Tutti Fenomeni è l’unico artista su Spotify a cui ho messo like a ben 19 canzoni; e non sono poche per uno che ha rilasciato solo due album e una manciata di singoli.
L’ultimo lavoro, Privilegio raro, è disponibile dal 6 maggio e, inutile dirlo, non ha deluso per nulla le aspettative. Giorgio Quarzo Guarascio infatti ci ha abituati piuttosto bene, con versi cesellati e basi electro- pop su cui innesta ritornelli sacri, classici e provenienti dalla cultura pop.
L’artista si diverte, ma soprattutto crea con tutti i materiali che la cultura gli ha dato a disposizione, non accontentandosi di raccontare né la sua vita privata o quella della sua generazione, né la politica italiana. Le parole generazionale o satirico non credo descrivano in nessun modo il suo operato, il che lo distanzia dalla maggior parte del mondo indie pop del nostro Paese, che costruisce attorno a questi due poli interi album, a onor del vero neanche brutti, di solito, va detto.
Tutti Fenomeni, invece, lancia nell’aria le sue rime, con apparente disinteresse verso la sfera individuale, in una perenne terza persona singolare.
La produzione di Niccolò Contessa si sente e ci guida lungo le tracce di un disco ricchissimo.
Se Merce Funebre si poteva idealmente dividere in due, in Privilegio raro non è possibile fare un vibe check: è una continua altalena di 13 pezzi, uno più ricercato dell’altro.
Il pornodivo di Netflix, infatti, è dotto in letteratura, filosofia e storia del cristianesimo, esprimendosi, però, con la sfrontatezza e la necessità comunicativa di un poeta trap.
In questo disco le canzoni sono più strutturate sia a livello musicale che testuale, vi riconosciamo degli schemi più classici, anche se profondamente rinnovati e decostruiti dall’interno, che danno vita ad un organismo, se possibile, ancora più interessante e avvincente del primo.
Meno Battiato, più – sì, ancora di più – cristianesimo.
La volontà di inserire citazioni bibliche non è di certo nuova in Tutti Fenomeni, ma pervade tutto lo scheletro del disco ed è forse l’unica vera rivoluzione nella musica italiana di cui avevamo bisogno. Anche perché Giorgio non fa come i rapper, non si limita a criticare la Chiesa ma ci richiama ai fondamentali, le parabole, i passi del Vangelo: è l’agiografo e il saggista di cui abbiamo bisogno, il paroliere che pur citando esplicitamente De André non lo imita, non lo idolatra; è idolo di se stesso e questo gli basta.
Onestamente, basta e avanza pure a me che lo ascolto.
Chi sia il target di Tutti Fenomeni non mi è chiarissimo, probabilmente chi si compiace di aver fatto il liceo classico anche se lo ha finito da almeno cinque anni e apprezza questa infinita galleria di exempla, ma una volta chiuso il libro vuole solo andare a ballare la musica elettronica migliore.
Tracklist ragionata ma l’opinione è fortemente personale:
Mister Arduino
Il gasometro segna 100/100 su questo pezzo che è, per ora, uno di quelli con meno stream su Spotify; quindi fate ancora in tempo a vendervelo con i vostri amici come il “migliore del disco, te lo dico io che seguo Giorgio da quando stava coi Tauro”.
Inizio peso con citazione al mondo calcistico (Gigi Buffon 2012), passione non tacita dell’artista. Grecia classica, cinema d’essai, calcio e liturgia. Forse un po’ pretenzioso, ma non importa: è un puzzle che si incastra sorprendentemente bene.
Infinite volte
Un po’ Nietzsche un po’ Mark Fisher, ci dichiara in apertura che la verità è morta (sta al Verano), lupo e agnello assunti a paradigma, refrain in più pezzi e ci porta ad una strofa durissima in cui la cultura biblica diventa occasione di scherno e realismo sulla nostra condizione umana: non è critica o satira, ma necessità di allontanare la storia dell’uomo dalle storie che questo si è raccontato: Dimmi un solo santo che in vita non aveva mai peccato.
Antidoto alla morte
Veloce, urgente, intrisa di filosofia (dal vivere nascosto a Voltaire e Galileo passando per il sesso come panacea) e forse la più sacra di tutti per quell’outro con la voce di Francesco Bianconi che sembra arrivare da un rito antico e ci riporta a casa.
Il grande Modugno
Questa invece da ascoltare e basta, a ripetizione, almeno 3 volte e ballando in qualsiasi posto vi troviate.
La calunnia (intro)
Un’intro che avrebbe dignità di canzone se non fosse per la durata. Un proemio serissimo in cui trova spazio una categoria sociale che, pur non sembrando tale al primo ascolto, è molto cara al cantante romano: i “pori cristi” e il tema, che ritorna, della correlazione problematica sesso-depressione.
Avevamo forse bisogno noi
Per amare la vita oggi, di un cataclisma?
Beh, che dire, ha ragione lui.
Addio
Tornano i The Cure e le nostre amate parabole (e pure i pori cristi): ammazzate il vitello più grasso per quei morti di fame; se questa canzone fosse uscita quando avevo 16 anni avrei scritto questa frase proprio dappertutto. Estasi nella stasi bella figura etimologica. E pure un po’ di ironia su D’Annunzio che va fatta sempre, così per conoscenza.
Privilegio raro
Pezzone. Il fatto che sia uscito come singolo anticipatore lo rimanda un po’ indietro nella classifica perché oramai è stato digerito, ma rimane una colonna solida nel disco.
Non porto più la pena
Pezzo che fa il lavoro della Filosofia di Merce Funebre, ma che va sentito e apprezzato già in apertura per il rimando a Scugnizza di Radio Guarascio vol. 2 (luglio 2021).
Scomodare De André rovina un po’ il pezzo, a mio parere, ma nessuno è perfetto.
Vitaccia
Traccia seria, con testo coerente nell’impostazione dall’inizio alla fine, spirito differente dagli altri luoghi dell’album. Consigliata tornando a casa la sera tardi o mentre si guida, sempre la sera tardi.
Heautontimorumenos
Gioco di specchi tra Terenzio e Baudelaire, sembra un po’ un artificio letterario. Nasconde tuttavia non pochi versi interessanti. A partire da tutti quelli in cui fa il gioco di specchi, che non si butta mica via niente.
Cantanti
Alla fine, un pezzo sui propri colleghi e sul mondo della musica lo devi pur fare. A quel punto, rendilo ballabile e sardonicamente divertente.
A Roma va così
Forse è il sentirlo parlare in un romano poco credibile o è l’aria fintamente scanzonata del giudice impietoso, sta di fatto che il tono non è dei meglio riusciti, rimane un bel pezzo prodotto bene.
Porco (outro)
Bella bella, ma va davvero ascoltata per ultima, altrimenti si toglie un po’ la magia.
Di canzoni brutte di fatto non ce ne sono, anzi è forse ancor meglio del primo lavoro
Se vi capita, vedetevelo live, è uno bravo.
Speriamo che ai concerti inizi a fare anche qualcosa da Radio Guarascio, che chiudi la porta finestra e ti spiego perché siamo tutti di destra urlata non deve essere niente male.
Se ti è piaciuto Privilegio raro, ti consiglio anche:
- chiaramente tutto Merce funebre, con focus su Valori aggiunti
- Marinai
- Radio Guarascio vol. 1 e 2. (che non sono né su CD né su Spotify ma comodi sul web e/o Youtube)
Due chicche dal passato:
- Bondage, Tauro Boys feat. Tutti Fenomeni
- Troppa vendetta