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MONUMENTALE DONIZETTI PER LE VITTIME DEL COVID

8 Luglio 2020

E’ stato un evento carico di emozioni, finemente pensato e molto suggestivo, il concerto tenuto nel piazzale del Cimitero Monumentale di Bergamo lo scorso 28 Giugno, per la commemorazione delle più di seimila vittime del Covid-19. Sul palco l’Orchestra e il Coro della Fondazione Teatro Donizetti, I solisti, Eleonora Buratto (soprano), Annalisa Stroppa (mezzosoprano), Piero Pretti (tenore), Alex Esposito e Federico Benetti (bassi), diretti dal Maestro Riccardo Frizza. In programma, come ulteriore pensiero verso la sorte Bergamasca, la “Messa da Requiem per Vincenzo Bellini”, composta nel 1835 dal compositore originario della città, e a cui è intitolato il Conservatorio di Musica, Gaetano Donizetti.

Inizialmente avrei voluto intitolare questo articolo “Requiem Aeternam”, o qualcosa del genere. Poi però ho cambiato idea, per due motivi principali. Uno: ho già dedicato questo titolo all’omaggio a Ezio Bosso, mentre qui la dedica vuole essere collettiva. Due, la più importante: il Requiem è un atto conclusivo, una pietra tombale in calce al processo vitale. Per quanto arte, bellezza, trascendenza, esso è una cadenza finale. Ma Bergamo non è morta e sepolta. E’ scossa, devastata, ma pronta a rialzarsi.

E lo ha dimostrato perfettamente la forte carica emotiva che ha accompagnato l’intera commemorazione. Alla presenza del Presidente della Repubblica e delle più alte cariche regionali lombarde, la musica di Donizetti, a braccetto con la commozione generale dei più di duecento sindaci della provincia presenti in platea, ha davvero scaldato i cuori, anche di chi seguiva da casa, tipo il sottoscritto. E’ stato un momento di raccoglimento tanto necessario quanto apprezzato, specialmente considerando che persino tra gli esecutori figuravano dei diretti interessati, con perdite gravi, alla furia della pandemia.

Le immagini delle lunghe file di camion dell’esercito a sopperire alla difficoltà delle aziende funebri degli scorsi mesi, rimangono ancora ben impresse nei cuori di tutt’Italia. Proprio in ragione di questo la scelta della location dell’evento è ricaduta sul luogo emblema di questa emergenza. Semplicemente maestosa la struttura architettonica della facciata del Monumentale, ancorchè illuminata e addobbata con I tricolori. Un teatro incredibilmente impattante, curato nei dettagli. Maestoso e fiero. Come Bergamo.

E gli stessi attributi possono essere usati per la musica eseguita. La Messa da Requiem di Donizetti colpisce per la sua capacità di alternare pagine di inquietudine e frenesia, come l’accoppiata “Dies Irae” – “Confutatis”, a connotati più raccolti, intimi. Quasi ad evidenziare un rapporto sensuale con la morte. Si nota anche l’essere incompiuto dell’opera, privo delle proprietà compositive tipiche degli atti finali della Messa da Requiem tradizionale. Una caratteristica, questa, che può essere messa in relazione sia con la fine non ancora sopraggiunta del fenomeno Coronavirus, che con, come si diceva prima, il futuro ancora da scrivere della città di Bergamo.

Le misure di precauzione adottate dall’orchestra poi, non hanno minimamente influito dal punto di vista dell’esecuzione. Lavorando nel settore conosco la difficoltà di fare musica in orchestra separato fisicamente dai colleghi, e di sentire il suono rimbalzare su un qualsiasi elemento sul palcoscenico e sentirselo ritornare indietro.

In un’occupazione come quella dell’orchestrale il poter sentire nel dettaglio e stabilire una connessione fisica coi propri prossimi è fondamentale. Qualunque cambiamento minimo di variabile può influire notevolmente. La ricerca di un suono più omogeneo e uniforme possibile è poi elemento fondamentale di un processo esecutivo. Ciò nonostante, come noi musicisti ci sentiamo ripetere spesso e volentieri, l’importante è il risultato. E almeno per me che seguivo in televisione, la differenza con una “normale” disposizione non si è minimamente avvertita.

Ad aggiungersi all’esecuzione musicale, hanno contribuito all’impatto scenico alcuni contributi poetici e letterari. Su tutti ha spiccato la lettura, sullo sfondo musicale dell’introduzione della Messa, de “L’Addio ai Monti”. Il celebre passo da “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni ha descritto con parole toccanti il contesto pandemico. Carichi di significato quindi sia tale momento, che la precedente entrata in scena dal gigantesco portone della facciata. Quasi a voler spalancare su Bergamo la porta del futuro, lasciando entrare aria fresca e nuova.

Voglio prendermi infine un momento per riflettere sull’immagine pubblica che ha dato questo evento. L’incontro tra la più alta carica dello Stato e tutti I sindaci pervenuti dalla provincia, ha secondo me espresso a dovere la vicinanza e la solidarietà di tutta la Nazione verso le zone più colpite da questa tragedia. Fatto mai scontato e da non sottovalutare. L’ideale forse sarebbe stata la presenza dell’intera compagine di Governo, assieme alle cariche di rappresentanza. Ma sono anche pronto a capire che gli impegni di questi giorni siano stati quantomai pressanti.

Vedere un’opera del genere andare in scena per un pubblico di soli esponenti politici mi ha fatto riflettere. Secondo me ha rappresentato il quadro perfetto dei doveri di competenza di un cittadino politicante.

L’essere in prima linea, sempre, e specialmente nei momenti di crisi, ma lo stesso, nonostante questo, agire costantemente per il benessere generale senza manifestazioni palesi.

Curare sia col duro lavoro, che con la presenza fisica, l’incontro e il dialogo la ricerca del progresso.

Il non mancare mai di sperimentare sulla propria pelle il Patrimonio culturale e la Storia, nei suoi momenti più tetri come in quelli di rinascita. Conoscere e riconoscere il duro lavoro che necessita la loro conservazione e trasmissione.

Il prendere tutte le misure necessarie a premiare adeguatamente la fatica atta a generare qualità, in ogni sua forma. Dall’orchestrale che studia anni per eseguire perfettamente il Requiem di Donizetti, all’infermiera che si forma per anni per poi salvare vite umane.

L’avere cura, materiale e psicologica, della vita.

Forse Bergamo ha ricominciato dalla musica.

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