco meno di due anni fa. E allora perché i madrileni devono recarsi nuovamente alle urne? E perché queste elezioni sono importanti per tutta la nazione iberica?
Il contesto di Madrid
Innanzitutto, bisogna conoscere il contesto della Comunità Autonoma di Madrid: con 6 milioni e mezzo di abitanti, il PIL procapite più alto di tutta la Spagna (circa 33 mila euro) e una florida situazione economica, la regione della capitale iberica è governata dal Partido Popular (PP) di centrodestra, che ha sempre vinto le elezioni con un ampio margine dal 1987.
A seguito delle elezioni del 2019, in cui i socialisti del PSOE guidati dal professore Ángel Gabilondo risultano il partito più votato, si è formato un governo di coalizione tra Popolari (calati di molto a causa di alcuni scandali) e i liberali di Ciudadanos con il sostegno dell’ultradestra di Vox, che proprio in quella tornata ottiene un successo clamoroso, entrando per la prima volta in un’assemblea regionale. Proprio grazie ai voti dei due partiti di centrodestra, il PP ha mantenuto la presidenza della comunità di Madrid, affidandola a Isabel Díaz Ayuso.
La figura di Isabel Diaz Ayuso
Nata 42 anni fa nella capitale spagnola e impegnata nella politica attiva sin da giovanissima con i Popolari, Ayuso viene eletta deputata regionale nel 2011 ma diventa conosciuta con le elezioni del 2019 quando il segretario nazionale del suo partito Pablo Casado la nomina ufficialmente candidata alla presidenza della sua Comunità Autonoma.
Ottenuta la nomina più ambita del suo territorio, Ayuso si fa notare per il suo rapporto burrascoso con i liberali di Ciudadanos e la sinistra spagnola: la donna infatti è esponente dell’ala conservatrice dei Popolari che vuole relazioni più forti con l’ultradestra; ha infatti dichiarato che il partito non deve “stare davanti a Vox, ma accanto” e si è schierata contro la legge per i diritti LGBT+ approvata dalla sua predecessora, sostenendo che era la conseguenza di un “progressismo tirannico”.

Le tensioni con i liberali sono sfociate in una crisi del governo regionale e nuove elezioni anticipate: infatti, dopo una crisi elettorale molto seria e un cambio di leadership, Ciudadanos ha presentato una mozione di sfiducia (poi non passata) al governo regionale di Murcia, dove governano i popolari con Vox, in modo da riproporsi come partito di centro aperto a dialogare con tutti. Per paura che potesse succedere una cosa simile anche a Madrid, la presidente ha convocato elezioni anticipate: nonostante la sinistra abbia tentato di bloccare l’atto della presidente, alla fine le elezioni sono state fissate per il 4 maggio.
Grazie a lei, la sezione madrilena del PP ha preso una strada più nazionalista, andando contro ogni decisione del governo centrale formato dal PSOE e dai populisti di sinistra di Unidas Podemos per ” tutelare i cittadini della loro comunità”. Infatti tra tutte le regioni di Spagna, quella di Madrid è stata la più restia a mettere in campo misure restrittive contro la pandemia, e anzi ha cercato di riaprire tutto il prima possibile, puntando sulla coscienza e sulla libertà dei cittadini: un mantra che piace molto ad Ayuso, tanto che lo ha applicato come slogan della sua campagna elettorale sotto forma di “Comunismo o Libertad”.
Una campagna elettorale molto tesa
Dunque Madrid è chiamata a rinnovare il proprio parlamento e la campagna elettorale è destinata ad essere accesissima, partendo dalla scelta dei candidati: se da una parte sono confermati rispetto alle votazioni di 3 anni fa Ayuso per i Popolari, Angel Gabilondo per i Socialisti e Rocío Monasterio per Vox, abbiamo tre candidati nuovi, ossia l’infermiera Monica García per la piattaforma civica verde Más Madrid, Edmundo Bal per i centristi di Ciudadanos e soprattutto Pablo Iglesias per la sinistra di Podemos.
Iglesias è un nome grosso nella politica spagnola: fondatore del partito che ha rappresentato l’ondata populista in Spagna, ha lasciato la poltrona di vicepresidente del governo Sánchez per avventurarsi in queste elezioni che, secondo i sondaggi, saranno poco promettenti per il suo movimento, che non andrebbe oltre l’8%; c’è chi dice che questo possa essere un segnale di un suo allontanamento dalla politica attiva: d’altronde ha anche designato la ministra del lavoro Yolanda Díaz come leader della coalizione Unidas Podemos alle prossime elezioni nazionali. Secondo molti, Iglesias ha fatto ciò per rafforzare il suo partito che sta venendo assorbito dai verdi di Más Madrid (guidati a livello nazionale dall’ex numero due di Podemos, Íñigo Errejón), offrendo agli elettori un’alternativa più radicale.

L’argomento principe dei dibattiti elettorali è senz’altro la pandemia, che a Madrid ha colpito più violentemente che in altri luoghi della Spagna. Ma oltre al COVID, c’è stato un altro tema che ha dominato la campagna elettorale: il confronto tra forze politiche; sono molti gli atti ostili e le minacce che i partiti più polarizzati nello scacchiere politico, quindi Unidas Podemos di Pablo Iglesias e Vox di Rocío Monasterio, hanno sperimentato in questo periodo. Ad esempio, lo scorso 8 aprile, durante un comizio di Vox nel quartiere Vallecas di Madrid, da sempre molto di sinistra, vi sono state alcune proteste che sono risultate in decine di feriti e due arresti; da notare che Iglesias non ha pienamente condannato l’aggressione, sostenendo invece che quella di Vox era una “provocazione”.
Il caso che però ha creato più scalpore è stata la consegna di alcuni proiettili e una lettera minatoria alla direttrice della Guardia Civile, al ministro dell’Interno Marlaska e a Pablo Iglesias. Nonostante la solidarietà sia stata quasi unanime, durante un dibattito elettorale la candidata di Vox Monasterio ha messo in dubbio la veridicità delle minacce (quasi per volersi vendicare di quello che è successo a Vallecas), sostenendo che “da un governo di bugiardi ci si può aspettare di tutto”. Dopo quelle parole, Iglesias ha lasciato il dibattito, seguito da Gabilondo del PSOE e dalla candidata di Mas Madrid García.
Cosa dicono i sondaggi e cosa aspettarsi
Le inchieste elettorali parlano chiaro: i Popolari di Ayuso viaggiano intorno al 41%, quasi il doppio del risultato elettorale del 2019. Al secondo posto troviamo il PSOE di Gabilondo, che con la sua moderazione mantiene i socialisti stabili al 23%; il gradino più basso del podio è per i verdi di Más Madrid, mentre in seguito troviamo Vox al 9%, Unidas Podemos all’8 e Ciudadanos sotto il 5%, che rappresenta la soglia di sbarramento per entrare nel parlamento regionale: in Spagna infatti il sistema elettorale delle regioni è un proporzionale semplice, mentre qui da noi si usa il maggioritario, in cui chi ottiene più voti vince tutto e ha automaticamente la maggioranza.

Se le attese saranno confermate, il prossimo governo sarà una coalizione tra il PP e Vox, mentre la sinistra non riuscirà nemmeno questa volta a interrompere il dominio incontrastato della destra nella comunità di Madrid. E forse grazie al suo successo elettorale la divisiva Ayuso otterrà un posto d’eccezione nel Partido Popular: c’è chi pensa che possa aspirare al ruolo di leader, rimpiazzando Pablo Casado. Qualunque sarà il risultato, il nuovo presidente della regione della capitale dovrà vedersela con un popolo che chiede risposte alle emergenze causate dalla pandemia e che esige una ripartenza dopo questo terribile anno.