sinner gioca a tennis
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ANCHE I PREDESTINATI COME SINNER POSSONO PERDERE

7 Aprile 2021

L’umore dei tifosi è sempre ballerino. Siamo passati in pochi giorni da guardare con interesse il percorso di Jannik Sinner a farne un eroe nazionale quando ha conquistato la finale del Miami, salvo cadere nello sconforto più totale dopo la sconfitta. Serve sempre equilibrio nel giudicare una prestazione sportiva, ancora di più se ci troviamo di fronte a un campioncino in erba.

Mi ami e non Miami

L’altoatesino era arrivato in finale dopo aver battuto lo spagnolo Bautista Agut in tre set 5-7 6-4 6-4. La semifinale era iniziata male per Sinner, che però ha dimostrato una tenuta mentale non indifferente e ha portato a casa il match. Complice l’assenza di tanti big, quindi, l’impresa è sembrata davvero a un passo. Nel weekend pasquale, forse complici le limitazioni agli spostamenti, l’entusiasmo degli italiani è stato paragonabile a quello manifestato per dei campioni assoluti come Alberto Tomba, Federica Pellegrini e Valentina Vezzali. La battuta rubata a Alexander Bublik dopo la sconfitta ai quarti “Tu non sei umano, sembri un 15enne e giochi così…” aveva fomentato un po’ tutti. La pressione è diventata ancora più intensa e, probabilmente, è stata troppa per un ragazzo talentuosissimo, ma pur sempre classe 2001.

La finale si è chiusa con il punteggio di 7-6 6-4 per l’avversario-amico Hurkacz in appena un’ora e 40 minuti di gioco sul campo in cemento dell’impianto dell’Hard Rock Stadium. La sfida è iniziata in salita, come la semifinale, ma stavolta il tennista azzurro non è riuscito a invertire lo spin. La verità è che non c’è quasi mai stata partita con il ventiquattrenne polacco. Troppi errori, soprattutto in battuta, e una lucidità mentale non paragonabile allo standard a cui ci eravamo abituati alle NextGen ATP Finals, quando era salito agli onori della cronaca, e in occasione della vittoria a Sofia, in Bulgaria.

Rialzarsi e ricominciare la corsa per l’Olimpo

Riccardo Piatti, tecnico di Sinner, ha concesso un’intervista a Sky Sport in cui ha fatto una disamina limpida e lucida: “Jannik non è ancora quel giocatore di cui tutti parlano, deve crescere e fare esperienza. È innegabile che le sue prospettive siano importanti, ma come ho sempre detto ha bisogno di due elementi: il tempo e il lavoro. Per cui, lasciamogli anche il tempo di sbagliare e capire“.

In un mondo in cui siamo abitutati a pretendere tutto e subito, le parole di Piatti devono essere incorniciate e ripetute ai tanti giovani che, a vari livelli, si approcciano allo sport. Un passaggio a vuoto a 19 anni ci sta, soprattutto nella prima finale di un Masters 1000, può essere importante nel percorso di crescita di Sinner quanto una vittoria. Occorre allenarsi con la dedizione che davvero tutti gli riconoscono, la vittoria è solo stata rinviata. Ci sarà presto l’occasione di rifarsi, anche perché il calendario diventa sempre più fitto di impegni: Masters 1000 a Montecarlo, ATP 500 a Barcellona, ATP 250 a Monaco di Baviera (forse), Masters 1000 a Madrid, Interazionali d’Italia al Foro Italico e Roland Garros. Per i nuovi appassionati, che lo stesso Sinner ha avvicinato a questo sport, saranno mesi infuocati.

L’onda azzurra, tanti italiani oltre a Sinner

Dopo anni di vacche magre, ad esclusione di qualche exploit come quello di Fognini a Montecarlo nel 2019, le prospettive del tennis italiani sono decisamente rosee. Jannik Sinner ha scalato 8 posizioni nella classifica mondiale, consolidandosi al 23esimo posto. Confermato al decimo posto Matteo Berrettini, Fognini perde una posizione e si classifica 19esimo. Stefano Travaglia si posiziona 69esimo, Salvatore Caruso 87esimo, mentre Lorenzo Musetti progredisce di quattro posizioni e si attesta 90esimo: in virtù dei suoi 19 anni è il più giovane della Top 100. Gianluca Mager è al 91 posto, grazie al quarto titolo challenger in carriera, Marco Cecchinato si classifica 93esimo e, infine, Andreas Seppi si piazza 96esimo.

L’Italia può quindi vantare la presenza di ben 10 tennisti azzurri nella Top 100, eguguagliando gli Stati Uniti (solo Francia e Spagna hanno numeri migliori) e stabilendo il proprio record storico.

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