Flocci Nivis, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

Pensare troppo all’Impero Romano è una red flag

24 Settembre 2023

Nel corso dell’ultima settimana i social si sono riempiti di contenuti riguardanti donne che chiedono a uomini: “quanto spesso pensi all’Impero Romano?”.
Il trend è nato in seguito all’intensificarsi di meme e pagine dedicate ad interessanti urgenze mascoline quali “rifondare l’Impero Romano”. La legittima curiosità della popolazione femminile rispetto a questa strana tendenza ha portato ad una scoperta interessante: sono molti gli uomini che dedicano quotidianamente pensieri all’Impero Romano.

Per capire da dove arrivi tutto ciò bisogna prima chiedersi quale sia la dinamica che ha portato al riemergere con forza di questo immaginario e di questa estetica. La risposta a questo quesito la si trova negli ambienti alt-right. In essi troviamo la radice teorica, nonché in termini di iniziale diffusione, di un nuovo format di contenuti volti al recupero e riaffermazione di immaginari passati, tra i quali proprio quello dell’Impero Romano.

Questa strategia social è volta ad intercettare uno strisciante sentimento di disaffezione e rifiuto della contemporaneità che si sta facendo strada tra molti uomini. La formula con cui tali ambienti operano ideologicamente è piuttosto chiara: recuperare, rielaborare e riproporre estetiche del passato in una versione ipermascolinizzata, contrapponendole all’emergente versione urbana e progressista della mascolinità, narrata come decadente.

In tutto l’Occidente la lotta femminista sta innescando trasformazioni sociali. Conseguenza, nonché parte essenziale, della lotta culturale al patriarcato consiste nella ridefinizione del concetto di mascolinità. Dal lato opposto l’alt-right ha tutto l’interesse a lavorare ai fini di conservare il più possibile un concetto di mascolinità che sia legato a valori tradizionali. Conservare tale concetto quale idea egemone di cosa voglia dire essere uomini è funzionale alla conservazione del patriarcato, nonché dei privilegi ad esso connessi.

Nella storia accanto al progresso non manca mai la reazione. Così come nel mondo femminile avanzano gli ideali femministi, così, ma con molta meno coscienza collettiva rispetto a ciò, all’interno dell’universo maschile esiste una forma di reazione a questo aspetto del progressismo. Essa è assecondata, alimentata ed amplificata da una nuova destra emergente che, molto meglio dei progressisti, è capace di operare strategicamente ai fini di introdurre nel dibattito mainstream concetti la cui radice è reazionaria e antifemminista.

Non scopriamo oggi la capacità dell’alt-right di farsi strada all’interno del tessuto sociale, attraverso strumenti che le permettono non solamente di occultare la propria natura, bensì di presentare come “normalità” le forme di vita patriarcali, contrapposte ad una cultura di genere che viene narrata come una minaccia esistenziale alla tenuta dell’Occidente.

Se anche un tuo amico, uscente o peggio ancora fidanzato, risulta affascinato da questa tipologia di estetica, non fermarti alla naturale simpatia che questo fatto può farti provare. L’estetica è etica. Gli immaginari parlano. Dietro questo fatto potrebbe celarsi una nemmeno troppo latente nostalgia per un mondo non ancora segnato dall’impatto del femminismo sulla società, per i tempi d’oro del patriarcato.

LASCIA UN COMMENTO

Your email address will not be published.

Illiberale, anarchico e paternalista: il conservatorismo di oggi

Perché dovremmo seguire le elezioni in Slovacchia