President of Ukraine / Flickr

Ucraina nella NATO: quali prospettive

1 Agosto 2023

L’adesione dell’Ucraina alla NATO dipende da come finirà la guerra. Se la controffensiva ucraina porterà risultati concreti è possibile che Kiev sarà in grado di ottenere maggiori concessioni dalla Russia, come l’autonomia del Donbass, il riconoscimento della Crimea come parte dell’Ucraina e l’adesione alla NATO. Tuttavia, se la Russia sarà in grado di mantenere il controllo del Donbass e della Crimea, l’Ucraina non potrà entrare nella NATO.

I possibili scenari

È impossibile dire con certezza come finirà la guerra, ma è chiaro che l’adesione dell’Ucraina alla NATO dipenderà da una serie di fattori, tra cui la situazione sul campo, le condizioni di una eventuale trattativa e la volontà politica di entrambe le parti. Per Kiev, la controffensiva estiva rappresenta una fase cruciale della guerra: in caso di riconquista del Donbass, infatti, il potere negoziale non potrà che crescere e l’ingresso nella NATO divenire più agevole. Se la Russia riuscirà invece a neutralizzare il contrattacco ucraino o quantomeno a ridimensionarne la portata, per il governo Zelenski le porte della NATO non si apriranno nel prossimo futuro. Se oggi l’Ucraina entrasse nell’Alleanza sarebbe probabilmente il paese membro con maggiori capacità militari, superiori a quelle di tutti gli altri alleati messi insieme (quantomeno quelli europei). Se non altro sarebbe il paese che più di recente ha sperimentato una guerra convenzionale su vasta scala. Ma al tempo stesso ci sono almeno quattro elementi che rendono il suo ingresso non praticabile alle condizioni vigenti:

  1. un paese in guerra, senza confini definiti (Donbass, Crimea), non può entrare nella NATO;
  2. se l’Ucraina entrasse nell’Alleanza, le probabilità di un coinvolgimento diretto di altri paesi alleati (Polonia, Baltici) aumenterebbero esponenzialmente;
  3. per entrare nella NATO un paese candidato deve rispettare una determinata road-map di riforme in materia di governance e anticorruzione;
  4. per gli alleati l’ingresso nella NATO potrebbe rappresentare una carta utile da giocare più avanti, in sede di negoziato, come compensazione per Kiev in cambio di concessioni a Mosca.

La posizione dei membri NATO

È importante valutare la volontà politica dei vari alleati NATO di accelerare o rallentare il percorso di adesione di Kiev. Possiamo suddividere i 31 membri NATO in tre schieramenti, ciascuno contraddistinto da rispettivi storici orientamenti strategici: Europa Orientale, Europa Centrale, Europa Occidentale.

Nel primo gruppo rientrano quei paesi la cui storia nazionale è stata forgiata nella ricerca dell’indipendenza dall’Unione Sovietica, tendenzialmente russofobi, di posizione puramente massimalista sulla guerra. Leader di questo schieramento sono i polacchi, secondo i quali:

  1. i russi devono essere respinti da tutti i territori ucraini, inclusa la Crimea;
  2. l’Ucraina deve aderire alla NATO il prima possibile;
  3. è auspicabile un cambio di regime a Mosca. 

Nel secondo gruppo troviamo Germania e Francia. Questi assumono una posizione decisamente più fredda rispetto a Varsavia:

  1. vogliono che la guerra finisca presto e che si eviti l’escalation con Mosca;
  2. prendono tempo sull’ingresso di Kiev nell’Alleanza;
  3. un cambio di regime non è affatto auspicabile.

Menzione speciale merita l’Italia. Il Governo Draghi era stato tra i più decisi ad aprire a Kiev le porte dell’Unione Europea. Il Governo Meloni ha preso il testimone garantendo completa continuità su questo fronte. In merito all’ingresso nella NATO vige l’allineamento totale agli Stati Uniti.

Avverrà ma non è il momento. Passando al terzo gruppo, infatti, troviamo Stati Uniti e Gran Bretagna. Questi vogliono che i russi vengano respinti da tutti i territori ucraini, ma non sono convinti che la Crimea debba essere restituita all’Ucraina. Vogliono anche che ci sia un cambio di regime in Russia, ma non sono sicuri che sia possibile o necessario. In ogni caso sta al Presidente Zelenski decidere come e quando negoziare. Per l’ingresso nella NATO si vedrà nei prossimi mesi/anni. L’imperativo è evitare uno scontro diretto Nato-Russia. Tra i due paesi sicuramente la Gran Bretagna tende a adottare una postura più affine a quella dei pesi membri dell’ex Patto di Varsavia.

La variabile turca

Accanto ai tre schieramenti in precedenza descritti si colloca la Turchia, in una posizione più autonoma se non spregiudicata. Il Presidente Erdogan è tra i leader mondiali che Vladimir Putin più rispetta e con cui è disposto a trattare (come nel caso della Black Sea Grain Initiative o degli scambi di prigionieri).

La Turchia ha: condannato l’invasione russa; inviato a Kiev i preziosissimi droni Bayraktar; annunciato apertamente il proprio sostegno all’ingresso dell’Ucraina nella NATO ma anche offerto la sua mediazione per porre fine alla guerra: ambiguità unica nel panorama internazionale. Il presidente usa utilizzare il proprio peso geopolitico per ottenere contropartite spendibili in politica interna. In particolare, ha usato il veto della Turchia all’ingresso della Svezia nella NATO per ottenere l’estradizione di alcuni curdi che avevano ricevuto asilo politico in Svezia. 

Non è escluso che Erdoğan possa usare le stesse tattiche anche per ottenere favori dalla NATO in cambio dell’adesione dell’Ucraina.

Gli esiti del vertice di Vilnius


Secondo il verdetto dell’ultimo vertice NATO tenutosi a Vilnius (11 e 12 luglio), l’Ucraina diventerà un membro effettivo della NATOuna volta che gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte“. Per ora non è un punto all’ordine del giorno e si vuole prendere tempo. Il vertice ha però anche segnato l’ingresso nell’Alleanza della Finlandia e ribadito l’attenzione della NATO al quadrante Indo-pacifico e al confronto con la Cina, al Mediterraneo allargato e al Sahel, in vista di una riorganizzazione delle strategie NATO.

Infine, il vertice ha ribadito l’importanza di conseguire l’obiettivo del 2% delle spese per la difesa rispetto al PIL e l’impegno a investire almeno il 20% dei bilanci per la difesa in equipaggiamenti importanti, comprese le relative attività di ricerca e sviluppo.

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