Mettiamo in chiaro una cosa: che “Liberi Oltre” esista è un bene, non ci piove. Il perché lo spiegò Costantino De Blasi, in occasione di un’ospitata qui su AlterThink: «la nostra missione come di tanti altri è fornire una coscienza critica. Sfruttiamo i tanti mezzi validi che oggi esistono e ai quali abbiamo accesso per informare ed informarci meglio». Un messaggio che facciamo anche nostro: il compito dell’informazione non è convincere chi la pensa diversamente, ma mostrare che qualsiasi sia la convinzione che guida il pensare di ciascuno di noi esiste una strada ed un modo per renderlo profondo, cosciente, consapevole. Non è un compito facile, non porta sempre a grandi soddisfazioni. Ma vi è da sempre, e in ogni momento storico, la necessità che qualcuno, anche se nel deserto, trovi la forza di mettersi a disposizione della comunità tramite un cordiale invito a ragionare utilizzando le categorie critiche che contraddistinguono ciascuno di noi, mettendo fuori gioco le più ostinate convinzioni.
“Non le lotte e le discussioni devono impaurire, ma la concordia ignava e l’unanimità dei consensi”
Luigi Einaudi
“Siamo consapevoli di non poter cambiare il mondo usando i dati e la logica per analizzare quanto accade attorno a noi per smontare le bufale e la propaganda. Però nessuno impedisce di provarci. Non si cambia il mondo semplicemente guardandolo, lo si cambia scegliendo il modo in cui viverci”. “Liberi Oltre” è nella sua essenza più profonda proprio questo: un gruppo di esperti e professionisti che hanno messo le loro competenze e conoscenze al servizio dei cittadini, contro la superficialità del dibattito pubblico, di gran parte della narrazione politica del nostro tempo, contro il declino culturale del nostro paese. Cosa può esserci di più nobile di tutto ciò?
Sorge spontanea una domanda: perché dunque “Liberi Oltre” è così divisiva? Insomma c’è chi simpatizza per le persone che ne fanno parte, e chi no. E in fondo è giusto così: rispetta la massima di Einaudi esposta nella “home” del suo nuovo sito. Se non fosse che attorno a “Liberi Oltre” si sono create due autentiche milizie armate, intolleranti l’una all’altra: i “liberoltristi”, con tanto di hashtag nella bio di Twitter, e quelli che con loro, invece, ce l’hanno a morte. E non serve scavare nei meandri di chissà quale social per scovare le due tifoserie: nel nostro stesso gruppo whatsapp s’accende ogni settimana un dibattito sui vizi e le virtù di “Liberi Oltre”.
Che Liberi Oltre esista è una gran cosa. Lo penso con fermezza.
Non conosco personalmente coloro che operano in “Liberi Oltre”, e dunque in maniera tale da sentirmi più libero e leggero nel parlarne. Non so dove finiscano le persone e dove inizino i “personaggi”. Ho una grande stima per molti soggetti al suo interno: Azzollini, Capone, Stagnaro su tutti. Eppure, sarò franco, certe cose proprio non mi vanno giù: ad esempio? Ad esempio l’esasperazione della propria autorità in quanto competente, per mezzo di un linguaggio che può certamente far sorridere, su cui possono essere costruiti dei “meme” che pure a me piacciono parecchio, ma che risulta controproducente ai fini di una discussione costruttiva, e che spesso sconfina nella vicina arroganza. La competenza, ma è un mio modestissimo parere, ha poco a che fare con essa. La competenza è elegante, e in virtù della sua agilità sa ben destreggiarsi davanti a buffoni e urlanti caciaroni. E se deve colpire con violenza, lo sa fare con efficacia, senza perdere mai la sua superiore signorilità. La sua fragilità è il perire quando il dibattito diviene scontro, guerra di retweet, e il suo farsi piccola piccola dinnanzi a posizioni autocelebrative per mezzo delle quali ogni insulto viene giustificato dai rispettivi eletti. Sparisce in un contesto in cui chiunque osi distanziarsi dai giudizi tranchant dell’una o dell’altra fazione, viene additato come uno dei nemici da combattere, in quanto fuori dalla cerchia. La competenza si mette volentieri al servizio della comunità, e dovrebbe aborrisce l’ostracismo.
Fatico a distinguere un competente che twitta “Conte fallito levati dal cazzo” e un incompetente che digita le medesime parole. Sottolineo la mia ignoranza in merito alle dinamiche e ai “ruoli” che si sono delineati all’interno di “Liberi Oltre”, ma mi viene spontaneo chiedere quale differenza ci sia tra un competente che attacca una persona magari meno colta e preparata di lui perché in errore e un leone da tastiera che racchiude l’intera sua esistenza in blocchi da 280 caratteri scritti in maiuscolo. E se anche vi fosse un interlocutore mendace o supponente, il competente saprebbe di certo sbugiardarlo con astuzia e brillantezza. Perché se c’è un qualcosa che separa il nobile dall’arricchito è la mancanza, nel secondo, dei necessari freni inibitori, di un amico che lo trattenga dal fare quella battuta fuori posto, a cena, in quel ristorante elegante.
L’unica insidia per il competente sul web è dunque quella di volersi trasformare in capobranco, poiché spesso l’intelligenza è condizione non sufficiente a garantire l’immunità dalla brama di followers. E se le discussioni, anche focose, fanno un gran bene ad un pensiero superficiale, sopito e monodimensionale, di certo lo stesso non si può dire di una lotta tra fazioni a cui non interessa dar lustro ad una verità oggetto di maltrattamenti da parte di boriosi millantatori, ma solo il massacro del nemico.
“Da un grande potere derivano grandi responsabilità” disse Ben Parker al nipote Peter, ancor prima che diventasse Spider-Man. C’è per ogni supereroe una diversa sfaccettatura di giustizia da ristabilire, una vocazione a correggere una qualche stortura del mondo che li circonda, da cui consegue una necessaria accuratezza, giustezza, esemplarità nel modo di esporre i poteri di cui dispone. Che sia una nazione intera, una comunità o una sola persona, il supereroe si è fatto carico di un destino, di un percorso di liberazione e di questo è responsabile. Una dedizione che deve nascere ed essere alimentata soltanto dalla passione, se non vuole limitarsi ad essere un frivolo gioco intellettuale ma azione schiettamente umana. E da un fermo controllo del proprio animo che distingue il supereroe dai dilettanti che semplicemente si agitano a vuoto. Potrebbe però darsi il caso che chi opera in “Liberi Oltre”, attraverso i suoi canali, lo faccia motivato non tanto o non primariamente dall’essersi dato una missione sociale, quanto piuttosto da un piacere puramente intellettuale. Se così fosse, oltre ad essere cosa assolutamente legittima, verrebbe meno gran parte del mio ragionamento. Nessuno potrebbe in tal senso arrogarsi il diritto di auspicarne un cambio di approccio, o per meglio dire, cambio di carattere, almeno per quella parte che emerge pubblicamente. Ma a me sembra che uno dei fini di “Liberi Oltre”, e della nascente ed omonima associazione, sia anche quello di essere “servizio civile”, culturale, “pedagogico” nel senso più nobile del termine: qualora la mia fosse una mera pretesa di attribuire una missione sociale a “Liberi Oltre”, perché penso abbia le potenzialità per portarla a termine, mi scuso. Probabilmente sono stato tratto in inganno dalla dicitura presente sulle pagine Instagram e Facebook.
Concludo, cari amici di “Liberi Oltre”, con un sincero augurio che si accompagna ad un profondo auspicio. Questo nostro mondo ha bisogno del vostro aiuto, ha bisogno di gente che predichi competenza ed attenzione per i dati, che invogli l’approfondimento della complessità. La vostra è una piattaforma, mi ripeto, che ha e avrà sempre più i numeri per portare avanti questa missione. Ciò che rischia di uccidere, o quantomeno di limitare la forza di un progetto dai fini tanto lodevoli come il vostro è l’atteggiamento spesso arrogante, che pure può essere un vettore di efficacia se usato a proposito, ma a tratti aggressivo e intollerante di alcuni suoi esponenti, che viene poi emulato da chi vi segue ed ammira. Le modalità e le attitudini non sono certo meno importanti dei contenuti o delle finalità espresse. Queste mie poche righe vogliono essere un amichevole consiglio, che di certo non sta a me darvi, non una soluzione, non una richiesta: è al contempo la debolezza, e spero l’utilità di questo mio modesto pensiero. Il pubblico è con voi, la porta è pressoché vuota: solo il fuorigioco può frenarvi dall’andare in rete.
Li ho seguiti fino alla scorsa primavera, dopo mi sono un po’ scaduti.
Il valore originario di voler portare informazione e chiarezza attraverso i dati si è un po’ perso, forse alla ricerca di allargare il pubblico o per mire politiche.