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CORINALDO: IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI

Guardando i commenti sui social delle più importanti testate giornalistiche italiane dopo la dedica di una piazza di Cinisello Balsamo al rapper Sfera Ebbasta, la situazione è delirante.

Perchè dedicare una piazza ad un ragazzo di ventisette anni? Perchè non dedicarla a qualcuno di più meritevole? Ma soprattutto, perchè dedicarla all”’assassino di Corinaldo”?

L’accusa mossa da molti è quella di aver riaperto, con questa decisione, le ferite delle famiglie colpite dal lutto tremendo della perdita di un famigliare. Morti ingiuste, morti folli, morti impossibili da comprendere.

Ma non morti causate da Sfera Ebbasta.

La gogna mediatica nei confronti dell’artista è stata impressionante ed immorale. Giornalisticamente ed umanamente. Le dinamiche del tragico evento sono note a tutti, eppure la volontà di infamare un ragazzo di ventisette anni per il semplice motivo di vestirsi, cantare, scrivere in modi che non piacciono ha superato qualunque altro ragionamento.

A quasi due anni di distanza, ritirare fuori queste accuse, alludendo a fantomatiche responsabilità dell’artista è semplicemente tossico. Figlio di una mentalità tossica, di una società tossica, di un popolo tossico. Pronto a puntare il dito, a giudicare, a delegittimare figure che si trovano più in alto di loro nella scala sociale.

”Ai miei tempi non esistevano questi bambocci tatuati che strillavano con l’autotune”. Ha ragione Signore, ma questo cosa c’entra?

”Ai miei tempi non avrebbero mai accettato un cantante che lancia questi messaggi”. Immagino che lei, Signore, non abbia mai ascoltato Vasco Rossi, i Sex Pistols o qualunque tipo di musica divergente.

”Ma sono morte delle persone”. Certamente, Signore. E questo cosa c’entra, con Sfera Ebbasta?

”Ma cosa ha fatto ‘sto fallito per meritare una piazza?”. Ha portato il nome di Cinisello Balsamo in Italia, ha testimoniato alle persone che credere in un sogno nel 2020 sia possibile, ha dato strumenti a chi non ne ha realizzando uno studio di registrazione aperto a tutti. Non è molto forse, ma è più di quanto molti di coloro che scrivano abbiano mai fatto.

Il trattamento riservato al raccontare questa vicenda è oscillato fra la disinformazione, la masturbazione sul nostalgico passato di persone di cinquanta anni e la mancata analisi del reale problema.

Il problema non è la musica, l’artista, quanti tatuaggi abbia o di cosa scriva o canti, il problema è il locale non a norma, il come sia possibile portare dello spray al peperoncino in una discoteca, il perchè le uscite di sicurezza fossero chiuse.

Come al solito, in questo paese, ogni pretesto è valido per sfogare l’invidia e l’odio. E questo, unito al fatto che ogni persona si senta in diritto di sfogare le sue antipatie soggettive in ambiti oggettivi, porta ad un imbruttimento desolante e all’impossibilità di un dialogo realmente costruttivo.

Ah, quasi scordavo: Giorgio Almirante ha vie dedicate. Immagino che però, non essendo tatuato e non usando l’autotune, vi vada benissimo così.

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