Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

CHI VUOLE “SALVARE” DRAGHI ELEGGENDOLO AL QUIRINALE SBAGLIA DI GROSSO

22 Gennaio 2022

Premessa: questo articolo è privo di toto-nomi, ma contiene tracce di olio palma.

In questi giorni il dibattito pubblico sulla corsa al Colle non brilla per profondità né per capacità di scaldare gli animi. Da un lato la coalizione di destra-centro si è incartata sulla candidatura di Berlusconi, su questa “operazione scoiattolo” sempre più tragicomica e improbabile. Dall’altro i partiti dell’ex maggioranza giallo-rossa PD, M5S, LeU (e Italia Viva?) che hanno paura di fare nomi e cognomi. Una parte dell’emiciclo è bloccata da logiche padronali decennali da cui Salvini e Meloni non riescono ad uscire, l’altra parte non dà grossi segni di compattezza, al netto dei tweet copia-e-incolla e degli hashtag messi a caso.

Foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

La situazione, va detto, è alquanto peculiare. Un grosso elemento di novità è sicuramente costituito dalla crisi pandemica in cui si terrà questa elezione, con due temi complessi: il voto dei grandi elettori attualmente positivi o in quarantena, che voteranno in un parcheggio, e quello dei grandi elettori no-vax o no-green pass, che da Sardegna e Sicilia sarebbero teoricamente impossibilitati a recarsi a Roma per adempiere al proprio dovere. Governo e Presidenza della Camera continuano a vagliare varie proposte in vista di lunedì, ma siamo davvero agli sgoccioli. Siccome la pandemia non è scoppiata ieri e l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica non è frutto di eventi imprevedibili forse si poteva affrontare la questione con un po’ di anticipo, ma vabbè.

L’altro elemento di novità è la connessione inedita tra chi andrà al Quirinale e chi oggi sta a Palazzo Chigi, roba che ricorda la profezia che lega Harry Potter a Voldemort. Mario Draghi da anni viene giustamente annoverato tra le cosiddette “riserve della Repubblica”, uno di quei nomi che non poteva non essere preso in considerazione per succedere a Mattarella. Poi lo scorso anno è approdato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, tra lo stupore bipartisan dei suoi critici e dei suoi estimatori. Che fare? Siamo dentro una partita complicatissima di jenga.

Se Draghi “si sposta” al Quirinale va trovato un nuovo o una nuova Presidente del Consiglio, ma con quale maggioranza? Se invece Draghi rimane a Palazzo Chigi l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica rischia di trasformarsi in un Vietnam parlamentare da cui la super maggioranza giallo-rosso-azzurro-verdepadania rischierebbe di non uscire intatta.

L’ex capo della BCE non ha propriamente nascosto la propria disponibilità, basti ricordare il siparietto di fine anno molto cringe in cui si definisce un nonno a disposizione delle istituzioni. E in questi giorni ha incontrato Mattarella, il Presidente della Camera Fico e alcuni ministri. Dinanzi a questa opzione diversi partiti si sono detti contrari: Berlusconi giorni fa ha annunciato che Forza Italia non sarebbe disposta a sostenere un Presidente del Consiglio diverso da Draghi, Conte ha detto che il suo gruppo difficilmente lo voterebbe per mandarlo al Quirinale e Salvini dice che sarebbe difficile sostituirlo in questa fase storica in cui bisogna gestire pandemia e PNRR.

Tra politici e giornalisti, a favore dell’ipotesi Draghi al Quirinale, si sta diffondendo da giorni un’argomentazione ricorrente: l’Italia non può permettersi di perdere una figura simile quindi per tenercelo nei prossimi 7 anni meglio spostarlo al Quirinale. Con tutto il rispetto non sono d’accordo per varie ragioni.

Credo che in Italia ci siano molti nomi “quirinabili”: più o meno conservatori o progressisti, più o meno laici o cattolici, donne e uomini non mancano per ricoprire quello che deve essere un ruolo di garanzia dell’assetto costituzionale, europeista e repubblicano. Non credo, invece, che al momento ci siano molte personalità in grado di guidare una maggioranza di governo così eterogenea e litigiosa. 

Molti diranno: quindi meglio un anno di Draghi “limitato” a Palazzo Chigi rispetto a 7 anni sicuri al Quirinale? La mia risposta è: assolutamente sì perché i due ruoli non sono equivalenti. Facciamo finta che la pandemia possa sparire magicamente fra 4 mesi, l’Italia dovrebbe comunque inziare o continuare a spendere – bene e nei tempi giusti – i soldi del PNRR. La credibilità che ha Draghi come Presidente del Consiglio, a livello nazionale e soprattutto sullo scacchiere europeo, non ha eguali in questo momento storico. Ciò che può fare in un anno da Presidente del Consiglio non potrebbe farlo, né sarebbe opportuno che lo facesse con l’attuale assetto costituzionale, nelle vesti di Presidente della Repubblica.

Con tutti i limiti, gli errori e i difetti mostrati in questi mesi l’attuale Presidente del Consiglio ha dimostrato la propria capacità di “saper fare i compiti a casa” (assieme all’incapacità di comunicarlo adeguatamente) e non va tolto dal ruolo operativo e pragmatico che oggi riveste “pur di tenerlo”. Abbiamo avuto tante volte ottimi Presidenti della Repubblica e al contempo pessimi Governi guidati da pessimi Presidenti del Consiglio e retti da pessime maggioranze parlamentari: non c’è maquillage che tenga, se l’esecutivo è di scarsa qualità si vede, a prescindere dalla levatura morale di chi sta al Colle in quel momento storico.

Fotogramma da video di Palazzo Chigi, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

Un sistema politico maturo e consapevole del momento storico dovrebbe dire:

  • Draghi deve restare a Palazzo Chigi;
  • Arriviamo alla scadenza naturale di legislatura (= primi mesi del 2023);
  • Per farlo la maggioranza deve concordare un programma asciutto con le priorità da affrontare urgentemente; 
  • Diamo a tutti gli schieramenti in campo il tempo per prepararsi (stringendo alleanze, cambiando la legge elettorale ecc);

In sintesi: comportiamoci da “Paese normale”.

PS: chi ritiene Draghi una “riserva della Repubblica” può adoperarsi in altre due partite importantissime.

Opzione 1: far prevalere un fronte pro-Draghi alle prossime elezioni politiche nel 2023.

Opzione 2: creare le condizioni politiche affinché sia lui il prossimo presidente della Commissione Europea nel 2024.

LASCIA UN COMMENTO

Your email address will not be published.

LA FRANCIA È PRESIDENTE DI TURNO DEL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA: E QUINDI?

Su COMPLOTTI! Da Qanon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto di Leonardo Bianchi