Elly Schlein - Wikimedia Commons

Elezioni amministrative: c’è bisogno di un nuovo vangelo

1 Giugno 2023

C’è poco da dire. Le elezioni amministrative sono state una debacle per tutto il centrosinistra. La schizofrenia a cui abbiamo assistito in questa tornata supera la fantasia di role-players. Neanche nelle più fervide fantasie di Repubblica Simulata o GDR Italia si sarebbe visto ciò che si è visto. 

Il Partito Democratico che, in alcuni centri urbani, si allea con la Lega, in altri con il Movimento 5 Stelle, in altri ancora con l’estrema sinistra. Il Terzo Polo che concorre ora da solo, ora con il Movimento 5 Stelle, ora con il PSI. Il Partito Socialista Italiano che corre ora da solo, ora con il tandem PD-5stelle, ora con Alleanza Verdi-Sinistra, ora con il terzo polo, ora con Fratelli d’Italia. E potremmo continuare.

Ciò che emerge è chiaro: a parte Vicenza, strappata al centrodestra da un Possamai che ha combinato lotte “operaie” a diritti e libertà in un programma cittadino credibile, il centrosinistra perde. Perde perché non ha identità. Viene percepito solo come l’area dei “no” e delle politiche arcobaleno. In siciliano si direbbe che il centrosinistra PD-5stelle-AVS-centrico è “nemico ra cuntintizza” (nemico dell’essere felici e contenti). 

Il PD vince con la Lega in entrambi i comuni in cui si candida. Il centrosinistra perde nove comuni “maggiori”. AVS e 5stelle vincono in due comuni. Il Terzo Polo vince un comune. Fratelli d’Italia da sola vince in due comuni. A Siracusa, al ballottaggio sarà scontro tra centrodestra e Azione. 

Insomma: il centrosinistra è morto. Esattamente come fu vaticinato del Partito Socialista Italiano nell’ottobre del 2021. 

È morto perché è diventato impossibile da comprendere. È diventato più retorico (e falso) del PCI di Togliatti, Longo, Berlinguer, Natta e Occhetto, senza avere la pragmaticità dei socialisti, dei liberali, dei repubblicani e dei democristiani. 

Partiti che sparano supercazzole, leader di bassa statura politica che spacciano per vittorie delle sconfitte. Il centrosinistra ha perso la sua classe dirigente locale migliore. Infatti si affida a mediocri e perde.

La stagione di questo centrosinistra è finita, e si è trascinata troppo a lungo. Nelle logiche che ha avuto dal 1994, il centrosinistra trovava la sua legittimità nell’essere contro qualcuno o qualcosa. Antisocialista, anti-industrialista, antiberlusconiano, anti-grillino (nella stagione del governo Letta soprattutto), anti-leghista. La famigerata e falsissima “superiorità morale” era il velo di Maya agitato come contenuto politico

Quando poi, fortunatamente, la stagione del bipolarismo forzato è finita, il centrosinistra non ha accettato di trasformarsi per offrire politicamente qualcosa. Così Renzi è stato combattuto come nemico, Bersani è stato segregato all’irrilevanza politica (salvo qualche salottino televisivo) e molti altri che portavano contenuti sono stati isolati o allontanati. 

Il centrodestra vince perché è retorico, generando tante illusioni con pochi concetti. Il centrosinistra si è invece avvitato sulla retorica e, spaccandosi o rimanendo compatto, offre solo un’alternativa “dei no” alle proposte che vengono da destra. Ha, in altre parole, contribuito a rendere la politica un mero sondaggio stile scuole elementari: “Ti vuoi mettere con me? Si/No”. La politica è altra cosa.

La morte del centrosinistra e dei partiti che lo (de)compongono deve rendere necessaria una nuova visione. Craxi e Pellicani fecero questa riflessione in un lungo articolo uscito nell’agosto 1978 su “L’Espresso”. Il famigerato Vangelo Socialista con cui sfidarono culturalmente e politicamente una retorica politica che rischiava di dilagare. Oggi è necessario che ciò venga nuovamente fatto. 

Non si può stare tutti assieme ad ogni costo pur di stare tutti assieme agitando lo spauracchio fascista.

È necessario un nuovo corso di un centrosinistra organico che veda accomunati socialisti, repubblicani, popolari e liberali. Fondato sulla visione di paese che deve essere concreta e futura. Il Terzo Polo, con le sue due anime, liberal-popolare e liberal-socialista, ha dato una direzione a livello nazionale. Una sfida alla retorica populisteggiante dell’attuale centrosinistra (con o senza i contiani) e alla destra reazionaria. 

Un nuovo centrosinistra passa dalle proposte di politiche di sviluppo economico, di creazione di nuovi posti di lavoro con garanzie occupazionali e retributive, di abbattimento del cuneo fiscale e della pressione fiscale, di aumento della tracciabilità dei pagamenti per contrastare l’evasione fiscale, di sviluppo di grandi opere infrastrutturali, logistiche ed energetiche, di lotta alla povertà educativa eccetera. Tutte politiche che vedono trasversalmente la necessità di tutele maggiori per categorie fragili e, oggi, non paritarie e non tutelate.

Fare, non abortire, progetti politici. A parte la stagione renziana, infatti, il PD non ha mai apportato veri ammodernamenti. Il M5s ci ha addirittura portati indietro di anni. 

Un vero e nuovo centrosinistra deve lanciare una sfida. Una sfida che parta da due consapevolezze. La prima: non sono le alleanze con PD, 5stelle o AVS a determinare l’essere di sinistra o meno, ma le proposte che si avanzano. La seconda: la cultura ex PCI ed ex sinistra di base DC, che aleggia ancora tra PD, AVS ed alcuni loro alleati, rappresenta un ostacolo al riformismo e a un vero rinnovamento del centrosinistra.

PD, Articolo Uno, PSI e tutto il centrosinistra “a ogni costo” sono morti. Meritano di essere sepolti con le stagioni che hanno vissuto, e di essere superati storicamente per l’incapacità culturale e politica di leggere il presente e il futuro. 

Il PD, ormai, è un tumore politico, che fa il paio con l’ambientalismo antisociale e il pauperismo assistenzialista di cinquestelle e altri alleati di sinistra. Il riformismo dei socialisti, dei liberali e dei popolari non ha più casa lì. La può avere altrove

Un blocco che veda insieme Azione, Italia Viva, PRI, +Europa, socialisti, liberali, i gruppi di popolari che fanno capo a Casini e Tabacci, Volt, Movimento Federalista Europeo e altri, rappresenterebbe oggi davvero un nuovo centrosinistra organico. Una vera area di ampio respiro in cui dialogare, scornarsi, litigare trovando una sintesi politica, diventando in tal modo l’area politica giusta per questo paese. 

È giunto il tempo di intonare il De Profundis per il centrosinistra dei no. Ora spetta a tutti coloro i quali sono di centrosinistra, ma che sono culturalmente e politicamente diversi dalle retoriche vuote dell’orbita PD-M5S-AVS, lanciare una sfida e costituire di diritto il centrosinistra giusto per l’Italia

Un centrosinistra organico, plurale, laico, eretico, per il bene comune, per la modernità, riformista, in grado di leggere il presente e programmare il futuro, non egemonizzato. È fondamentale che ciò avvenga. C’è bisogno di un nuovo corso.

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