Unknown author, Public domain, via Wikimedia Commons

Ombre Nere sull’Italia

20 Giugno 2024

Quello che sta succedendo non è assolutamente normale. È oltre i confini della dignità politica e istituzionale. E anche se un mio carissimo amico scherza sempre quando da sinistra qualcuno grida “fascisti”, oggi mi trovo a doverlo gridare io.

Lo squadrismo, anche nelle istituzioni, è vivo. E no: non mi riferisco alle forze dell’ordine o alle forze armate, spesso di ciò tacciate. Mi riferisco a parlamentari. Mi riferisco a componenti di forze politiche di governo. Scarsa conoscenza, per alcuni, o dottrina a cui si aderisce, per altri. Fatto sta che siamo, al centenario del trucidamento del socialista Giacomo Matteotti dai fascisti per volere di Mussolini, con delle tremende ombre nere all’orizzonte.

Non ci sono gli elementi presenti nel 1924. Per lo meno, non ci sono tutti. Ma molti elementi ricorrenti ci sono. Aggiungiamo: purtroppo. 

Vicenda Iezzi-Calderoli-Donno

Credo sia simbolico quanto accaduto in Parlamento tra Donno, Iezzi e Calderoli. La narrativa che è stata ordita è particolarmente grave. L’onorevole Donno avrebbe avuto un atteggiamento minaccioso nei confronti del ministro Calderoli, la qual cosa ha portato Iezzi a reagire in sua difesa. Questa è la ricostruzione molto fantasiosa che è stata proposta da alcuni membri della maggioranza.

Orbene, soprassediamo sulla minacciosità e offensività che per un parlamentare o un ministro della Repubblica Italiana del nostro tricolore. È inutile ricordare ciò che affermavano di fare con la bandiera dell’Italia i leader leghisti. Ed è inutile indugiare sulla malignità, girata nel web, secondo la quale taluni non riconoscano il tricolore senza alcuni simboli apposti in determinati periodi storici.

Ciò che rileva, in maniera drammatica, è che un parlamentare dell’opposizione è stato malmenato in Parlamento. Da un membro di una maggioranza di destra. Nell’anno del centenario della barbarie fascista inflitta a Matteotti. E con una maggioranza che ha cercato in tutti i modi di giustificarlo. 

Gloria alla X

Ancor più grave è l’esaltazione della “decima”. O per ignoranza o per apologia di fascismo, negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli estimatori della milizia fascista che, sotto l’ombrello dei nazisti e nella Repubblica Sociale Italiana, trucidava inermi cittadini. Così, quasi per sport. 

Bambini, giovani, donne, uomini. Civili mutilati, stuprati, trucidati come nei peggiori film dell’orrore, uccisi, marchiati a fuoco da vivi e poi appesi con la “decima” come monito. Una guerriglia con gli stessi comportamenti di Hamas, per fare un parallelismo. Una guerriglia che ha combattuto contro gli italiani per la gloria del duce e del fuhrer. 

E se hanno potuto sfangare una “Norimberga italiana”, che invocavano De Gasperi e Nenni, lo devono all’amnistia voluta dai comunisti italiani e da Togliatti.

Dopotutto, contro le battaglie sulle libertà PCI ed MSI sono sempre state vicine. Non a caso, i comunisti parlavano dei fascisti come di “compagni camerati in camicia nera”, e lo scambio di stima è stato più volte reciproco.

Inneggiare oggi alla Decima Mas significa rinnegare però la storia che non la sinistra ma socialisti, popolari, repubblicani, liberali hanno scritto. Significa rinnegare lo spirito antifascista che ha unito Moro, De Gasperi, Andreotti, Nenni, Saragat, Malagodi, Terracini, Pertini, La Malfa, Einaudi e tantissimi altri. Spirito antifascista di cui la Costituzione è pregna. Anche se, temo, ancora per poco.

Servizio Incivile

Se questo non bastasse, pensiamo a quanto sta venendo fuori. Esponenti di Gioventù Nazionale che cercano di indottrinare chi, meno estremista, si approccia a quella frangia. Che cercano di finanziare la propria realtà coi soldi del servizio civile. Che inneggiano al Duce, che fanno il saluto romano gridando Sieg Heil, che inneggiano a componenti eversive e terroristiche.

Non si può ricondurre, come ha fatto il ministro Ciriani, una riunione politica di una giovanile di partito, a un “ambito privato”. 

È un dato politico gravissimo. Se anche fossero un manipolo di cinque o sei cialtroni, il dato politico è grave. Se per esempio esistesse una frangia massimalista rivoluzionaria della Federazione dei Giovani Socialisti, non importa quanto ridotta, che esaltasse Stalin, Lenin, Gramsci, Tito, Che Guevara e qualche altro terrorista “rosso”, sarebbe un problema politico per tutta la Federazione.

Se questo dato politico viene, per giunta, dall’organizzazione politica giovanile collegata al primo partito di governo ed esaltata più volte dalla presidente del consiglio dei ministri, il dato è totalmente allarmante.

E il fatto che molti della maggioranza si prodighino a screditare l’inchiesta di FanPage, mentre la Rai tace, rappresenta un problema politico e un campanello d’allarme sullo stato di salute della classe dirigente che ci governa.

Eredità Missina

Non ci sarebbe neppure da stupirsi, però. Giorgia Meloni si pone in continuità rispetto alla storia del Movimento Sociale Italiano. Partito costituito da fascisti amnistiati dai comunisti e i cui dirigenti non hanno mai rinnegato la loro storia e l’appartenenza ideologica al fenomeno che ha oppresso l’Italia nel famoso ventennio.

Giorgia Meloni non ha mai rotto la continuità storica e ideologica con Almirante e Rauti. Viene da quella storia politica. Viene da quella formazione ideologica. È erede, in continuità, di quella storia. È inutile chiederle di dichiararsi antifascista per questo: come può l’erede dell’ideologia fascista – per quanto dovutamente riadeguata ai tempi odierni – disconoscere quell’ideologia e quella storia?

Già fa strano che lei e tutti gli altri membri del partito che ha riportato la fiamma tricolore di Almirante e De Marsanich abbiano giurato sulla Costituzione antifascista. Ma avranno fatto come Napoleone e pensato che Parigi val bene una messa.

Viltà

Mentre però si cerca di nascondere il ritorno a certe barbare ideologie, nel centenario dell’omicidio fascista del socialista Giacomo Matteotti il silenzio delle istituzioni governative è assordante. 

Lasciamo perdere la facile retorica della celebrazione del 30 maggio, con discorsi che hanno reso merito a Matteotti negando ed omettendo molte cose. Con una targa apposta allo scranno numero 14 in cui neanche si ricorda che Matteotti fosse un socialista. O socialtraditore, come i comunisti lo hanno sempre epitetato. O pellegrino del nulla, come lo chiamava Gramsci (sia vivo, sia morto).

La cosa preoccupante e allarmante è che le celebrazioni istituzionali diffuse per l’Italia non abbiano visto la minima partecipazione del governo. Un governo che non c’è stato alle celebrazioni, pur informali, del 10 giugno a Roma. Che non ha presenziato al centenario a Fratta Polesine, evento al quale hanno disertato anche Gioventù Nazionale come anche Lega e Forza Italia, giovani e non. In attesa di celebrazioni ipotizzate per fine settembre dalla presidenza della Repubblica, sempre che non si trovi un modo e una scusa da palazzo Chigi per boicottare anche quelle.

Non solo quell’assenza assordante. Anche lo sfregio al monumento di Matteotti, rivendicato da forze fasciste, si aggiunge ad un “24” in cui squadrismo e ombre si distendono lungo la penisola. Tanto da cercare in tutti i modi di sfregiare quel socialista rompiscatole, fastidioso da vivo cento anni fa e da morto ancora oggi.

Una Nuova Era Fascista?

È inutile negarlo. Stiamo entrando, come clima, in una nuova era fascista. Che non sarà necessariamente come quella del famigerato ventennio, almeno non ancora.

Si delinea però una situazione tremendamente preoccupante. L’Italia si sta lentamente trasformando. Stiamo passando, complici anche qualunquisti ed ex federalisti, da una imperfetta democrazia liberale parlamentare a una democratura illiberale governista.

Questi tentativi c’erano stati, nel rispetto delle libertà, negli ultimi anni del secolo scorso e nei primi di questo secolo. Lo spostamento verso la “democraturizzazione” dell’Italia lo abbiamo avuto soprattutto con le spinte della scorsa legislatura. 

Oggi il consolidarsi del consenso attorno alla fiamma fascista e ad elementi fascisti di forze coalizzate è preoccupante, ma è realtà. Si sposterà il consenso? Se ci si ricorderà che il voto è un dovere, forse si, ma non ne sono troppo sicuro. 

Ma il fatto che si delineino all’orizzonte una riforma che dissipa quel poco di unità nazionale residua e quella centralità del Parlamento per garantire giochi di potere ed equilibri di governo è molto preoccupante. Il tutto condito con una oculata distrazione di massa. 

Con una forza che l’altro ieri sputava sul tricolore, ieri inneggiava all’unità nazionale e oggi festeggia lo smembramento dell’Italia. Con una forza che non ha le forze di ricordarsi che il popolarismo è antifascista, scegliendo la via “comoda” di stare al governo pur di difendere chi inneggia alla decima mas, al duce e al nazifascismo. E con una forza, la maggiore, che è erede della tradizione fascista.

Matteotti cent’anni dopo è ignorato e sfregiato ancora. E l’Italia, ancorché non diventerà un autoritarismo fascista di nuovo, sta tornando a essere uno stato fascista. Senza duce, senza marcia su Roma. Ma con quella retorica violenta, distrattiva, oppressiva. 

Ricordiamoci la lezione di Levi: non tornerà quel fascismo. Non tornerà l’olio di ricino e il manganello. Non tornerà il saluto al duce a piazza Venezia. Non tornerà l’obbligo di tesserarsi al partito. Ma nuove forme di fascismo oggi sono possibili, immaginabilissime. E pericolose tanto quanto quelle di cento anni fa. 

Decima Mas esaltata. Sieg Heil e inno al Duce di Gioventù Nazionale. Squadrismo in Parlamento contro l’opposizione. Non veniteci a dire che il fascismo non è tornato. Il suo tanfo ormai infesta istituzioni e adombra il paese. 

Essere antifascisti, ora, è un dovere. Seguendo l’esempio di Giacomo Matteotti, di Piero Gobetti, di Alcide De Gasperi, di Aldo Moro, di Pietro Nenni, di Giuseppe Saragat, di Ugo La Malfa e tanti altri.

LASCIA UN COMMENTO

Your email address will not be published.

La casa ad Anderlecht del civis mundi Erasmo da Rotterdam