"Antonio Megalizzi and Bartosz Orent-Niedzielski" by European Parliament is licensed with CC BY 2.0. To view a copy of this license, visit https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/

NOI, GIOVANI EUROPEI

23 Dicembre 2020

Due anni fa moriva a Strasburgo Antonio Megalizzi, un giovane come noi che credeva nel sogno europeo. Nonostante i passi da gigante che l’UE sta facendo in questo periodo, deve ancora trovare il coraggio di evolversi e reinventarsi, diventando una vera e propria un’Unione federale.

Noi giovani nati dagli anni ’90 in poi siamo cresciuti con il sogno di un’Europa aperta, in cui si è sempre dato per scontato, ad esempio, fare un viaggio in una grande capitale europea, a differenza di tutti quelli nati prima dell’ultimo decennio del novecento, anni in cui finalmente si posero le basi per un mondo interconnesso. L’Unione Europea stava mettendo le basi per diventare più di una semplice unione economica: un vero e proprio raggruppamento di stati in senso federale, riprendendo l’idea di Altiero Spinelli che sull’isola di Ventotene scrisse nel 1941 un manifesto per l’unità europea. 

Tra i giovani cresciuti con l’ideale europeo c’era anche Antonio Megalizzi, un ragazzo che amava l’Europa e che voleva condividere questa sua passione con gli altri: ci riesce, e grazie ad un concorso diventa caporedattore di Europhonica, una radio dedicata interamente all’Unione Europea. Antonio decide poi di investire sulla sua cultura e di iscriversi all’Università di Trento per un corso di laurea magistrale in European and International Studies continuando sempre a credere nel sogno europeo, almeno fino a quel maledetto 11 dicembre di due anni fa a Strasburgo, quando la furia integralista islamica di Chérif Chekatt uccise lui e altre 3 persone, tra cui il suo collega polacco Bartosz Orent-Niedzielski.

A due anni dalla morte di Antonio, l’Europa sta facendo passi da gigante, anche grazie al terribile flagello del virus: dal Green Deal per far sì che l’Europa raggiunga la neutralità climatica, fino al Recovery Fund, ovvero denari di tutti i paesi dell’UE che vengono investiti affinché le economie possano tornare sane e prospere, oppure alle prime sanzioni approvate al parlamento europeo contro i paesi che non rispettano i diritti umani (come ad esempio l’Egitto, dove Giulio Regeni trovò la morte e dove Patrick Zaki è ancora recluso). 
Purtroppo non basta solo questo, e ora più che mai l’Unione deve capire come reinventarsi e far diventare realtà il sogno di tanti ragazzi come Antonio: allargarsi ai paesi confinanti, saper gestire le ribellioni interne e diventare un vero e proprio stato federale, che protegge chi è all’estero impedendo di essere scambiato per una spia e che non si intimorisce di fronte a minacce integraliste; uno stato accomunato da storia, economie e valori ma soprattutto da un sogno comune, quello di Antonio Megalizzi e di tanti altri giovani come noi che hanno lottato e lottano per un’Europa unita.

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