Thomas Quine, Košice, Slovakia 2011

Perché dovremmo seguire le elezioni in Slovacchia

27 Settembre 2023

Questo 2023, ricco di elezioni in diversi paesi europei (tra cui Spagna, Turchia, Grecia e Finlandia), si prospetta ancora più interessante: da qui a dicembre, infatti, andranno al voto anche altri membri dell’UE, tra cui la Polonia, dove l’alleanza sovranista rischia di perdere contro l’opposizione, e l’Olanda, dove il governo di centrodestra è caduto recentemente a causa di disaccordi sull’immigrazione. C’è anche un altro paese, tuttavia, in cui si andrà a votare fra meno di una settimana, di cui il risultato delle elezioni potrebbe essere decisivo per l’intera Unione Europea. Stiamo parlando della Slovacchia, dove questo 30 settembre circa 4 milioni di persone si recheranno alle urne per eleggere i 150 membri della Národná Rada, il parlamento unicamerale del paese. 

Un paese costellato di scandali

La storia moderna del paese è segnata dalla sua recente indipendenza, avvenuta nel 1993 grazie alla separazione dalla Repubblica Ceca; il paese è successivamente divenuto membro dell’Unione Europea e della NATO in seguito all’allargamento di queste ultime nel 2004. All’interno dell’UE la Slovacchia è spesso associata ai suoi vicini Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, dato che insieme formano il famigerato gruppo di Visegrad, che notoriamente si oppone a qualsiasi forma di integrazione europea.

Nonostante il passato comunista, il paese ha indicatori economici in netto miglioramento: negli ultimi 10 anni ha avuto un tasso di crescita media annuale intorno al 2% del PIL, e, considerando che i dati comprendono anche il periodo del Covid, si può tranquillamente affermare che si tratta di risultati significativi, che mostrano un paese in crescita. Inoltre la Slovacchia si è definitivamente aperta al turismo negli ultimi anni: la capitale Bratislava è diventata una meta rinomata, e non più una destinazione low cost; lo testimoniano i tanti hotel e palazzi in costruzione sotto al castello medievale che svetta sulla città, e la presenza massiccia di turisti che affollano il centro.

Eppure, nonostante il rapido sviluppo del paese, la storia politica recente del paese è stata segnata da scandali e da ombre che si ripercuoteranno inevitabilmente sulle prossime votazioni di fine settembre: in molti, ad esempio, ricorderanno la vicenda dell’omicidio del giornalista Ján Kuciak e della sua compagna Martina Kušnírová, barbaramente uccisi da dei membri della ‘ndrangheta a causa degli articoli di lui che indagavano sui legami tra il primo ministro Robert Fico e la mafia calabrese, portandolo a dimettersi e scatenando una serie di eventi che hanno portato all’elezione dell’avvocato anti-corruzione Zuzana Čaputová come presidente del paese nel 2019.

La situazione economica

Andiamo però per gradi, e torniamo al febbraio del 2020, la data delle ultime elezioni nazionali tenutesi nel paese: a vincere è il movimento conservatore anti corruzione Persone Comuni e Personalità Indipendenti (anche noto con la sigla slovacca OLaNO), che dopo una campagna improntata ad un attacco diretto contro Fico e i suoi legami con la mafia, è riuscito ad ottenere la maggioranza relativa dei seggi in parlamento, formando un governo con altri partiti di centrodestra e di destra radicale. Quello che però sorprende è l’ottimo risultato del Partito Popolare Slovacchia Nostra, che si richiama apertamente all’ideologia nazista e al governo collaborazionista di Josef Tizo, che amministrò il paese durante l’occupazione tedesca nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Igor Matovič, ex businessman, politico di lungo corso e leader di OLaNO, diventa quindi primo ministro del paese, e si trova a fronteggiare il durissimo periodo dell’emergenza pandemica: tuttavia, durante la sua esperienza di governo, Matovič viene colpito da numerosi scandali, tra cui l’acquisto sospetto di dosi massicce di vaccino Sputnik dalla Russia o l’accusa infamante di aver plagiato la propria tesi di laurea. Il primo ministro viene quindi spinto alle dimissioni dai suoi partner di governo e dal suo stesso partito, venendo sostituito dal fedelissimo Eduard Heger nel marzo 2021. In ogni caso, anche l’avventura di Heger è durata poco: dopo che il partito libertario Libertà e Solidarietà ha negato l’appoggio all’esecutivo, il nuovo primo ministro è stato infatti costretto a dimettersi, non prima di aver lasciato OLaNO e di aver fondato il suo proprio partito di centro, i Democratici.

Slovak President Zuzana Čaputová called for a defence of democracy and European values, European Parliament,19 october 2022.

L’annuncio delle dimissioni di Heger coincide con la creazione di un governo tecnocratico per traghettare il paese a elezioni anticipate, presieduto dall’economista di origine ungherese Ludovit Odor. Nel mentre, il panorama politico è radicalmente cambiato: secondo i sondaggi, la coalizione guidata dell’ex premier Matovič è al momento al 6%, sotto la soglia di sbarramento per le alleanze fissata al 7%, mentre a contendersi la vittoria sono due partiti, entrambi all’opposizione dei tre governi formatosi in seguito alle elezioni del 2020.

Chi vincerà in Slovacchia? Due visioni agli antipodi

Le due formazioni che secondo le ultime rivelazioni potrebbero vincere le elezioni sono radicalmente diverse tra loro, e potrebbero portare il paese in due scenari completamente differenti: da una parte abbiamo i liberali di Slovacchia Progressista, e dall’altra Smer (in slovacco Direzione), affiliato ai socialisti europei ma totalmente agli antipodi rispetto agli omologhi PD o SPD.

Slovacchia Progressista è uno schieramento relativamente giovane, nato nel 2017 e successivamente diventato popolare grazie all’ingresso nel partito della presidente Čaputová: si tratta di un partito di orientamento centrista, ma, come dice il nome, piuttosto progressista sui temi sociali, sostenendo attivamente i diritti LGBT e la necessità di agire contro il cambiamento climatico. Smer (Direzione), il partito dall’ex premier Robert Fico, ha invece tendenze di centrosinistra sul piano economico, ma è fortemente conservatore sul piano sociale: sostiene che la presidente sia un’agente straniero pagata dagli Stati Uniti, che i gay siano contro natura, che i vaccini siano un complotto delle multinazionali e che i migranti siano una minaccia al paese. Inoltre Fico afferma che la guerra in Ucraina sia colpa della NATO, e che sia una priorità riallacciare i rapporti con la Russia di Vladimir Putin: addirittura nelle ultime settimane è spuntato un manifesto elettorale con la faccia di Fico e con lo slogan “Il fascismo ucraino non passerà”, una frase già usata dall’esercito russo durante l’invasione dell’Ucraina.

Robert Fico, EU2017EE, 28 september 2017.

Nonostante il testa a testa tra Slovacchia Progressista e Smer, sembra più probabile che quest’ultimi possano governare, dato che in parlamento entreranno diversi alleati di Fico tra cui Voce, un partito di centrosinistra nato da una scissione di Smer, e Repubblica, una formazione pro-russa e di estrema destra. A rischio soglia di sbarramento, oltre al partito di Matovič, ci sono anche i libertari di Libertà e Solidarietà e i cristiano-democratici, possibili alleati di Slovacchia Progressista.

Cosa potrebbe succedere se Fico diventasse nuovamente primo ministro del paese? Oltre a delle ovvie conseguenze politiche sul paese dell’est, a livello europeo sarebbe indigeribile la vittoria di un candidato pro-russo (che eppure siede ancora nella famiglia socialista all’Europarlamento): Fico infatti costituirebbe, insieme all’Ungheria di Orban, uno degli anelli deboli dell’Unione Europea. Insomma, bisogna senz’altro dare un’occhiata ai risultati delle elezioni del prossimo 30 settembre, sia per capire le tendenze del continente in vista delle prossime Europee del 2024, sia soprattutto per prevedere quale direzione prenderà la Slovacchia: il paese deve scegliere se fare un passo verso l’Occidente e l’Europa, oppure andare verso l’Oriente e verso la Russia.

1 Comment

  1. Ciao Nicolas,
    Complimenti per l’articolo. Non conoscevo la storia politica della Slovacchia, anche per che i giornali italiani non le dedicano quasi mai uno spazio, quando invece sarebbe opportuno farlo in vista dell’elezioni.

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