«Ha sempre twittato come se fosse il proprietario della piattaforma». Il New York Times ha commentato così l’acquisizione di Twitter, per 44 miliardi di dollari, da parte di Elon Musk. L’eccentrico fondatore di Tesla e SpaceX ha continuato a twittare anche dopo che, proprietario del social network, lo è diventato per davvero. Tre giorni dopo l’acquisizione, infatti, dopo aver scritto tra le altre cose di voler comprare l’azienda Coca-Cola per metterci dentro della cocaina, Musk ha pubblicato una vignetta a tema politico che ha fatto molto discutere.
Descriverne a parole il contenuto è efficace tanto quanto spiegare una barzelletta a qualcuno che non l’ha capita al volo (agevolo qui sotto il tweet con l’immagine in questione), ma proviamoci lo stesso: ci sono tre omini stilizzati, i quali stanno sopra una linea che rappresenta i diversi orientamenti politici (sinistra, centro, destra). Questa linea è ripetuta per tre volte, ognuna riferita a un anno specifico: 2008, 2012 e 2021. In tutte e tre le linee, quindi in tutti e tre gli anni, l’omino protagonista e l’omino di destra rimangono fermi nello stesso punto. A spostarsi, invece, è l’omino di sinistra che, mentre nel 2008 era il «compagno liberale» del protagonista, nel 2021 è diventato un progressista woke che dà del bigotto al suo ex amico. Dunque il protagonista non ha cambiato idea, ma la linea sotto di lui si è spostata: mentre nel 2008 si trovava a sinistra, nel 2021, pensando le stesse cose, si ritrova a destra, vicino all’omino conservatore che se la ride.
La vignetta ha ricevuto più di un milione e mezzo di cuoricini e oltre 250 mila condivisioni e ha diviso gli utenti tra chi l’ha approvata e chi l’ha criticata aspramente. Il miliardario si era già schierato in passato contro la cancel culture e l’ideologia woke. Per chi non avesse familiarità con queste due parole, la cancel culture è quel fenomeno per cui vengono ostracizzate persone o aziende che avrebbero detto o fatto qualcosa che, secondo i parametri di alcuni, è offensivo o politicamente scorretto; woke, invece, significa letteralmente «sveglio» ed è l’atteggiamento di dogmatismo intollerante e censorio che tende a cercare ingiustizie sociali o razziali dappertutto. «Cancellate la cancel culture», ha scritto Musk il 19 maggio 2020. Poi ha aggiunto che l’ideologia woke, insieme alla cancel culture, rappresenta «una delle più grandi minacce per l’umanità» ed è come «un virus mentale».
La critica principale rivolta all’immagine condivisa da Elon Musk sembra un gioco di parole e fa più o meno così: non è vero che è stata la sinistra a spostarsi sempre più a sinistra, anzi, la destra si è sicuramente spostata più a destra di quanto la sinistra si sia spostata a sinistra, pensate soltanto a Donald Trump o all’assalto a Capitol Hill. Se vi foste comprensibilmente smarriti, alcuni hanno modificato la vignetta originale e, anche in questo caso, l’illustrazione risulta molto più semplice ed evocativa delle parole.
Si tratta sicuramente di un’obiezione corretta dal punto di vista prettamente politico-parlamentare, ma la vignetta pubblicata da Musk ha una storia particolare e riguarda dei temi che, con le osservazioni di chi l’ha contestata, non c’entrano nulla.
L’autore della vignetta è Colin Wright, un biologo evoluzionista americano che ha dovuto lasciare il mondo accademico proprio a causa della cancel culture. In un articolo pubblicato sul Wall Street Journal, Wright ha raccontato che era fuori a fare una passeggiata quando Elon Musk ha twittato la vignetta che aveva creato lui nell’agosto 2021, quella in cui si era raffigurato come un omino stilizzato.
Dopo la ricondivisione di Musk, le critiche al fumetto non sono arrivate soltanto dai social, ma hanno raggiunto perfino la stampa più prestigiosa. Il giornalista Philip Bump, sul Washington Post, ha scritto che la vignetta è «semplicemente sbagliata» e che la realtà è chiaramente l’opposto di quanto raffigurato. Bump ha addirittura portato, a dimostrazione della sua tesi, dei dati sugli orientamenti politici derivanti da un’indagine sociologica, che mostrano posizioni più radicali tra gli elettori di destra, con dei grafici particolarmente accurati a supporto.
Anche in questo caso, nessuno mette in dubbio la veridicità delle affermazioni di Bump, ma il motivo per cui Colin Wright ha disegnato quel fumetto è direttamente collegato alla storia della sua vita, che ha raccontato egli stesso in un articolo per la rivista australiana Quillette dal titolo «Pensi che la cancel culture non esista? La mia “esperienza vissuta” dice il contrario».
Wright spiega che nel 2008 ha deciso di intraprendere la carriera di biologo accademico e che, poiché aveva un blog che usava per sfatare pseudoscienze come il creazionismo, inizialmente la categoria con la quale si è trovato a discutere in modo più animato era quella dei conservatori cristiani. Nel 2013 ha iniziato la scuola di specializzazione e la situazione è cambiata: qui non doveva più preoccuparsi dei creazionisti di destra perché «la pseudoscienza proveniva dall’altro lato dello spettro politico», in particolare dai sostenitori della cosiddetta «ideologia di genere» secondo cui il sesso biologico non è binario bensì esiste su uno spettro continuo, le nozioni di maschio e femmina sono semplici costrutti sociali e si può determinare il proprio sesso a partire dall’identità auto-dichiarata, anziché dall’anatomia riproduttiva. Il biologo ha affermato: «Quando ho respinto queste affermazioni, sono stato diffamato come un bigotto transfobico».
Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in biologia evolutiva nel 2018, Wright ha osservato che la pseudoscienza che aveva visto nel campus era diventata opinione comune e ha scritto: «Anche gli scienziati che conoscevo personalmente e che rispettavo ripetevano a pappagallo queste sciocchezze come fatti scientifici. Ma non osavo dire una parola, perché presto avrei fatto domanda per un posto di assistente-professore di ruolo».
Tuttavia, dopo una serie di eventi tra cui la pubblicazione su Nature, una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, di un editoriale in cui si parlava di «non scientificità» rispetto alla classificazione del sesso su basi anatomiche e genetiche, Wright non è riuscito a trattenersi. Nonostante fossero in tanti a consigliargli di rimanere in silenzio per non compromettere la propria carriera, ha pubblicato un articolo su Quillette in cui ha confutato la falsa teoria secondo cui «parlare soltanto di due sessi è eccessivamente semplicistico e fuorviante» e ha denunciato il negazionismo dell’evoluzione da parte degli attivisti di sinistra, che detenevano il potere nelle università: il pezzo si intitola «The New Evolution Deniers».
Un anno dopo, Colin Wright è stato co-autore di un altro articolo su Quillette dal titolo «No one is born in “the wrong body”» in cui veniva illustrata la tesi secondo cui i bambini piccoli non riescono a comprendere in maniera adeguata la questione dell’identità di genere. Dunque, ascoltare bambini troppo piccoli per avere idee chiare, indurli a credere di essere «nati in un corpo sbagliato» e intervenire chirurgicamente provoca dei danni irreversibili ai bambini stessi, soprattutto considerando che, nella maggior parte dei casi, la disforia di genere si risolve nel momento della crescita e la consulenza è l’approccio più efficace in questo senso.
Dopo la pubblicazione di questo articolo, qualcuno ha scritto su un’importante bacheca online di settore che «Colin Wright è un transfobo che supporta Race Science»: il post verrà rimosso poco dopo, ma il timer che porterà alla cancellazione è partito proprio in quel momento.
A febbraio del 2020, Wright ha pubblicato un articolo sul Wall Street Journal insieme alla biologa Emma Hilton, dal titolo «The Dangerous Denial of Sex». Nel pezzo in questione veniva spiegata in poche parole la scienza del sesso biologico: il maschio e la femmina non sono costrutti sociali, ma sono vere e proprie categorie biologiche; non esiste nessuno «spettro» sessuale o sessi aggiuntivi oltre al maschio e la femmina; gli esseri umani sono sessualmente dimorfici e non esiste un terzo tipo di cellula sessuale; ignorare la realtà del sesso biologico soppiantandolo con il concetto di «identità di genere» danneggia le donne perché rende impossibile l’applicazione di quei diritti che sono a loro tutela e per i quali le donne stesse hanno lottato; inoltre, danneggia anche gli omosessuali perché l’attrazione per lo stesso sesso non ha senso senza distinzione tra sessi (alcune lesbiche sono state etichettate come «bigotte» per essersi rifiutate di uscire con uomini che si identificavano come donne).
In questa occasione è arrivata un’imponente ondata d’odio online nei confronti di Wright: «Diversi professori hanno denunciato pubblicamente l’articolo come transfobico. Studenti e docenti si sono lamentati con il comitato per la diversità del mio dipartimento del fatto che avevo lanciato “un attacco personale contro individui con identità di genere non binaria” e che la mia presenza in università “li faceva sentire meno a loro agio”», ha raccontato.
Durante quel periodo, il biologo viene prima accusato su Twitter da Kevin Bird, un personaggio che dice di «lottare contro il fascismo» e che aveva già contribuito a far dimettere Stephen Hsu, il vicepresidente senior per la ricerca e l’innovazione della sua università, dando il via a una campagna d’odio online in cui lo si tacciava di razzismo. Bird twitta: «Colin sta diffondendo una disgustosa pseudoscienza transfobica. È nel mercato del lavoro. Spero che la comunità di biologia evolutiva faccia attenzione».
Wright viene contattato da persone che gli fanno i complimenti per i suoi scritti ma che non possono schierarsi dalla sua parte perché «troppo rischioso». Un giorno riceve un messaggio da un suo caro amico: «Mi informava che i suoi colleghi avevano iniziato a interrogarlo sulla nostra affiliazione. Mi disse che questo genere di cose accadeva abbastanza frequentemente da sentire il bisogno di denunciare pubblicamente le mie opinioni per riabilitare il suo nome. Ed è esattamente quello che ha fatto. Chiediti quali altri movimenti ideologici e periodi storici tendiamo ad associare a tali atti performativi». Non è un caso se molti lo chiamano il fascismo di sinistra.
Ad aprile del 2020, Colin Wright ha deciso di lasciare il mondo accademico: «Avevo intrapreso questo viaggio perché amo la scienza e volevo aiutare a respingere le forze della pseudoscienza nella sfera pubblica. Ma quel progetto è impossibile quando gli scienziati stessi sono intimiditi da piccoli gruppi di attivisti che chiedono che il metodo scientifico sia subordinato al pensiero magico e che cercano di rovinare la vita di coloro che dissentono».
Tornando alla vignetta, dovrebbe ora apparire chiaro a tutti che coloro che si sono lanciati in una raffinata opera di confutazione, citando dati e grafici, erano totalmente fuori fuoco. I contestatori hanno generalizzato una vicenda particolare e, a pensarci bene, è curioso come tendiamo a trattare delle vignette come fossero dei trattati politici e dei trattati politici come fossero delle vignette.
Il disegno non si riferiva a una questione politica nel senso elettorale-parlamentare, ma era strettamente inerente al tema delle cosiddette guerre culturali, che Wright ha vissuto in prima persona. Per questo motivo evocare Trump, gli sciamani e l’assalto al Congresso del 6 gennaio significa semplicemente confondere le acque.
A questo punto, alcuni hanno replicato che sì, va bene, abbiamo generalizzato un fumetto facendone uno specchio della politica, ma non è la stessa cosa che ha fatto Musk? Non proprio, infatti è ragionevole supporre che Musk si riferisse a un contesto ben preciso, soprattutto alla luce del fatto che erano giorni che twittava sulla questione del «free speech». Inoltre, tra chi l’ha apprezzato, credo che siano davvero in pochi a non ammettere che il partito Repubblicano di oggi sia molto più radicalizzato a destra rispetto al 2008.
La vignetta, dunque, ha senso se riferita a una particolare circostanza. In Italia non abbiamo molta coscienza del tema della cancel culture, perciò chi l’ha contestata può averlo fatto in buona fede, ma negli Stati Uniti il problema è talmente radicato da far apparire certe precisazioni come una chiarissima volontà di buttarla in caciara. Colin Wright ha scritto che «sfatare un cartone animato con un grafico è come rispondere a una poesia d’amore con un sillogismo» e, infine, ha dichiarato che se il disegno avesse raffigurato altre questioni – come l’aborto, il cambiamento climatico o l’immigrazione – sarebbe stato sicuramente diverso.
La sinistra che diventa sempre più intransigente e massimalista, che si radicalizza alla ricerca di fascisti immaginari (fa pure un’enorme fatica a vedere quelli veri), che esclude il dibattito con chi la pensa diversamente, che traccia una linea di demarcazione tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è, che rilegge il passato con gli occhi del presente, che si arroga il diritto di fornire patenti di giustezza: questi sono fatti ed è necessario discuterli, senza rifugiarsi nei lamenti consolatori di chi guarda a destra e si rincuora perché di là stanno messi peggio.
«Le persone di sinistra una volta consideravano la libertà di parola sacrosanta, ora la denigrano come un pericolo per la democrazia e per le minoranze. L’aspirazione a giudicare gli individui dal loro carattere piuttosto che dal colore della loro pelle ha lasciato il posto a politiche identitarie e iniziative di “equità” che privilegiano gli interessi di gruppo rispetto ai diritti individuali», ha scritto Wright sul Wall Street Journal.
Sul finale, una piccola nota dolce per il povero Colin Wright, al quale Elon Musk ha sgraffignato la sua creazione senza nemmeno citarlo. Il biologo americano ne ha approfittato per creare un Nft (Non fungible token, un certificato di proprietà di un’opera digitale). La vignetta si può attualmente acquistare tramite criptomonete e ha un valore che corrisponde a 3600 dollari. È l’ennesima vittoria del capitalismo, bellezza.