Qualcuno potrebbe dire che, in taluni casi, l’interesse nazionale non abbia prezzo e sia da perseguire in ogni modo. Nel contesto storico e geopolitico in cui viviamo, sicuramente, l’installazione dei rigassificatori rientra in queste casistiche. Eppure, è impossibile non storcere il naso osservando le enormi compensazioni che il governo ha concesso ai cittadini di Piombino per aver accettato l’arrivo di Golar Tundra nel porto della città.
Piombino e Ravenna: soldi dei contribuenti a volontà
Giani, presidente della Regione Toscana e commissario straordinario per l’opera, ha annunciato il via libera, ma ai contribuenti italiani costerà parecchio. Soprattutto a fronte dell’assenza di costi economici, sociali o ambientali che la comunità di Piombino dovrà sobbarcarsi. È, quindi, mezzo miliardo il prezzo che il fronte NIMBY ha imposto a Giani e al governo. Parliamo, sostanzialmente, di un ricatto. I vantaggi per i piombinesi saranno cospicui, tra cui il 50% di sconto sulle bollette per i prossimi 3 anni, ovvero il tempo di permanenza della nave rigassificatrice.
Anche a Ravenna ci sono state delle compensazioni, anche se meno onerose. Parliamo di 90 ettari boschivi sul litorale del lido ravennate di Punta Marina e il completamento di una pista ciclabile di 30 chilometri.
I dibattiti pubblici come in Francia
In Francia e in Gran Bretagna si organizzano dei “dibattiti pubblici” che coinvolgano le comunità dei luoghi in cui le grandi opere si devono realizzare. Va benissimo. In questo modo francesi e britannici sono riusciti a fare enormi passi avanti in termini di superamento delle ostilità locali.
Ma è già un caso limite, perché i tempi sono molto stretti. Quando si parla di sicurezza nazionale può essere un rischio perdere mesi per dialogare con decine di comitati che si opporrebbero a prescindere a qualsiasi opera.
Stop NIMBY, tra ricatti e debito pubblico
L’installazione di entrambi i rigassificatori garantirà 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno e agevolerà l’emancipazione dalle fonti energetiche russe. Andava fatto. Ma serve una riflessione franca che vada al di là del contingente.
Sarà pure eterogenesi dei fini, ma Putin è stato felice di questi mesi di ritardo e sarebbe stato ancora più entusiasta se i piombinesi avessero avuto richieste più ambiziose. Più ricatto, più tempo perso, più instabilità, meno approvvigionamenti di energia. Anche per questo è sbagliato trattare con chi mette in discussione la sicurezza nazionale: bisogna mandare l’esercito. Ricattare lo Stato, in questo caso, quindi, i propri connazionali, senza motivazioni serie è inaccettabile.
Se passa questo concetto, inoltre, realizzare grandi opere diventerà ancora più costoso e i tempi cresceranno ancora. Le comunità forzeranno sempre più la mano e le analisi costi-benefici saranno sempre più sfavorevoli.
L’Italia, infine, può permettersi di continuare a indebitarsi per accontentare i capricci del popolo no-tutto? La risposta è chiaramente no. Non solo perché in questa particolare fase qualsiasi governo ha poco spazio di manovra. Ma anche perché dobbiamo superare la logica per cui i problemi si risolvono coi “soldi pubblici” quando ci sono altre opzioni. È una delle tante invenzioni sadiche della sinistra: in realtà esistono solo i soldi dei contribuenti. In questo caso degli altri contribuenti.