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Studenti contro il Green Pass, un’analisi

6 Ottobre 2021

I sondaggi su Certificazione Verde e campagna vaccinale

Parallelamente all’implementazione da parte del governo dei successivi ampliamenti all’utilizzo della certificazione verde COVID-19, sono sorti una serie di movimenti e proteste contro tali misure. In questo e nei prossimi articoli della rubrica cercheremo di fare il punto sulle varie estrinsecazioni di tale malumore.

Partiamo innanzitutto da qualche sondaggio su queste tematiche. Secondo la rilevazione del 2 settembre del Team Public Affairs di Ipsos, infatti, crescono di 12 punti percentuali i non vaccinati che si dichiarano sicuri che non faranno il vaccino, arrivando al 36% dei non vaccinati, pari all’8% della popolazione vaccinabile totale.

Allo stesso tempo, però, resta più che ampio il giudizio positivo sull’andamento della campagna vaccinale, ora al 65% dei consensi grazie all’inversione di rotta di maggio: l’opinione favorevole è superiore di ben 45 punti percentuali rispetto a quando annunciata da Domenico Arcuri, che resta fortunatamente un lontano ricordo nella veste di commissario all’emergenza covid-19. Analoga anche l’approvazione per il Green Pass, a cui si esprimono contrariamente solamente meno di un terzo degli intervistati.

Studenti contro il Green Pass, come nascono?

Liguria Notizie

Ancora prima degli ultimi sviluppi per quanto riguarda l’estensione del Green Pass sui luoghi di lavoro pubblici e privati, si era già sviluppata sui social una rete di studenti contrari alla certificazione verde COVID-19. La motivazione principale della creazione di questi gruppi, in particolare sulla piattaforma di messaggistica Telegram, è stata la scelta del governo Draghi di richiedere il Green Pass per gli studenti universitari.

La misura è ritenuta discriminatoria principalmente da studenti che nei gruppi si dichiarano non vaccinati e non vorrebbero pagare i tamponi, neanche a prezzo calmierato. La componente di vaccinati contrari al green pass che partecipano al movimento è risibile se non tendente allo zero, almeno a giudicare dalle opinioni espresse dagli utenti anche in contrasto con i vaccini stessi e non soltanto alla certificazione verde. Chi l’avrebbe mai detto.

L’insostenibile leggerezza della disinformazione: i legami con ByoBlu

In queste settimane abbiamo monitorato tali gruppi Telegram e potuto osservare alcune costanti: sul gruppo nazionale del movimento solamente gli organizzatori possono scrivere o inviare contenuti, perciò sono condivisi più raramente video o riflessioni di personaggi esterni al movimento stesso.

Nonostante questo, 10 degli 82 link rimandano al sito del noto progetto di “informazione alternativa” ByoBlu, considerato a ragion veduta dalla società giornalistica americana NewsGuard di analisi delle fake news come uno dei maggiori diffusori di notizie false o fuorvianti sulla pandemia in Italia. Byoblu, dopo aver passato anni a condividere fake news e interventi parlamentari su YouTube e altri social (questi ultimi, illegalmente), è stato bannato dalla piattaforma proprio per la disinformazione sulla pandemia.

Il fondatore Messora, ex consulente per la comunicazione del Movimento 5 Stelle, ha sfruttato la rimozione dalla piattaforma (dopo reiterati avvisi da parte di YouTube e fin troppa tolleranza in anni di contenuti disinformativi e, in vari casi, illegali) per aprire l’ennesima raccolta fondi e ampliarsi attraverso l’avvio di un canale televisivo. Perché sì, la disinformazione paga e anche parecchio. Esaminando il social Twitter, ad esempio, alcuni ricercatori del MIT di Boston hanno notato su Science come, degli oltre 120mila Tweet presi in considerazione, quelli rivelatisi poi falsi erano stati ricondivisi da altri utenti ben il 70% delle volte in più di quelli veri, oltre ad essersi diffusi sei volte più velocemente.

Gli studenti contro il green pass hanno ringraziato più volte nel loro gruppo ByoBlu “per il supporto continuo”. Iniziamo quindi a comprendere i punti di riferimento adottati dal movimento, già tristemente noti per la loro attività di disinformazione.

Gli altri (folli) punti di riferimento

Rodnae/Pexels

Non solo ByoBlu: sono condivisi massicciamente video di noti personaggi che supportano teorie del complotto, come Massimo Mazzucco, canali di disinformazione come RadioRadio, Dissociati Liberi e il Gruppo Facebook Danni Collaterali, la fiera del correlation without causation sulle reazioni avverse da vaccino.

Spopolano anche altri soggetti contrari, in molti casi, ai vaccini in generale, da Stefano Montanari a Giuseppe Di Bella, e volti noti della tristissima politica sovranista, come Diego Fusaro e Gianluigi Paragone. Insomma, non manca nessuno del gotha della disinformazione italiana.

Anche i video contenenti gli interventi del professor Granara, docente e avvocato che ha lanciato una delle prime petizioni contro il Green Pass, di cui parleremo nei prossimi articoli della serie, sono molto condivisi. Nell’intervista a noi rilasciata in esclusiva Granara però ricorda di non essere coinvolto nelle attività di questi gruppi, così come è del tutto estraneo alle minacce arrivate via social a diversi virologi. 

Nonostante tali studenti provengano anche da importanti e rinomate Università, sono numerose e abbastanza banali la maggior parte delle critiche: una lettera inviata dagli studenti no green pass della Sapienza alla Magnifica Rettrice Antonella Polimeni, “rea” di aver affermato che il piano vaccinale è l’unica via per uscire dalla pandemia, recita ad esempio che “le evidenze scientifiche disponibili contraddicono le apodittiche affermazioni del Governo, tenuto conto del semplice fatto che, nel corso del mese di agosto 2021, si è registrato un numero di contagi e di decessi superiore rispetto a quello registrano nel mese di agosto 2020”. In merito a questa “argomentazione”, al di là del fatto che non abbia senso paragonare momenti differenti ad un anno di distanza durante una pandemia, sono presenti debunking tra gli altri di Butac e del Corriere della Sera.

La lettera in questione si conclude affermando che “nel caso Lei (la Rettrice della Sapienza, ndr) scegliesse di avallare lo strumento del Green Pass, noi studenti saremo costretti a cercare altri luoghi, diversi dalla Sapienza, dove la ricerca, la conoscenza e la cultura si ispirino ai principi che il Green Pass intende sopprimere”. E sarebbe di certo una perdita terribile.

Quanti e chi sono gli iscritti ai canali Telegram del movimento

All’interno dei gruppi Telegram circa il 55-75% dei votanti ai sondaggi si dichiara studente dell’Università, mentre la percentuale restante si divide tra ex studenti (5-10%), personale, ricercatori e docenti (5-10%), genitori di studenti (10-15%) e semplici osservatori (10-15%), in cui malauguratamente anch’io devo annoverarmi, essendo “infiltrato” per voi nei meandri oscuri della contrarietà al certificato verde covid-19. Le percentuali variano a seconda dell’Università e alcuni dei gruppi hanno evitato di fare sondaggi simili per non essere “facilmente rintracciabili ed oggetto di statistica”. Vogliono renderci la vita difficile, insomma.

Il canale principale del movimento presenta circa 7500 utenti, mentre un altro, Insegnanti, genitori e studenti uniti per la libertà, ha 6700 membri. Intanto è stato chiuso da pochi giorni Basta Dittatura, il principale forum dei no green pass su Telegram con oltre 43mila iscritti, perché avrebbe “violato i Termini di Servizio di Telegram”.

I gruppi contano circa 800 persone a Venezia, 500 ad Università come Bari, Verona, Catania, Ferrara e Trieste, mentre sono circa 400 gli utenti dei canali di Bergamo, Parma e Udine. Intorno alle 300 persone per le Università di Brescia e Perugia, 250 per Pescara (poi diventato gruppo di tutto l’Abruzzo) e Siena. Circa 100 a Messina, Sassari e in Bocconi, chiude con 50 il Molise. I picchi si trovano a Roma Sapienza, con 4800 iscritti al canale, anche se molti utenti sono presenti pur appartenendo ad altre Università romane (che teoricamente avrebbero i propri gruppi, ma de facto di dimensioni molto più piccole) e non solo.

Sono diversi i casi in cui la chat di una singola Università risulta “chiusa perché era invasa da troll, fake e persone che con l’università non c’entravano nulla”. Ricordiamoci infatti che coloro che effettivamente appartengono all’Università e partecipano attivamente sono molto meno degli utenti iscritti: basti pensare che, quando si chiede conferma per gli “incontri informali” dei vari gruppi sul territorio, solamente circa 15/20 persone rispondono positivamente ai sondaggi.

Non mancano quindi gruppi no green pass delle singole Università che sono stati rifondati poiché, secondo i gestori del movimento, i vecchi canali sarebbero stati in mano a persone che non hanno mai visto nelle riunioni e che sospettano essere dei “provocatori” infiltrati, non interessati veramente al movimento ma presenti per scherzo o per danneggiare il movimento degli Studenti contro il green pass. Conosco anche personalmente più di un giovane studente iscritto a questi gruppi proprio per osservare ed eventualmente canzonare il movimento stesso. Quanto è bello internet, vero?

A che facoltà appartengono e cosa fanno gli Studenti contro il green pass

pexels/tima miroshnichenko

Come già accennato, per quanto riguarda la facoltà di appartenenza non abbiamo molti dati. I pochi gruppi di singole Università che hanno condotto sondaggi di questo genere ci suggeriscono come gli studenti di Farmacia, Biotecnologie, Infermieristica e Medicina e Chirurgia sarebbero circa il 5-7% degli studenti del canale. Minoritarie anche Architettura (2-4%), Psicologia (3-4%), Giurisprudenza (6-7%), Economia (7-10%). Il dato, frutto dei sondaggi interni ai canali a cui hanno partecipato circa 250 utenti per gruppo, andrebbe naturalmente pesato in base alla quantità di studenti per facoltà. Circa il 27-32% afferma di frequentare discipline STEM (12% per Ingegneria e 15/20% per Matematica, Fisica, Chimica, Biologia, Informatica), mentre Scienze Politiche, Scienze dell’educazione e Scienze della comunicazione si attestano insieme al 14-16%. Forte componente è rappresentata dalle discipline umanistiche, a cui apparterrebbero tra il 32 e il 36% degli studenti.

I gruppi attualmente si scambiano (dis)informazioni, organizzano ritrovi locali tra no green pass delle singole Università e proteste, scrivono lettere di risposta ad eventuali esternazioni favorevoli al green pass e alla vaccinazione da parte di figure come il Rettore o la Rettrice, redigono comunicati di sostegno nel caso di personale e soprattutto docenti sospesi in quanto sprovvisti della certificazione verde covid-19, come il docente e poeta Francesco Benozzo a Bologna, che afferma di essere stato candidato al Nobel. Tra parentesi, esiste un modo per verificare che un soggetto pubblico non sia proprio una cima efficace quasi quanto i vaccini per la covid-19: se dice di essere stato candidato al Nobel, nove su dieci non capisce un fico secco.

Le vere nomination, infatti, sono segrete per decine e decine di anni. Chi come Benozzo (si auto) dice di essere stato candidato Nobel (in questo caso per la Letteratura) semplicemente non capisce come funzionino. Guarda caso la maggior parte di coloro che si vantano di quella che sarebbe la propria candidatura al Nobel hanno poi posizioni strambe su tutto il resto. Coincidenze? Non credo. Ne ha parlato con la solita, gustosissima ironia anche Barbascura X, sottolineando come tra i millantatori di presunte candidature a Premi Nobel per la Medicina avremmo anche l’orgoglio italiano di uno sconosciuto fisioterapista laureato in giurisprudenza. Ripeto, non è sicuro quanto i vaccini per la covid-19, ma è certamente una buona spia per scovare la fuffa pseudoscientifica.

Chiudendo la digressione, che dire di questo movimento a conclusione del primo articolo della rubrica? Bene, ma non Benozzo.

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