La differenza tra questi due Signori del Calcio inizia nell’aspetto e finisce nel campo da calcio. Le loro visioni calcistiche agli antipodi ci dimostrano come la Vittoria sia solo una ma i modi per raggiungerla siano molteplici. Jürgen vs Pep, la storia infinita.
Sono tornato a seguire la Premier League dopo anni in cui mi ero concentrato solo sul calcio nostrano. Non per seguire assiduamente una delle mie squadre preferite, il Tottenham, ma perchè vedere nello stesso campionato Jürgen Klopp e Pep Guardiola mi intrigava. Non ne sono rimasto deluso.
Klopp allena il Liverpool dal 2015, Guardiola il Manchester City dal 2016. Da anni il loro duello attira l’attenzione di qualsiasi amante del calcio.
Estetica vs Praticità, Individuo vs Squadra, Immaginazione vs Concretezza. Nel confronto tra i due allenatori c’è tutto questo. Potete quindi capire come la loro non è solo una sfida tra due squadre infarcite di campioni, ma va a toccare una sfera di carattere ideologico, di visione del calcio.
Quale è la visione migliore? In questo articolo cerco nei limiti del possibile di presentare i due profili di questi tecnici.
GUARDIOLA ED IL “TIKI TAKA”
Partiamo da Pep Guardiola. L’Allenatore del ventunesimo secolo. Da quando sono nato (e che quindi ho potuto seguire il calcio direttamente) è sicuramente l’allenatore che ha rivoluzionato di più il gioco del calcio. Il Barcellona allenato da lui nel periodo 2008-2012 è una delle squadre più forti mai viste, con particolare attenzione al 2011 dove, a mio modo di vedere, si vedrà il Barcellona di Guardiola nella sua massima espressione.
Guardiola nella sua ideologia di gioco parte da un concetto basilare ma imprescindibile “Se la palla la abbiamo noi, l’altra squadra non può segnare”. Nasce così il tiki taka, ovvero un gioco basato sull’estremizzazione del possesso palla che diventa la base dello sviluppo della manovra. Pep riesce così a valorizzare una rosa estremamente tecnica (Iniesta, Xavi, Dani Alves, Messi) ma povera dal punto di vista fisico. Spesso questo modello di gioco può risultare fine a se stesso, ma in realtà spinge l’avversario ad un dispendio di energie non indifferente nel tentativo di recuperare il pallone, il quale viene magistralmente gestito dai piccoli ma tecnici giocatori del Barcellona.
Spesso si considera il tiki taka come una semplice evoluzione del calcio totale olandese degli anni ’70. Guardiola ammetterà di aver sempre tratto ispirazione dalla figura di Cruijff, ma ritengo ingeneroso dire che il Maestro Pep abbia solo rielaborato un’altra idea di calcio. Il tiki taka innanzitutto si basa sul rapido movimento della palla, al contrario del calcio totale dove a muoversi rapidamente erano i giocatori, al fine di confondere le marcature ad uomo del tempo.
Inoltre, ed è un fattore importantissimo, Guardiola col Barcellona vince. Il calcio olandese nonostante l’idea rivoluzionaria che porta con sè, non vincerà mai nulla a livello di trofei. Per Guardiola quindi il calcio espresso è molto importante, ma l’obiettivo ultimo è sempre quello di vincere. Quando c’è da segnare, insomma, bisogna farlo.
Il Barcellona “guardiolano” risulta quindi una macchina praticamente perfetta dove ogni ingranaggio funziona a meraviglia. Messi, grazie anche a dei compagni capaci di metterlo in condizioni di splendere, vivrà i suoi migliori anni nonostante la sua giovane età. Quei blaugrana sono ad immagine e somiglianza del proprio mister: belli, eleganti, sognatori.
Pep nella sua esperienza catalana si dimostra pure maturo e autocritico: capisce quando è il momento di mollare e di provare nuove avventure. Nella stagione 2011/2012 infatti il Barcellona fa alcuni passaggi a vuoto, perdendo la Liga contro il Real Madrid di Josè Mourinho e uscendo il semifinale di Champions League contro il Chelsea.
Guardiola lascerà la panchina del Barcellona con 14 trofei conquistati in 4 anni. Miglior tecnico di sempre in Catalogna.
L’allenatore perfetto, da come ve lo ho descritto finora. In realtà dopo quel 2012 emergono alcuni difetti di Pep come allenatore che è giusto notare e riportare.
L’impressione è che Guardiola non sappia adattarsi. Negli anni dopo allenerà per 3 anni il Bayern Monaco per poi firmare nel 2016 coi Citizens. Il Maestro continuerà a vincere, ma mai ai livelli raggiunti con il Barcellona (non solleverà mai più la Champions League).
Questo perchè Pep mette il proprio gioco davanti ai propri giocatori. Nonostante contesti diversissimi e rose assolutamente di valore ma con qualità differenti lui cercherà sempre di proporre il suo tiki taka, senza alcuna variante. Il problema viene a porsi quando in rosa non hai giocatori abili nel palleggio come Xavi e Iniesta, centri nevralgici del gioco. I trofei, ripeto, continueranno ad arrivare (basti pensare che in Germania vincerà la Bundesliga in tutti e 3 le stagioni), ma le critiche per la sua scarsa flessibilità di gioco saranno all’ordine del giorno. Non lascerà di lui un buon ricordo in Germania.
Questa sua mancanza di flessibilità si riporta anche nei rapporti coi giocatori. Queste sono voci che sicuramente chi scrive questo articolo non può aver vissuto in prima persona, ma Pep viene sempre descritto come una figura scarsamente empatica. O rientri nei suoi piani di gioco o per lui non esisti. Vedasi giocatori come Ibrahimovic o Gotze che non risparmieranno mai critiche al mister spagnolo per la incapacità di adattarsi ai mezzi a disposizione.
Ma Pep è questo. Un visionario, un sognatore, uno che ha in testa una rivoluzione e la vuole portare in campo. Senza compromessi. La mia speranza è, un giorno, rivederlo all’interno del contesto Barcellona per vedere quanto sarà in grado di riprodurre quel calcio che tanto aveva vinto.
KLOPP ED IL “GEGEN-PRESSING”
Ma parliamo ora dell’ anti-tiki taka, Jürgen Klopp. L’uomo del “Gegen-pressing”. Inizia la sua carriera da allenatore nel Magonza (o Mainz che dir si voglia) ma si rende noto al calcio internazionale nella sua esperienza al Borussia Dortmund, che allenerà dal 2008 al 2015 prima di passare ai Reds di Liverpool. Riporterà infatti il Borussia, dopo anni di crisi, a duellare coi dominatori del Bayern Monaco, vincendo la Bundesliga nelle annate 2011/2012 e 2012/2013. Perderà però la finale di Champions League del 2013 proprio contro gli acerrimi rivali del Bayern Monaco.
Amatissimo da giornalisti e tifosi Klopp appare come una persona solare e alla mano, a suo agio di fronte alle telecamere, ancora di più dopo la vittoria della Champions League nel 2019 e la vittoria della Premier League del 2020. Vittorie che lo hanno fatto entrare di diritto nell’ Olimpo dei Grande del Calcio.
Ma come ha fatto ad emergere? Quali sono gli ingredienti per il suo trionfo?
Qui inizia questa bellissima e avvincente contrapposizione con Guardiola. Il tiki taka di Pep come abbiamo detto si basa sul costante palleggio. Si incentra quindi sulla fase di possesso. Ebbene Klopp, ancora prima di affrontare Guardiola dichiarerà riguardo al tiki taka:
Mi spiace, ma per me vincere in quel modo non è abbastanza. Ciò che mi piace del calcio è che ci sono alcune cose che puoi fare perchè ciascuna delle due squadre possa vincere la partita. Non è il calcio tranquillo che mi piace, ma quello combattuto: pioggia, campo pesante, calciatori con la faccia sporca di fango che tornano poi a casa e non possono giocare per le successive quattro settimane. Questo è la mia filosofia di calcio.
Klopp
La contrapposizione con la scuola catalana risulta così lampante: Klopp è Uomo del Popolo ed in quanto tale ripudia l’Esteta, l’Artista che cerca di elevarsi ad un livello che non gli compete. In poche parole, Guardiola.
Così nasce il Gegen-Pressing. Come Guardiola si sofferma sulla fase di possesso, Klopp si concentra su come comportarsi quando gli altri hanno la palla. L’unico modo per recuperare un pallone appena perso è attivare subito una macchina da pressing che non faccia ragionare l’avversario.
Questo modo di giocare richiede un enorme dispendio di energie e una abnegazione pressochè totale al bene della squadra. Diventa quindi fondamentale anche la componente “motivazionale”. Ed è qui che inizia il genio di Klopp. Perchè tutti sono bravi a dire “bisogna sacrificarsi per recuperare la palla”. Ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare.
Klopp è un “Allenatore-Padre”. Per i giocatori lui c’è sempre, dentro e fuori dal campo. Sempre pronto a dispensare consigli ed aiuti, a sostenere nel momento del bisogno. Ritiene di assoluta importanza valorizzare in primis l’Uomo prima ancora che l’Atleta. Klopp lavora per mettere i calciatori nelle condizioni migliori per rendere.
Di conseguenza, non avendo sempre i soliti giocatori, non si può tracciare un profilo di gioco riconoscibile. Guardando una squadra non si arriva a dire “stanno giocando alla Klopp”. La sua rivoluzione è sul profilo umano, sul ruolo dell’allenatore ed il suo rapporto che deve avere con i giocatori. Il suo gioco è camaleontico e finisce per adattarsi in base all’avversario che si affronta, non permettendo così di essere “studiato” a tavolino.
Dove Guardiola è curato ed elegante Klopp appare invece come il “Normal One”: barba incolta, cappellino e tuta della squadra che allena.
Che difetti di Klopp sono emersi? Fino a due anni fa gli si poteva criticare di fermarsi sempre sul più bello: troppe finali perse, sia a livello Nazionale che Internazionale. Effettivamente il Mister tedesco non eccelle nelle sfide da dentro o fuori.
Spesso inoltre nel suo rapporto con la stampa, dopo le sconfitte, emerge una certa difficoltà nel metabolizzarle. Cerca di responsabilizzare arbitri, giocatori o modi degli avversari. Pecca quindi in un certo tal senso di autocritica.
La mia opinione
Nello sport è giusto (e anche bello) prendere posizione, riuscire a sviluppare un proprio parere personale. Io sono dalla parte di Klopp. Ho apprezzato il lavoro di Guardiola ai tempi del Barcellona ma trovo che la sua “resistenza” all’evolversi abbia limitato la figura dell’allenatore, per me, più visionario del ventunesimo secolo. Inoltre la sua dialettica, il suo modo di porsi verso stampa e avversari mi arriva sempre molto falso. Chiunque sia l’avversario finisce per coprirlo di complimenti anche non richiesti, chiunque esso sia. Questo suo “politically correct” portato all’estremo per me sfocia nel ridicolo e va anche a denigrare quello che è il vero valore della squadra avversaria.
Dal canto suo invece Klopp incarna perfettamente l’Allenatore come piace a me. Flessibile, disponibile e vero trascinatore. Sarà anche perchè nella mia (modestissima) esperienza da calciatore essendo estremamente povero dal punto di vista tecnico mi sono trovato a rendere al meglio con allenatori che riuscivano a stimolarmi e a mettermi in contesti giusti per la mia crescita piuttosto che in schemi (per quanto belli fossero) già prestabiliti e dove ci si incentrava esclusivamente sulla tecnica individuale.