Aldo Moro parla al congresso della DC del 1959 che lo elegge segretario nazionale - via Wikimedia Commons

il vero centro della storia politica italiana è stata la dc

3 Maggio 2023

Con l’elezione di Elly Schlein alla segreteria del Partito democratico, è tornato il dibattito sul centro.

Lo spostamento del Pd a sinistra, del resto, sembrava l’occasione perfetta per il Terzo Polo che però si è sciolto come neve al sole, a causa di un surreale scontro tra Matteo Renzi e Carlo Calenda.

E così i dissidi tra Azione e Italia Viva, forse meglio dire le diffidenze tra i due leader, hanno fatto saltare il progetto di un polo centrista, riformista e liberal-democratico che avrebbe dovuto sconfiggere quello che Calenda ha definito il bipopulismo.

Dopo il tramonto della Democrazia Cristiana, avvenuto tra il 1992 e il 1994, tutti i tentativi di ricostruire il centroincluso quello del Terzo polosono falliti. Nessun leader o forza politica è stato in grado di creare un partito competitivo, capace di vincere le elezioni o diventare minimamente centrale nel sistema politico, come riuscì alla Democrazia Cristiana.

La Dc non fu solo il partito dominante della Prima repubblica ma fu anche il partito pivot attorno al quale nascevano tutte le formule politiche. Basti ricordare il centrismo degasperiano, il centrosinistra disegnato da Moro, la solidarietà nazionale, infine il pentapartito composto da Dc, Psi, Pli, Pri e Psdi.

La Dc peraltro non scese mai sotto il 30%, ad eccezione delle elezioni del 1992, quando giunse al 29,6%. Dati impressionanti se si pensa ai centrini odierni che puntano al 10% e al potere di interdizione garantito da un numero di parlamentari necessario per influenzare le forze di governo.

La Dc, al contrario, era un partito nato per governare e godeva di enormi consensi sia per il suo radicamento territoriale e culturale, sia perché forza cruciale in un contesto bipolare segnato dalla guerra fredda e dalla conventio ad excludendum ai danni del Pci.

Anche il fattore religioso garantiva ai democristiani non pochi consensi in uno scenario fortemente ideologizzato, segnato dallo scontro tra comunismo e anticomunismo. Non si possono infine dimenticare i grandi leader democristiani come Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Amintore Fanfani, Giulio Andreotti e Francesco Cossiga solo per citarne alcuni.

Come si può facilmente intuire, il centro democristiano è lontano anni luce dall’idea di centro accarezzata negli ultimi anni. Oggi si parla di centro solo per mettere in luce uno spazio politico lontano dalla destra e dalla sinistra che dovrebbe essere competitivo in quanto alternativo e per la sua moderazione rispetto agli estremi. Ma come si è visto dopo i tanti fallimenti di Casini, Fini, Monti, Renzi e Calenda è difficile che, da queste premesse, possa nascere una forza solida e competitiva. Tutt’al più potranno nascere centrini deboli e divisi non in grado di insidiare il bipolarismo.

Al massimo potranno fungere da stampelle. Molto lontane da quella che fu la centralità democristiana. Il vero centro della storia politica italiana.

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