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LA NUOVA STRATEGIA DELLA BCE

Dopo 18 mesi di seminari, 13 gruppi di lavoro, presentazioni, discussioni e riunioni, la Bce ha annunciato gli esiti della revisione della sua strategia di politica monetaria. D’ora in avanti le misure monetarie della banca centrale tenderanno all’obiettivo di inflazione simmetrico” del 2% a medio termine (non più “inferiore ma prossimo al 2%”).

OBIETTIVO SIMMETRICO

Il termine “simmetrico” sta ad indicare che sia scostamenti negativi (inflazione inferiore all’obiettivo) che positivi (inflazione superiore all’obiettivo) non saranno considerati opportuni.

Alcuni operatori, spaventati dalla crescita dei prezzi, si attendevano misure restrittive da parte della Lagarde. Ma gli esiti della revisione strategica collocano la banca centrale su un sentiero più accomodante rispetto all’inedita politica fiscale espansiva dell’Unione Europea.

In primo luogo, l’aumento dell’inflazione in corso è un fenomeno temporaneo e una stretta monetaria frettolosa comprometterebbe la ripresa dell’economia. Con il nuovo obiettivo, la Bce intende tollerare un’inflazione anche (moderatamente) superiore al 2%.

La seconda considerazione riguarda l’assunto teorico “è più facile frenare l’inflazione che stimolarla”. Infatti, in caso di elevata inflazione, la Bce potrebbe decidere di aumentare i tassi di interesse, ma in presenza di un livello di inflazione inferiore all’obiettivo, la Bce avrebbe le mani legate e non potrebbe attuare misure ancor più espansive di quelle correnti. 

Attualmente i tassi policy della Bce sono praticamente azzerati (tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 0,25% e il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali al 0,00%), mentre il tasso sui depositi presso la banca centrale ha un rendimento negativo (-0,50%). Tuttavia, nell’ultimo decennio la Bce non è riuscita a centrare il tasso di inflazione obiettivo, nonostante la cavalleria pesante del quantitative easing. Aumentare il target significa anche mettere in gioco la credibilità della banca centrale

IL DIBATTITO SUL TARGET INFLAZIONISTICO

A seguito dei bassi livelli di inflazione da tempo circolava l’ipotesi di una ridefinizione del target, in realtà proprio perché una variazione dei prezzi al consumo del 2% non era ritenuta più una soglia raggiungibile come in passato. Nell’ambito del mio lavoro di tesi sulle politiche monetarie della Bce durante la crisi del debito sovrano, ho ricondotto a tre le principali linee di pensiero interne al board della Bce.

La prima è quella che sostiene di non modificare il target. Dalla revisione della strategia questa posizione è uscita sconfitta, per ora. La seconda è quella accomodante delle “colombe”, secondo la quale il target deve essere innalzato, per ampliare il raggio d’azione dell’intervento della banca centrale e mixare politiche fiscali espansive con politiche monetarie espansive. Secondo le colombe il tasso di inflazione ottimale deve essere correlato all’andamento del rendimento reale del capitale nel lungo periodo (tasso di interesse naturale). Il target di inflazione ottimale era del 2% quando anche le stime del tasso naturale erano al 2%.

In questo contesto, i tassi nominali finivano per essere al 4%. Con tassi così alti la banca centrale aveva margini per tagliare i tassi in caso di recessione economica.

Oggi, se poniamo il tasso di interesse naturale uguale a zero, per ridare spazio di manovra alla banca centrale occorrerebbe aumentare il target inflazionistico di almeno il 4%. L’economista Oliver Blanchard ha proposto di innalzare il target al 3-4% per aumentare le aspettative di inflazione da parte degli operatori (nel 2013 ci ha provato la Bank of Japan senza successo). La terza è quella dei “falchi”, secondo i quali, se poniamo il tasso di interesse naturale uguale a zero, occorrerebbe ridurre il target per garantire la credibilità della politica monetaria.

Gli esiti della revisione strategica della Bce vanno moderatamente nella direzione auspicata dalle colombe. Tuttavia, resta il dubbio sulla capacità della Bce di centrare il nuovo obiettivo con gli stessi strumenti del passato. Al tempo stesso però, la banca centrale non è più “the only player on the fieldgrazie al Next Generation Eu.

LE ALTRE NOVITÀ DELLA STRATEGIA

La nuova strategia della Bce ha confermato l’Indice Armonizzato dei Prezzi(IAPC) al consumo quale misura dei prezzi più adeguata. Al tempo stesso, il Consiglio direttivo ha riconosciuto che l’inclusione nell’IAPC delle spese che sostengono i proprietari delle abitazioni restituirebbe meglio il tasso di inflazione rilevante per le famiglie (nell’IAPC è incluso solo il prezzo dell’affitto di una residenza principale). Basti considerare che il 69% delle abitazioni europee è occupato da proprietari, mentre le spese relative all’abitazione principale rappresentano il 23% dei consumi nell’Eurozona.

Infine, la nuova strategia della Bce include anche il cambiamento climatico. Nel rispetto del proprio mandato, il Consiglio direttivo si impegna a integrare i fattori climatici nelle proprie valutazioni di politica monetaria e ad adeguare l’impianto operativo della politica monetaria per quanto concerne l’informativa, la valutazione del rischio, gli acquisti di titoli del settore societario e il sistema delle garanzie. La nuova strategia sarà implementata a partire dalla riunione del Consiglio direttivo del 22 luglio 2021.

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