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SERIE A(USTERITY)

19 Agosto 2021

Finita l’avvincente telenovela Locatelli-Juventus e con il campionato alle porte è il momento di tirare un bilancio su come arrivano le squadre ai nastri di partenza (spoiler: non bene).

40 giorni fa circa il calcio italiano toccava la sua vetta calcistica nell’epoca recente. L’estate sembrava quindi essere iniziata nel migliore dei modi. Il calciomercato ci ha riportati immediatamente con i piedi per terra. Perchè quando in estate perdi un esponente della Serie A come Lukaku e al suo posto (dopo girandola di punte) entra Abraham è il momento di renderti conto che i campionati di livello stanno fuori dai confini.

Ma andiamo con ordine ed analizziamo una per una la situazione delle “sette sorelle”.

Partiamo dalla squadra che si è cucita lo Scudetto sul petto. L’Inter. Si era capito già da alcune vicende di fine campionato che il mercato non sarebbe stato una sfilata di top player con la casacca della Beneamata. Ma nemmeno il più pessimista poteva immaginarsi di arrivare al 20 agosto con Dzeko, Dumfries e Simone Inzaghi al posto di Lukaku, Hakimi e Antonio Conte. A ciò bisogna poi aggiungere l’inserimento di Calhanoglu al posto di Eriksen ma su questa vicenda la dirigenza interista ha responsabilità quasi nulla, anzi viste le casse vuote si può anche ritenere l’acquisto a zero del turco un buon colpo (di mercato, non di campo). Il ridimensionamento c’è stato ed è una delle prime volte dove la squadra fresca vincitrice non si presenta in pole position la stagione successiva.

Elencati quindi gli aspetti più negativi di questo mercato a tinte più nere che azzurre, va detto che il precampionato interista è stato positivo nella proposta. Nonostante lo schema rimanga il 3-5-2 infatti la compagine ha fatto capire di avere compreso il cambiamento di gioco a cui Inzaghi ha sottoposto i suoi ragazzi. Aspettando una punta che è necessaria per completare la rosa pure il rinnovo vicino di Lautaro può far sperare. “Non è molto, ma è un inizio.”

Credo che ormai chiunque sappia che Locatelli era un obiettivo della Juventus. Giornali, telegiornali, riviste scandalistiche hanno speculato su questo flirt estivo lungo almeno 2 mesi. Alla fine si è concluso con un prestito biennale e 25 milioni (più 12 di bonus) di riscatto obbligatori. Mi si lasci dire che sto ammiccamento tra la squadra (sulla carta) più forte delle Serie A ed un centrocampista (bravo e dal sicuro futuro) senza nessuna esperienza europea è stato ridicolo.

Uso un termine forte e me ne prendo la responsabilità, non è possibile passare una intera estate a trattare un giocatore senza dire, ad un certo punto, “Va bene, vado su altri nomi”. Il giocatore arriva a Torino senza preparazione con la squadra, con il campionato alle porte e con una condizione da trovare in tempi rapidi visti gli impegni infrasettimanali della Vecchia Signora. Il ritorno di Allegri (miglior allenatore italiano possibile) e la permanenza di CR7 sono un biglietto da visita per tornare a dominare in Italia. Per l’Europa serve tutt’altro che un solo colpo dal Sassuolo.

Anche perchè in tutto questo dalla Juventus è partito Demiral, destinazione Atalanta. Arrivato per sostituire Romero, partito per Londra, sponda Tottenham. In questo caso bisogna interpretare la realtà atalantina: Gasperini in conferenza stampa ha detto che dopo il mercato dell’anno scorso la squadra ha raggiunto il suo ” stadio finale” per quanto concerne la dimensione della rosa. Quindi, se non parte nessuno, non arriva nessuno. Ragionamento che potrebbe anche risultare sensato visto che non parliamo di un club dall’appeal internazionale affermato. Immagino però che possa lasciare l’amaro in bocca vedere le “big” annaspare senza fare un mercato che ti permetta di arrivare ai nastri di partenza con i galloni della favorita.

A proposito di big rimaste indietro, non possiamo non parlare del Milan. Il Milan ha iniziato il suo mercato dovendo spendere per il riscatto di Tonali e di Tomori. Il tutto lasciando partire a zero Calhanoglu e Donnarumma. Qui si può leggere il mercato in due modi: dal punto di vista “etico” il segnale di Maldini è stato forte e condivisibile. Raiola con Donnarumma ha tirato davvero troppo la corda, la risposta è stata l’acquisto di Maignan il giorno dopo la fine del campionato. Un segnale ben preciso: Gigio, possiamo fare a meno di te.

Calhanoglu, per quanto non incontri il gusto di molti, è stato una pedina decisiva ( per minuti giocati più che prestazioni fatte) nel ritorno in Champions League. Nel momento in cui lui ha ricevuto l’offerta dell’Inter (più alta) il Milan si è subito tirato indietro nelle trattative per il rinnovo: o il Milan lo senti o quella è la porta.

Quindi, se dal punto di vista etico il mercato del Milan può assumere un significato, è innegabile che la perdita a zero di due giocatori così sia un danno enorme nelle casse rossonere che hanno avuto una potenza di fuoco davvero limitata. Sulla trequarti non è ancora arrivato un sostituto di Calhanoglu (ed il campionato inizia domani). Il terzino destro di riserva pare essere Florenzi ma è da una settimana che si sente il “domani si chiude”. Pure l’esterno destro aveva bisogno di un “restyling”.

Va segnalato d’altro canto l’acquisto di Giroud che costituisce una seria alternativa a Ibrahimovic (o forse qualcosa di più). A dispetto inoltre di molte altre pretendenti italiane il Milan ha dato seguito al “progetto Pioli” e questo nel breve periodo può essere un fattore importante.

Spostiamoci a Roma. Entrambe le squadre navigano in grandi difficoltà dopo due ottimi colpi in panchina che lasciavano sperare ben altro mercato.

Mourinho già dalla prima conferenza giallorossa è cambiato. Le sicurezze sulla squadra, come ammesso da lui, si stanno incrinando. “Avevamo fatto una preparazione convinti di avere Dzeko e Spinazzola. Uno si è infortunato subito e l’altro è partito.” Chiude poi ringraziando i Friedkin per le spese fatte per sopperire a queste due assenze (Vina ed Abraham), però è evidente come le prospettive fossero diverse. La rosa della Roma non ha fatto quel salto di qualità che potesse schiodarla dall’essere la settima forza del campionato.

Molto dipenderà da Mou, nel bene e nel male. Riuscirà lo Special One a seppellire l’ascia di guerra con Mkhitarian, giocatore di prima fascia dei giallorossi? Riuscirà ancora una volta a tirare fuori “il sangue dalle rape” portando i lupacchiotti a lottare per una posizione in Champions League? Troppi dubbi per una squadra che sarebbe dovuta arrivare ad oggi con delle certezze dopo anni di voli pindarici.

Chiudiamo anche qua con le note positive, Shomurodov, colpo arrivato un po’ sottovoce, ha già conquistato il titolo di jolly e conoscendo la tipologia di giocatore prediletta di Mourinho (atletico, gamba buona e abnegazione) può risultare un valore aggiunto. Su Abraham e Rui Patricio aspetto nel lanciare giudizi: uno per la inesperienza fuori dai confini britannici, l’altro per un precampionato a dir poco spaventoso.

Spostiamoci dall’altra parte della Capitale, alla Lazio, e le cose non vanno molto meglio. Il grande colpo anche qui è stato fatto in panchina dove siede ora Maurizio Sarri, allenatore nelle grazie di chi scrive questo articolo. Si sono poi fatti due colpi interessanti: uno è il ritorno di Felipe Anderson, l’altro il prospetto Luka Romero. A loro si aggiunge un pupillo dell’allenatore toscano ovvero Hysaj.

Quello che quindi era iniziato come un mercato importante si è poi fermato sul più bello. Correa, elemento chiave della rosa biancoceleste, ha chiesto la cessione e questo sembra aver bloccato il mercato di Igli Tare. Ad oggi pare si sia chiuso per Pedro sulla fascia al posto suo, però la squadra manca di alternative. Sorgono anche dei dubbi su Lazzari: riuscirà ad eseguire i compiti difensivi richiesti ad un terzino dopo anni di centrocampo? Abbiamo già visto le difficoltà che vive Sarri quando non ha una rosa adatta alle sue idee.

Ciò non cambia il mio amore incondizionato che provo per lui. Come non cambierà mai l’affetto che mi lega a Luciano Spalletti neo tecnico del Napoli. Va detto che la rosa del Napoli era già abbondantemente competitiva prima del suo arrivo. Per arrivare a podio non c’era bisogno di un mercato particolarmente intenso. Inoltre la squadra ha interpreti e mezzi che si sposano perfettamente con dogmi calcistici del tecnico di Certaldo. Probabilmente queste sensazione la ha avuta pure Aurelio De Laurentiis ed il suo staff visto che ad oggi l’unico acquisto (a zero) è stato Juan Jesus. Che va a sostituire Maksimovic come quarto difensore centrale.

A ciò si sommano poi due “casi”: uno è Kostas Manolas, preda di nostalgia greca e che avrebbe chiesto un ritorno a casa. L’altro è il difficile rinnovo di Lorenzo Insigne, in scadenza a giugno. Tutti noi ricordiamo il rapporto che ha Spalletti con i capitani con i mal di pancia ed alte pretese, rischia davvero di scoppiare una bomba all’interno dell’ambiente. Considerato ciò ritengo che il Napoli abbia assolutamente tutti i mezzi per tornare a podio (e quindi in Champions League). Mi sento di dire che con qualche sforzo in più però avrebbe potuto ambire ad essere una delle due principali pretendenti allo Scudetto.

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