Il 4 dicembre del 1999 il quotidiano francese Le Monde annunciò la scomparsa della “Gran signora della politica italiana”, Nilde Iotti. Fu la prima donna a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato, la presidenza della Camera. Nilde fece della propria attività e fede politica la sua vita, per poter dare agli italiani di allora e del futuro la possibilità di disporre liberamente dei beni comuni, tanto di quelli materiali quanto di quelli immateriali.
La vita prima dell’attività politica
Nilde Iotti nacque nel 1920, il 10 aprile a Reggio Emilia. Rimasta orfana di padre a 14 anni, la sua giovinezza fu segnata da non indifferenti difficoltà economiche. Nonostante questo ebbe modo di proseguire gli studi, frequentò l’Istituto Magistrale per poi iscriversi alla Facoltà di Lettere presso l’Università Cattolica di Milano (proprio per questo, i compagni di partito, soprattutto nei primi periodi, la temevano come una spia del Vaticano, ma lei, fiera, era solita rispondere ai sospetti ripetendo le parole del padre: “Meglio coi preti che coi fascisti!”).
Carriera politica
Dopo un breve periodo in cui si diede all’insegnamento, iniziò ad impegnarsi in politica, si iscrisse al PCI e fu attiva nella Resistenza. Nel 1946 fu eletta come membro della “Commissione dei 75”, impegnata nella stesura della Costituzione. Da questo momento in poi la sua carriera politica non ebbe interruzioni, fu deputata della Repubblica Italiana dal 1948 fino all’anno della sua morte. Fu delegata nel 1969 a prendere parte del Parlamento europeo, come rappresentate del Partito Comunista Italiano. Nel 1979 divenne Presidente della Camera dei deputati, fu rieletta, successivamente, per altri due mandati.
Vita privata
Fu compagna non solo di partito ma anche di vita del leader del PCI, Palmiro Togliatti. Non fu facile sopportare gli sguardi sbiechi non solo dei colleghi, ma anche dell’ opinione pubblica (Togliatti era già sposato). I due arricchirono la propria unione con l’adozione di Marisa. Nilde a proposito della sua famiglia diceva:
“una strana famiglia in cui non c’era un vero marito, non c’era una vera moglie, e non c’era una vera figlia, ma che pure era una famiglia unita e felicissima”.
Nilde e le donne
Furono tante le riforme fatte da Nilde, pur non essendo femminista, lavorò soprattutto per le donne, per la loro emancipazione non solo nella società ma anche e soprattutto all’interno del contesto familiare. Emblematico fu il discorso che tenne in occasione dell’insediamento come presidente della Camera, possiamo ricordarne le seguenti parole:
“Io stessa, non ve lo nascondo ,vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione”
Diritto di Famiglia
Fu la promotrice della legge del diritto di famiglia, finalizzata a superare gli articoli del Codice Civile fascista del 1942, tra i quali possiamo ricordare il 144: “Il marito è il capo della famiglia, la moglie […] è obbligata ad accompagnarlo dovunque egli creda opportuno di fissare la sua residenza”. La nuova riforma invece prevedeva la parità giuridica dei coniugi e dunque la patria potestà di entrambi i genitori, la possibilità per la donna di mantenere il proprio cognome dopo il matrimonio, l’abolizione della dote (la donna non doveva essere più vista come una merce da scambiare).
La famiglia, i sentimenti e l’autonomia
Nilde fu rivoluzionaria in quei tempi a rifiutare, in sede istituzionale, la concezione del matrimonio come contratto economico-sociale ed esortò i politici a tenere sempre presente l’importanza dei sentimenti, in cui ritrovare il senso di tale negozio giuridico. Inoltre affermò con forza l’importanza di riconoscere alla famiglia una propria autonomia, mettendo fine alle ingerenze inappropriate e continue dello Stato nell’imporre dall’esterno diritti e doveri ( chiara critica verso l’operato fascista):
“Noi poniamo il problema dell’autonomia della famiglia nei confronti dello Stato perché ci troviamo di fronte a una realtà, quella familiare, che è inerente alla sfera più gelosa, più intima, più libera dell’uomo. Proprio per questo noi sentiamo che lo Stato deve avere nei confronti di questo organismo, che ha una sua vita e sue leggi morali, un atteggiamento di grande rispetto, cioè deve riconoscerne l’autonomia”
Figli illegittimi, divorzio e aborto
Visto quanto detto fino ad adesso, risulta naturale comprendere le motivazioni che portarono Iotti a votare a favore delle proposte di leggi che affermavano: la parità dei diritti tra figli legittimi e illegittimi, l’importanza del divorzio nella società moderna e la necessità di una legge sull’aborto. Proprio inerentemente a queste due ultime questioni, dovette anche far fronte allo scetticismo di una parte del PCI. Si temeva che l’elettorato femminile non avrebbe votato a favore perché influenzato dalla Chiesa. Ma Nilde era una donna, conosceva le donne, le loro sofferenze, i loro desideri e infatti i referendum diedero i risultati sperati.
Leggi sulla violenza e sulle casalinghe
Possiamo ricordare l’impegno di Nilde nel far approvare una legge contro la violenza sessuale, oppure per l’ istituzione di una pensione e di una assicurazione volontaria a favore delle donne di casa:
“Credo che, se dovessimo considerare la mole di lavoro compiuto da queste donne nel complesso della loro vita, ci troveremmo di fronte a cifre di ore lavorative superiori a quelle delle donne occupate nelle fabbriche e nei campi, senza poi pensare alle cure di carattere morale ed educativo
Cambiare i tempi di vita
Per concludere è necessario riportare degli stralci di un testo scritto in occasione della raccolta firme per il progetto di legge “Cambiare i tempi di vita”:
Mi chiedo infatti, e vi chiedo: non siamo noi a cercare sempre di far quadrare tempi impossibili di vita? Non siamo noi a fare i salti mortali per fare entrare in ventiquattrore il lavoro e la spesa al mercato, la riunione e i compiti dei figli? […] Quanta fatica c’è – e quanto spreco – in questo modo di vivere! Quanta ansia, e quanto senso di colpa!
Nilde chiede una nuova concezione del tempo:
“ una concezione che sconfigga un modello di organizzazione del lavoro che non lascia spazio alla vita che pure è – deve essere – anche studio, svago, solidarietà sociale, impegno politico e civile.una concezione che restituisca alla famiglia il carattere di centro di affetti e di solidarietà. […]che sconfigga un modello delle città in cui le ore perdute nel traffico, la mancanza di spazi e strutture in cui vivere il tempo libero, l’accavallarsi delle scadenze sono tutti elementi che rendono spesso a donne e uomini estremamente faticoso decidere dei momenti della loro vita e di quella dei loro figli.”
Nilde Iotti è stata una vera rappresentante dei cittadini. È il simbolo della sinistra che entra nelle case dei deboli, degli ultimi, nella loro quotidianità , nella “vita concreta” e fa dell’ideologia riforme, non della sinistra dei radical chic, di palazzo, né tanto meno di quella parodiata da Gaber. Non serve essere comunisti per comprendere il valore di questa donna di Stato, tutti indipendentemente dal colore politico, usufruiamo, godiamo e saremmo pronti a difendere tenacemente quei diritti a cui lei, per garantirli, ha dedicato la propria vita .
Che dire? Grazie Nilde!