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GLI EQUILIBRISTI SUL FILO DEL GOVERNO DRAGHI

30 Luglio 2021

Il 3 agosto scatterà il semestre bianco: quel periodo, corrispondente agli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica, durante il quale non sarà possibile lo scioglimento delle Camere. Avvicinandoci al fatidico giorno, proviamo ad analizzare l’attuale situazione politica, il posizionamento dei partiti e i malumori interni alla maggioranza del governo Draghi, partendo da due casi specifici.

Quello che ci aspetterà nei prossimi sei mesi è difficile da prevedere. L’unica certezza che abbiamo è che l’inizio del semestre bianco darà una scossa alla politica italiana e provocherà nuovi fermenti ed agitazioni, i quali andranno ad aggiungersi a quei fermenti e quelle agitazioni che sono tuttora presenti, ma che rimangono confinati tra lamentele sottovoce, tra gli sguardi di sfida e tra i ballon d’essai lanciati e ripresi al volo. Nella mia analisi vorrei partire da due fatti specifici, che hanno infiammato le cronache politiche degli ultimi giorni: da un lato le parole di Marco Travaglio – direttore del Fatto Quotidiano – alla festa nazionale di Articolo Uno; dall’altro la condotta, a dir poco controversa, di Salvini e Meloni su vaccini e green pass.

Per i più disattenti, riassumiamo brevemente i fatti. Il primo: Marco Travaglio, invitato a parlare alla festa di Articolo Uno a Bologna, attacca pesantemente il presidente del Consiglio Mario Draghi etichettandolo come «un figlio di papà che non capisce un cazzo di sanità, di sociale e di vaccini»; seguono critiche ed indignazioni, tra cui quella timida di Roberto Speranza – ministro della Salute del governo Draghi e padrone di casa della festa – che si limita a bollare quelle parole come un’«uscita infelice». Il secondo: da qualche settimana, Matteo Salvini e Giorgia Meloni assumono un comportamento ambiguo su temi quali vaccini e green pass, solleticando gli istinti più beceri di quelle persone che poi scendono nelle piazze a protestare, strillando i loro slogan ricondizionati. Dimenticavo un imprescindibile dettaglio: il primo sta al governo, la seconda all’opposizione.

L’attuale situazione politica italiana si divide tra stalli alla messicana dove ognuno punta la propria arma verso l’altro ma nessuno spara e tra tavoli decisionali sopra la superficie dei quali si va d’amore e d’accordo e ci si scambiano teneri sorrisi, mentre sotto, di nascosto, ci si tirano calci sugli stinchi e pestoni a più non posso. Mentre i bambini giocano e litigano tra loro, ci sono gli adulti – Mario Draghi e i ministri tecnici – che li guardano con compassione. In fondo «So’ ragazzi», che vuoi pretendere? In questo senso occorre notare come tutte le fibrillazioni politiche che emergono giornalmente non lambiscano minimamente il presidente del Consiglio, il quale tira dritto per la sua strada, prende decisioni importanti senza scomporsi ed ha la forza necessaria per non rimanere schiacciato in quella pressa di polemicucce da quattro soldi che se sei fragile ti stritola.

D’altronde è naturale che i partiti cerchino in tutti i modi di creare delle linee di frattura, per distinguersi dagli avversari e definirsi politicamente. È anche vero, però, che questo gioco, che dovrebbe essere a somma positiva e dovrebbe contribuire ad arricchire il dibattito, in realtà sia una spirale di scemenze, di bandierine ideologiche da sventolare e di strizzate d’occhio ai rincitrulliti. Roba che mentre si ragiona sulla campagna vaccinale o sulle modalità con cui estendere la certificazione Covid ci sono politici che ancora lisciano il pelo a chi crede che quello dei vaccini sia tutto un complotto, ché suo cugino gli ha detto che c’è ben poco di cui fidarsi. Roba che mentre si discute di una riforma di primaria importanza come quella del processo penale, in un paese con una giustizia allo sfascio, ancora c’è qualcuno che titilla gli intestini di chi si eccita quando sente ripetere il mantra del «Buttiamo via la chiave!».

Torniamo ai nostri eroi. L’orrenda ed inaccettabile uscita di Travaglio è solo la ciliegina finale su quella torta avariata fatta di continue campagne di delegittimazione del governo Draghi, basate su evidenti falsità, riportate dal suo giornale, che è notoriamente vicino alle posizioni dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed, evidentemente, piuttosto nostalgico di quei bei tempi – fortunatamente – andati. Le parole di Travaglio, sotto sotto, sono condivise da numerosi esponenti del fronte filo-contiano, molti dei quali da casa, in ciabatte e pigiama, avranno fatto il tifo per il cattivo direttore che parla al posto loro. La galassia del M5s è frammentata ed in subbuglio: c’è una parte, capeggiata da Di Maio, più filo-governativa ed un’altra, con a capo il futuro presidente del partito Conte, più massimalista e barricadiera, anche se finge di essere moderata.

Il Pd è un partito che ha completamente perso la sua spina dorsale, adagiandosi completamente al populismo grillino e simulando un cambio di passo, con il nuovo segretario Letta, che non è mai avvenuto. Quella del governo Draghi era un’occasione ghiotta per lasciarsi alle spalle quel brutto periodo di decadimento intellettuale in cui ci si era convinti che l’avvocato di Volturara Appula fosse un «punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste», ma non è stata colta. Inoltre, i numerosi trambusti all’interno del Movimento erano anch’essi un’altra succulenta opportunità per risucchiare voti da un partito che stava per morire. Invece, nulla: quel partito lo si è lasciato resuscitare – vedremo come andrà – e, tuttora, si cerca di fare qualsiasi cosa per non infastidire l’ex premier in pochette.

Passiamo al centrodestra. Lega e Fratelli d’Italia sono i partiti con le più alte percentuali nei sondaggi: sono di fatto appaiati. Il primo, trovandosi al governo, non ha margini di manovra così ampi ma non sdegna mai di inseguire il suo alleato-avversario ripetendo a pappagallo i soliti slogan per rosicchiare qualche punto percentuale. Forza Italia, che fa parte anch’esso di quella che dovrebbe essere un’alleanza a tre, si è dimostrato uno dei partiti più seri e moderati nella compagine governativa, facendo sperare tutti coloro che credono nella necessità di una destra decente, che prenda le distanze dall’«orbanismo».

Ho volutamente lasciato per ultimi i cosiddetti partiti di centro (Azione, Italia Viva e +Europa). Sono i tre partiti che più di tutti gli altri si identificano con l’agenda Draghi. Per uscire da questa impasse per cui chi sta al governo quello stesso governo lo critichi, cercando di manometterlo dall’interno, la soluzione è quella della formazione di un soggetto politico unitario, liberal-democratico e riformista, che porti serietà in uno scacchiere politico in cui quella serietà tende a mancare, che tracci una via alternativa al populismo di sinistra ed al sovranismo di destra e che punti a diventare l’ago della bilancia per la formazione dei governi futuri. Vedremo l’evolversi della situazione. Buon semestre bianco a tutti.

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