E’ online il nuovo podcast della Fondazione Antonio Megalizzi prodotto per RAI Radio 1 sulle sfide della Next Generation: il futuro dell’Europa dipende anche da come affronteremo le cinque sfide raccontate nel podcast. Ne parliamo con Caterina Moser, Responsabile delle comunicazioni di Fondazione Megalizzi.
IL FUTURO DELLA NEXT GENERATION
Il programma per la ripresa dell’Unione Europea Next Generation EU, sembrava essere subentrato di gran diritto, almeno per quel breve periodo che è stata la pausa estiva 2021, alle tante e inesauribili discussioni sulla pandemia da Covid-19. Non appena i contagi sono tornati ad aumentare, e le regioni tornavano a colorarsi in vista dell’inverno (nemmeno le foglie degli alberi ai giardinetti sono state così veloci), il discorso pubblico e dei media si è subito reindirizzato sull’emergenza sanitaria. Le sfide per il nostro futuro però sono ancora lì, e ci aspettano al varco. Questo nuovo podcast ci prepara ad affrontarle.

Next Generation, cos’è, un programma europeo o un podcast?
Caterina Moser: Abbiamo iniziato a lavorare su questo podcast già l’anno scorso, quando il Covid era l’unico argomento che teneva occupati i giornalisti e i vari canali d’informazione. Già si iniziava a parlare di recovery plan e la nostra voleva essere un’indicazione che mostrasse al governo le scelte da prendere.
Il vero punto chiave del podcast non è tanto il programma economico di ripresa ma la next generation, cioè quella generazione di giovani che rappresentano il futuro dell’Europa. Il podcast racconta le storie dei protagonisti intervistati e le loro idee. Sono tutte persone giovani e che hanno a che fare con giovani. Ognuno di loro mostra un modo inedito di superare le sfide del nostro tempo.
Quelle dei protagonisti di Next Generation sono storie di persone comuni che hanno offerto le loro soluzioni a problemi comuni già prima che irrompesse la pandemia da Covid. E’ un modo per mettere in luce ostacoli che altrimenti non vengono affrontati e che durante la pandemia sono stati ancor di più taciuti.

(Photo by Markus Spiske on Unsplash)
LE 5 SFIDE DELLA NEXT GENERATION
Il programma NEXT GEN EU, declinato in Italia attraverso il PNRR, definisce tante tematiche da affrontare. Con il podcast scegliete invece di concentrarvi solo su 5 di queste, perché?
C.M.: Il podcast si compone di 5 puntate da circa 20 minuti l’una, una per ogni sfida: Ambiente, Disparità di genere, Disabilità, Digitale, Scuola.
Con Next Generation abbiamo scelto questi ambiti perché sono quelli più vicini alle giovani generazioni.
La decisione di scegliere l’ambiente come tema è molto semplice. Sono infatti le generazioni più giovani ad essersi fatte portavoce della tematica. I giovani attraverso le loro marce e manifestazioni, come ad esempio Fridays 4 Future, o quelli di Extinction Rebellion, sono riusciti a rendere consapevoli anche le generazioni più vecchie. Grazie anche al lavoro della Fondazione Megalizzi, che ci porta nelle scuole a contatto diretto con i più giovani, ci accorgiamo che è il tema ambientale a colpire di più i giovani.
L’altro aspetto che affrontiamo quello dell’inclusione. Pensiamo che in questo periodo si debba ragionare nuovamente su inclusione e disparità. La seconda e terza puntata del podast infatti sono dedicate alla disparità di genere e alla disabilità. Se uno presta attenzione, si accorge che le generazioni più giovani hanno molta meno difficoltà a riconoscere la ricchezza insita nelle diversità. Come dice Marina Cuollo, una delle protagoniste della puntata sulla disabilità, i social media hanno abbassato le barriere mentali in maniera sensibile. L’avvento dei social ha infatti aiutato a rendere più visibile la normalità di molte persone. Vite che vengono marginalizzate e rappresentate come vuoti stereotipi.
Infine, raccontiamo storie legate al mondo del digitale e della scuola. Ci siamo accorti tutti quanto, durante la pandemia, ambito digitale e ambito sociale coincidessero. Un’esempio tra tutti è la Didattica A Distanza (DAD) ma parliamo anche delle tante nuove attività che sono sorte insieme a nuove necessità. Come Fondazione, riteniamo che la scuola sia un punto cardine per formare la Next Generation. è quantomai necessario fornire gli strumenti e le competenze adeguate per incuriosire gli studenti. La scuola deve puntare a crescere cittadini consapevoli, con una coscienza critica e promuoverne la partecipazione attiva.


SOLUZIONI SILENZIOSE
Qual è il valore aggiunto di questo podcast?
C.M.: Con Next Generation entriamo in quelle storie che non hanno la visibilità delle grandi storie, ma che mostrano piccole azioni quotidiano con un grande impatto. Sono interviste a persone che portano avanti iniziative di vario tipo, nelle realtà più disparate, ma che mettono nel proprio lavoro il loro modo di essere. Così facendo, offrono soluzioni quotidiane per costruire un futuro migliore.
Il podcast accompagna l’ascoltatore in storie in cui ci si può riconoscere, riscrivendo spunti per affrontare le sfide del futuro. Si tratta di seminare la speranza di piccole realtà che vanno avanti e funzionano. Sono storie come quelle dei tanti RepairCafè, delle Mamme di Merda, di Numero Zero e del Brescia Calcio Femminile.
L’idea è quella del passo-dopo-passso, è necessario rendersi consapevoli che il futuro si costruisce ogni giorno e non si è soli. Attorno a noi, ci sono mille e altre storie di persone che ci provano. C’è un movimento di persone che provano ad affrontare le sfide che ci propone il futuro.
SIAMO TUTTI IN HYPE PER I PODCAST
Perchè affidare il futuro ad un podcast?
C.M.: Quello del podcasting è la tecnologia più moderna e attualmente più in voga, ma conserva un aspetto antico, legato al ruolo della voce. Personalmente, trovo molto affascinante utilizzare solo le parole e la voce per spiegare le cose. Mi riporta con il pensiero alla passione per la radio, passione che condividevo con Antonio.
Oggi però, la fruizione del podcast si sta allontanando dalle sue origini radiofoniche, andando ad assomigliare invece, sempre di più, a quella delle serie tv. Diversamente dalla radio, con la sua etica fatta di suoni puliti, tempi ristretti e dizione perfetta, nel podcast il suono è volutamente sporco e la dizione non è necessaria, anzi. Ad esempio, i suoni ambientali sono fondamentali per fare framing e aiutare l’ascoltatore a capire la scena, mentre la dizione non è necessaria. Anzi, è usata come elemento caratterizzante per familiarizzare e creare un rapporto con il pubblico.
Un mondo di nuove possibilità?
C.M.: In un mondo fatto di breaking news, flash news, con un sacco di post su cose da fare, da leggere e da commentare, il podcast può aiutarci a rallentare e ad approfondire. Negli ultimi anni, la dieta mediatica è cambiata drasticamente. Una volta ci si informava solo una o due volte al giorno, mentre ora invece si è sommersi dall’urgenza apparente delle notizie.
Il podcast insegna ad ascoltare, non si può ribattere. Si deve aspettare di recepire l’informazione per intero e rielaborarla. Il podcast ci da quel minimo in più di approfondimento rispetto a tanti altri mezzi di comunicazione. L’elemento che lo differenzia è una visione di contesto, più ampia. Spizzicare notizie qua e la crea confusione, un approfondimento delle notizie rilevanti, invece, può aiutare ad orientarsi.
Si crea così un nuovo paradigma comunicativo che porta in sè un paradosso. Il podcast nasce per rallentare il giornalismo e ne garantisce la sopravvivenza, riqualificandolo, regalandogli un nuovo slancio. Festina lente.
È solo un grande hype del momento o sarà destinato a soppiantare la radio?
C.M.: Nel 2015 con Europhonica registravamo puntate di un’ora a settimana. Con Antonio però già nel 2018 pensavamo di trasformare il programma in un formato podcast. Pillole più concentrate da mettere su piattaforme come spotify. Come risposta, ci dissero che su spotify si ascolta solo musica e non podcast. Antonio era già molto avanti coi tempi e la scelta di promuovere oggi un podcast che parla del futuro delle generazioni europee è la continuazione naturale del suo sogno.
IL SOGNO DI ANTONIO
La Fondazione Antonio Megalizzi si occupa di promuovere la formazione e l’informazione attorno ai temi delle istituzioni europee. Grazie a programmi di formazione nelle scuole e l’informazione attraverso moleplici canali la Fondazione punta soprattutto a sviluppare un senso critico negli studenti.


Informazione: I canali con i quali la Fondazione promuove la conoscenza delle istituzioni europee sono quelli dell’informazione tradizionale come articoli e grafiche ma anche attraverso quelle più innovative come il podcasting. Un altro podcast della Fondazione è ad esempio “Europa al microfono“. La sfida è comunicare questioni complesse con linguaggio semplice. Come diceva Antonio: “raccontare l’Europa in modo pop ma senza banalizzarla“. Serve usare i termini tecnici corretti e accattivare al tempo stesso all’ascolto.
Formazione: La principale attività di formazione avviene invece attraverso il Progetto Ambasciatori. La Fondazione seleziona 30 studenti universitari neolaureati e gli offre una formazione specifica su temi relativi all’Unione Europea e al mondo della comunicazione. I partecipanti al progetto, che opera a livello nazionale, vengono poi inviati nelle molte scuole per dare formazione a loro volta agli studenti più giovani.


Non ci resta che lasciarvi all’ascolto del nuovo podcast, lo trovate anche su Rai Play Sound!
Note: Immagini gentilmente concesse dalla Fondazione Megalizzi