Da qualche giorno sui giornali italiani è tornato di moda il famigerato ‘Nutri-Score’ e ovviamente è tornata la polemica attorno ad esso. Il Nutri-Score è una sorta di semaforo nutrizionale che dovrebbe semplificare la vita dei consumatori quando si tratta di scegliere un alimento, ma qualcosa non piace.

Il Nutri-Score
Il Nutri-Score nasce da un team di nutrizionisti francesi nel 2013 e si pone l’ambizioso obiettivo di convertire i parametri nutrizionali dei diversi alimenti in un semplice codice. L’idea è quella di creare un codice visivo semplificato che aiuti i consumatori nell’acquisto dei diversi alimenti. Tramite una serie di calcoli di diversi parametri si arriva ad avere una scala cromatica che va da da A a D, dove gli alimenti di classe A sono verdi e quindi salutari mentre quelli di classe D sono rossi quindi dannosi. La scelta della scala cromatica dovrebbe aiutare i consumatori che con un ‘colpo d’occhio’ possono immediatamente individuare gli alimenti salutari evitando quelli dannosi.
Dal punto di vista teorico l’idea alla base del Nutri-Score è assolutamente lodevole e utile, ma allora perché non è stato accolto con entusiasmo e in alcuni casi ha suscitato grandi proteste?
L’alimentazione è una cosa semplice, ma difficile
Il vero motivo per il quale il Nutri-Score funziona male (per il momento) è che nasce per semplificare un concetto estremamente complesso come quello della nutrizione umana.
Ogni giorno ingeriamo miliardi di molecole, che interagiscono con altrettante nel nostro corpo, attiviamo e disattiviamo processi metabolici, modifichiamo l’attività dei nostri geni e influenziamo a diversi livelli la qualità e la durata della nostra vita.
I singoli alimenti non vengono visti come tali dal nostro corpo, ma semplicemente come lunghissime catene di molecole da assimilare, stoccare o eliminare tramite lunghi e complessi processi biochimici. Può sembrare tutto estremamente complicato (e fidatevi lo è) ed è spontaneo chiedersi come l’uomo sia vissuto per milioni di anni senza la minima competenza di biochimica, alimentandosi con quello che trovava e vivendo una vita tutto sommato ‘sana’ senza il fardello delle malattie metaboliche che caratterizzano gli ultimi 100 anni di storia contemporanea.
Poco è meglio
Facciamo un passo indietro nella storia ed incontriamo i nostri antenati del Neolitico conosciuti come cacciatori-raccoglitori che vissero in un periodo che va da 2,5 a 10 000 anni fa. Come suggerito dal nome, si occupavano principalmente di caccia e di raccolta, poiché l’agricoltura fu inventata solamente nel periodo successivo detto Mesolitico. Secondo alcuni ricercatori ed esperti la dieta e lo stile di vita dei cacciatori-raccoglitori era uno dei migliori in assoluto: moltissimo moto, numerosi piccoli pasti a base di vegetali, radici, piccoli roditori, selvaggina, pesce ed insetti.
Invitante vero?
Magari non ci convertiremo domani allo stile di vita del cacciatore-raccoglitore ma possiamo focalizzarci sugli aspetti positivi del loro stile di vita: restrizione calorica, dieta onnivora varia ed equilibrata e moltissimo moto. Se ora ripercorriamo la storia umana dal Neolitico a oggi notiamo che gli elementi positivi che caratterizzavano lo stile di vita dei nostri antenati sono andati diminuendo
In media la quantità di moto nella popolazione generale dei paesi occidentali è fortemente limitata, la quantità di calorie introdotte giornalmente eccede quasi sempre il fabbisogno calorico ed infine la nostra dieta è fortemente sbilanciata verso alimenti processati e altamente calorici.
Questa combinazione di elementi partecipa in maniera non esclusiva al dilagare della sindrome metabolica. Per sindrome metabolica si intende una condizione caratterizzata da una serie di patologie concomitanti come obesità, diabete tipo 2 e ipertensione che aumenta in maniera drammatica la probabilità di infarto, ictus e malattie degenerative.
Ok, quindi ricapitolando: nel passato i nostri antenati senza alcuna conoscenza di biochimica si alimentavano in maniera corretta ed erano ‘sani’ (il virgolettato è d’obbligo perché ovviamente la speranza di vita era misera comparata a quella attuale ed una semplice infezione era spesso letale) poiché avevano una dieta varia equilibrata limitata e facevano moltissimo moto. Con l’aumento del benessere la quantità di moto è diminuita e sono aumentate le calorie.
Oggi paradossalmente conosciamo in maniera assolutamente approfondita il metabolismo umano e la biochimica degli alimenti, ma siamo tendenzialmente sovrappeso e fuori forma. Ed è proprio qui che entra in scena il Nutri-Score, che prova ad essere un semaforo sugli scaffali dei supermercati.
Perche il Nutri-Score non piace?
Come accennato prima il Nutri-Score si pone l’obiettivo ambizioso di semplificare qualcosa di molto complesso come l’alimentazione umana. Nello specifico il Nutri-Score si riferisce a porzioni da 100 gr anche per alimenti che solitamente sono introdotti in quantità decisamente più piccole, ad esempio il consumo medio di olio extravergine è di un paio di cucchiai che arrivano ad un massimo di 16 gr/ml. L’olio extravergine di oliva potrebbe sembrare particolarmente danneggiato dal Nutri-Score infatti ottiene un punteggio basso non solo per la quantità di calorie in 100 gr, ma anche per la quantità di grassi. E infatti se si facesse l’errore di paragonare l’olio extravergine di oliva con la Coca Cola light rimarremmo molto sorpresi di scoprire che la Coca Cola ottiene un punteggio migliore. (l’olio prende una D mentre la Coca Cola light una B). Se invece paragoniamo l’olio extravergine con il più dannoso olio di palma o di cocco allora otterremmo due punteggi diversi (D vs E).
Ok, ma quindi?
Quindi il Nutri-Score come tutte le semplificazioni va inteso come tale, non deve essere l’unico parametro di riferimento che ci guida nell’acquisto dei prodotti, va inserito in un contesto di educazione alimentare, che purtroppo al momento in Italia è parecchio carente. L’educazione alimentare porrebbe le basi per scelte nutrizionali sostenibili sia dal punto di vista della salute che dell’ambiente, creerebbe una popolazione più consapevole. In una popolazione istruita dal punto di vista alimentare, il Nutri-Score sarebbe un ottimo alleato durante la spesa invece di essere visto come una minaccia.
Ma perche il Nutri-Score è tanto osteggiato in Europa e soprattutto in Italia?
Abbiamo analizzato le motivazioni tecnico-scientifiche e i limiti intrinseci del Nutri-Score, ma ora proviamo a capire perché è cosi odiato soprattutto in Italia. Purtroppo il Nutri-Score è stato interpretato come una misura da parte dell’Europa per danneggiare il made in Italy, infatti, come abbiamo visto prima, se si confronta un alimento processato senza zucchero come potrebbe essere una bevanda light con un’eccellenza italiana come il Parmigiano, si rischia di rimanere molto delusi.
Ma questo deve farci riflettere su due cose: primo, come abbiamo già accennato il Nutri-Score va utilizzato e inserito in un contesto consapevole di consumo, non serve per costruirsi una dieta sana da zero. Inoltre va utilizzato per confrontare alimenti all’interno della stessa classe, proteine con proteine grassi con grassi etc. Secondo, dobbiamo renderci conto che purtroppo alcune delle eccellenze italiane in campo alimentare sono dannose per la salute. Affettati, insaccati, formaggi molto stagionati, carni lavorate e simili non sono alimenti che possono essere consumati tutti i giorni ed è giusto che ricevano punteggi bassi. Quando parliamo delle eccellenze culinarie italiane facciamo spesso l’errore di riferirci ad esse come sane in quanto parti integranti della dieta mediterranea. La tanto citata e vituperata dieta mediterranea NON HA NULLA A CHE VEDERE con la dieta tipo di un italiano oggi. Non basta vivere nel bacino del mediterraneo per alimentarsi secondo la dieta mediterranea, che effettivamente è stata accettata da tutti gli studiosi come una delle migliori al mondo.
La vera dieta mediterranea è una dieta basata principalmente su vegetali, cereali integrali, legumi, frutta, semi oleosi, grassi vegetali e una minima parte di pesce e proteine animali e ovviamente nessun alimento processato. Quindi pare abbastanza ovvio che l’attuale dieta generale che seguiamo in Italia ha poco o nulla a che fare con la vera dieta mediterranea che probabilmente era seguita dai nostri nonni (non durante le guerre).
Cosa fare?
Il Nutri-Score potrebbe essere un valido alleato nella lotta all’obesità, alla cattiva alimentazione e alla sindrome metabolica che affligge il mondo occidentale, purtroppo da solo non è sufficiente e può creare confusione. Una corretta educazione alimentare dai primi anni di scuola ci renderebbe consumatori più attenti e consapevoli in grado di scegliere i giusti prodotti durante l’anno e le varie fasi della vita. Un consumo più consapevole ridurrebbe l’impatto ambientale e, in ultima istanza, la spesa pubblica sulla salute.
Grazie mille, molto utile e interessante, bravo!
Molto interessante e chiaro, grazie