Domenica 25 ottobre è tornata l’ora solare. Gli italiani hanno portato le lancette indietro a Marzo. Ebbene sì, dopo gli slogan da libro cuore “andrà tutto bene”, “ce la faremo”, “ci riabbracceremo ancora più forte”, nulla è cambiato rispetto al dramma vissuto in primavera. La seconda ondata è arrivata, con forza pari o superiore a quella della prima: ospedali, soprattutto al Sud, in tilt; migliaia di nuovi casi al giorno; panico e isteria generale; il bollettino di guerra della protezione civile al pomeriggio; un dipiciemme a settimana; presidenti di regione che vanno per conto proprio. Insomma, il più terrificante dei dejà vu. Alla situazione già precaria e delicata, infatti, si è aggiunto un nuovo elemento: le proteste di piazza. Ad inaugurare i moti di rivolta è stata Napoli nelle cui vie si sono riversate migliaia di persone infuriate. La stampa e la politica hanno subito puntato il dito su neofascisti e camorra, ma la verità è che tra di essi era presente anche gente per bene che non può permettersi di stare a casa in attesa del sussidio statale.
L’atteggiamento dei cittadini..
Eppure i virologi e gli epidemiologi ci avevano avvertito: una seconda ondata è altamente probabile. Ma nulla, non ci volevamo credere, nascondendo letteralmente la testa sotto la sabbia e l’ombrellone. Politici e cittadini. Nessuno è immune da colpe. Da una parte noi cittadini avidi di quella libertà perduta in primavera ci siamo riversati con furia su ristoranti, pub, locali, disco, piazze e spiagge con la mascherina ad ornamento unico ed esclusivo del bicipite. Abbiamo abbassato la guardia troppo presto. Confusi da una fiumana di opinioni ottimistiche e fuorvianti, fra “virus clinicamente morto”, “mascherine pericolose per la salute” e “il virus uccide solo d’inverno”.
..quello del governo..
Dall’altra parte i politici. Quelli al governo sono rimasti quasi inermi. Piuttosto che rinchiudersi nei ministeri a studiare e approntare un piano per l’autunno, presidente e ministri hanno preferito crogiolarsi su quanto avessero gestito al meglio la prima ondata e sui banchi a rotelle monoposto. Le discoteche non avrebbero dovuto riaprire, col senno di poi. La Sardegna ne è un esempio. Scampata la prima ondata, oggi affronta disarmata la seconda. In secondo luogo il numero dei posti in terapia intensiva andava raddoppiato, non soltanto a parole in diretta nazionale. I mezzi di trasporto, in vista della riapertura delle scuole, potenziati per consentire il giusto distanziamento fra i passeggeri. I medici di base coinvolti nell’attività di screening in modo da alleggerire il carico di pronto soccorso e ASL. Gli edifici appartenenti al demanio in disuso riqualificati in centri-Covid, oppure per stringere i tempi adibire ad uso ospedaliero gli alberghi privati. Nessun accorgimento è stato preso, forse per mancanza di organizzazione, o forse di capitali. O forse, più semplicemente, per entrambi.
..e quello dell’opposizione
Se il governo ha fatto poco per prevenire e gestire la seconda ondata, l’opposizione ha preferito cavalcare rabbia sociale e dar credito a teorie, diciamo, poco scientifiche. D’altronde cosa potevamo aspettarci da chi da anni lucra sulle disgrazie sociali e umane. Nessuna proposta seria è pervenuta dai banchi della Lega, ad esempio. Il suo leader ha negato l’esistenza del virus e la sua pericolosità, dando un esempio negativo ai suoi followers tra selfie senza mascherina e presenza assidua a sagre dove il distanziamento sociale era un optional. Di politici più propensi a tutelare il proprio interesse particolare rispetto a quello comune possiamo farne a meno, sta a noi capirlo.
L’inevitabilità di un secondo lockdown
Oggi un secondo lockdown è lì ad un passo. Il costante tentennio tra chiudo e non chiudo del presidente Conte è frutto della consapevolezza della scarsità di risorse a disposizione. I soldi sono finiti. Non sarà facile racimolare svariati miliardi per dare ristoro a chi oggi si trova costretto a chiudere. Il debito pubblico è a livelli di default, mentre il recovery fund non sarà operativo fino a 2021 inoltrato. Una serrata integrale come quella di Marzo rappresenterebbe il colpo di grazia per la nostra economia. La crisi non sarà soltanto economica, ma anche sociale e democratica. I cittadini sembrano non mostrare più comprensione rispetto alle scelte di un governo inattivo e quasi inerme. Se in primavera abbiamo accompagnato con responsabilità e senso civico le scelte del governo, oggi la situazione è cambiata. Le piazze delle maggiori città italiane sono già teatro di rivolte e scontri con le forze dell’ordine. E siamo solo all’inizio.
Avremmo potuto evitare un secondo lockdown? Probabilmente sì, se ciascuno di noi avesse fatto la sua parte. Abbiamo voluto la libertà, avremo gli arresti domiciliari.